Lo stalking giudiziario, un “fenomeno dalle dimensioni inquietanti”
04/12/2014 di Redazione
“Il ricorso ripetuto, inutile e nocivo agli strumenti legali”, così diversi giudici penali hanno definito lo stalking giudiziario, che appesantisce i tribunali ingolfando la macchina della giustizia.
“CAUSE INUTILI E NOCIVE” – Tra le conseguenze delle azioni legali inutili, va sottolineato il debito record dello Stato nei confronti dei cittadini che ricevono giustizia in ritardo, che attualmente ammonta a 387 milioni di euro. «All’amministrazione della giustizia, il proliferare di cause inutili e nocive costa milioni di euro l’anno – dice a Repubblica Giuseppe Buffone, giudice della nona sezione civile del Tribunale di Milano, che a Varese firmò la prima sentenza per “comportamento giudiziario stalkizzante” – le azioni legali promosse senza ragioni sono circa il 20 per cento del totale e rallentano tutte le altre».
Per fare un paragone «Lo stalker giudiziario è come un uomo sano che ogni mattina si presenta al pronto soccorso, rubando il posto in fila a chi sta davvero male».
UN FENOMENO DALLE DIMENSIONI INQUIETANTI – Il primo caso di stalking giudiziario venne riconosciuto a Varese nel 2009. L’imputato sarà accusato nel processo del 2015 di aver “alterato le abitudini di vita” dell’ex moglie con “continue convocazioni alle autorità di polizia per denunce infondate. Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione nazionale degli avvocati matrimonialisti ha spiegato a Repubblica: «Sempre più spesso dobbiamo contenere le richieste di clienti che vogliono attivare azioni legali inutili, per indebolire o danneggiare la controparte da un punto di vista economico ed emotivo. Il fenomeno sta assumendo dimensioni inquietanti». I rimborsi dello stato alle “vittime” di processi troppo lunghi nel 2006 ammontava a 4 milioni di euro, cifra che nel 2013 è lievitata a 387 milioni. «I numeri parlano chiaro – afferma Buffoni – basterebbe limitare o scoraggiare le cause “senza diritti da tutelare”, ad esempio quelle promosse in malafede, e i processi di durata irragionevole si avvierebbero praticamente sulla via dell’estinzione»