SR-71 Blackbird, lo spione dei record

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UNA MACCHINA ESTREMA – Prestazioni ottenute grazie all’impiego da parte di Lockheed delle tecnologie e dei materiali più avanzati per l’epoca. L’85% della struttura dell’aereo era costruita in titanio e molte parti erano realizzate in materiali compositi per far fronte alle forze e alle temperature alle quali avrebbe dovuto resistere in volo, quando la superficie esterna superava spesso i 260. La superficie delle ali era corrugata, un espediente che serviva a fornire una maggiore resistenza meccanica, ma anche alle deformazioni provocate dall’aumento delle temperature. Deformazioni tali che al decollo le parti del telaio dell’aereo combaciavano a malapena e che persino il sistema di alimentazione perdeva carburante sulla pista, per l’impossibilità di costruire un sistema di tenuta efficace a tutte le temperature. Per questo gli SR-71 decollavano, si lanciavano ad alta velocità per scaldarsi ed erano riforniti in volo prima di partire per le loro missioni.

UNA PALLA DI FUOCO – I piloti erano dotati di tute pressurizzate speciali che permettevano loro di respirare e che permettevano di sopravvivere allo shock termico di un’eventuale espulsione d’emergenza a velocità superiore a Mach 3, ma questo non bastava e allora la cabina era dotata di un sistema di raffreddamento di grande capacità è potenza che proteggeva piloti e strumenti da un calore che sul lato interno dell’abitacolo raggiungeva i 120° sui vetri scaldati dall’attrito dell’aria. Problemi ancora maggiori dovettero essere risolti per i motori e la scelta del carburante perché a quelle velocità la meccanica e la dinamica dei fluidi e il comportamento dei gas cambiano notevolmente, così come cambiano il comportamento dei metalli e della struttura stessa dei mezzi, comunque sottoposti a sollecitazioni meccaniche fortissime.

I LIMITI – I Blackbird tramontarono come strumento strategico molto prima di essere pensionati per anzianità, la logica del loro accantonamento è stata quella di preferirgli i satelliti, anche se poi il loro richiamo in azione fu dovuto proprio al riconoscimento del fatto che si trattasse di una conclusione errata. I satelliti hanno infatti il difetto di passare sulla zona interessante a periodi fissi, spesso conosciuti da chi a terra ha qualcosa da nascondere, senza considerare che certe ricognizioni potrebbero essere necessarie prima del relativo passaggio del satellite. Gli SR-71 sono stati usati principalmente per missioni sul Vietnam e poi sull’URSS, ma la speranza che potessero risultare invisibili ai radar si rivelò vana, tanto che si sa che i piloti svedesi furono in grado d’individuarli quando passavano sul Baltico nonostante sfoggiassero anche pesanti contromisure elettroniche. Dalla fine dell’Unione Sovietica sono stati usati solo sulla Serbia e la loro utilità è evaporata.

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