Stefano Borgonovo e lo strano legame tra calcio e Sla

28/06/2013 di Maghdi Abo Abia

IL CASO DEL SINIGAGLIA – E questo ci porta a Como, più precisamente sui campi dello stadio “Sinigaglia” e nell’impianto di allenamento di Orsenigo. Il caso venne portato alla luce dal Corriere della Sera e portò ad un’interrogazione al Senato, presentata il 25 marzo 2009 dal Senatore Donatella Poretti. In sostanza venne segnalato che dei casi di Sla registrati, sei riguardano ex giocatori del Como, ovvero, oltre a Borgonovo, Adriano Lombardi, Maurizio Gabbana, Celestino Meroni, Albano Canazza e Piergiorgio Corno. Globalproject aggiunge che negli ultimi 30 anni sono morti altri giocatori del Como a causa di gravi malattie. E’ il caso di Andrea Fortunato, impiegato tra l’89 ed il ’91 e morto di leucemia nel 1995, o di Giuseppe Longoni, biancoazzurro nel ’62-’63 e morto di vascolopatia cardiaca e Guido Quadri in forza al Como nel ’44-’45 e morto di tumore.

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LA TESTIMONIANZA – Unirsi Contro la Sla riporta parte di un articolo del Corriere della Sera dove si parla della bonifica della zona paludosa alla foce del torrente Cosia, quando dalle fonderie di Dongo provenivano barconi carichi di rifiuti tossici che venivano sistemati nel sottosuolo di quello che sarebbe diventato lo Stadio di Como. A quanto pare lì sono stati interrati cadmio, cromo, piombo, manganese e nichel. La Provincia di Como, su questo tema, ha raccolto la testimonianza di un novantenne che, nel dicembre 2008, confermò la storia delle scorie radioattive. L’anziano, Angelo Veronelli, classe 1915, ha spiegato che le scorie della fonderia sono sia sotto il Sinigaglia sia sotto il campo Meroni di Albate.

“QUI CI SONO SCORIE” – “Mio padre -questa la sua testimonianza- faceva il badilante ed a quel tempo era stato assunto per fare il campo di calcio. Io ero un ragazzino e stavo con lui. Arrivavano i barconi da Dongo con le scorie della fonderia. I comballi erano più in basso della riva dove bisognava scaricare, così gli uomini per non fare fatica avevano creato un piano intermedio, un tavolato dove appoggiavano il materiale che veniva poi sollevato al livello del terreno. Allora non si buttava niente e le scorie andavano benissimo, perché il terreno era acquitrinoso e bisognava creare uno strato di materiale che assorbisse l’acqua prima di buttarci sopra la terra”. La stessa cosa venne fatta ad Albate: “Scorie di fonderia vennero prese dalla fabbrica della Omita che a quei tempi non faceva solo telai ma anche materiale bellico”.

Brescia - Milan

C’E’ CHI DICE NO – L’ex sindaco di Como Stefano Bruni, così come l’ex Assessore Massimo Caradonna, hanno sempre respinto quest’ipotesi definendo improbabile, se non “impossibile”, la presenza di scorie sotto il terreno di gioco. Perplessità poi da un’ex portiere del Como ed oggi politico locale, Enrico Braglia, ripreso da Sky: “Si da’ la colpa ai fertilizzanti dei campi di calcio, però il fatto che il portiere, che è il ruolo che è più a contatto con l’erba, non abbia ancora contratto la SLA, mi lascia alquanto perplesso”. Eppure il 30 dicembre 2008 Guariniello, in un’intervista ripresa dalla Provincia di Como, parlò di “reperti radioattivi” nel sottosuolo del Sinigaglia, anche se di fatto il pm se la prese con i fertilizzanti: “La malattia è molto diffusa tra le persone che lavoravano nell’agricoltura”.

SCARTI INDUSTRIALI – Il Mattino aggiunge che i materiali nel sottosuolo del Sinigaglia potrebbero essere: “residui della combustione di carbone, sabbia, argilla ma anche materiale di scarto proveniente dalle fonderie di Dongo, ricco di metalli e e minerali tossici”. Inoltre il campo non è mai stato modificato da allora ed è comunque uno dei migliori d’Italia per quanto riguarda la capacità drenante del terreno. Per quanto ad una lettura poco attenta si pensi di aver trovato la “pistola fumante”, sappiate che non è affatto così. Abbiamo raccontato quella che sembra la realtà. Ma ripetiamo, sembra, anche perché al momento non esistono prove certe di un coinvolgimento di sostanze tossiche nello sviluppo della Sla, ma solo supposizione.

Juventus v AC Milan - Campionato TIM Serie A 2008 2009 - Stadio Olimpico Torino

DOMANDE SENZA RISPOSTA – Mario Melazzini, già assessore alla Sanità di Regione Lombardia, presidente dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica e malato a sua volta ha confermato che “Per ammalarsi di Sla ci vuole una predisposizione genetica”. Eppure sono tante le domande a cui bisogna rispondere. Perché è accaduto solo a giocatori di movimento? Perché il primo caso registrato è di un allenatore, Armando Segato, tecnico della Reggina nel 1968-69, come ricordato da Tuttoreggina.com, perché tra le vittime c’è anche un arbitro di serie minori come Giovanni Nuvoli, morto nel 2007 perché scelse di non nutrirsi più dopo che gli venne vietato di far staccare la spina del respiratore che lo teneva in vita, ed il numero massimo d’incidenza si è avuto a Como, seguita da Fiorentina, Torino, Genoa, Sampdoria e Pisa?? Domande al momento senza risposta ma che hanno allarmato e non poco i calciatori.

LE PAURE DEI CALCIATORI – Neapolisroma ha raccolto le voci registrate nel corso degli ultimi anni di alcuni calciatori a dir poco preoccupati come ad esempio Riccardo Montolivo: “Tra noi c’è malessere: non possiamo più far finta di niente”, Andrea Pirlo: “Tassiamo i nostri stipendi per la ricerca”, Sebastian Giovinco: “Coinvolgiamo anche la Liga spagnola e la Premer League inglese”, Massimo Orlando, già compagno di squadra di Borgonovo: “Io in carriera ho avuto tanti infortuni e ho preso tante medicine. Molti miei colleghi hanno paura e non parlano. Io sì: vorrei chiedere a chi ci ha curati se ci ha veramente dato qualcosa di strano…”. Per questo motivo la Federazione Italiana Giuoco Calcio già da anni finanzia studio e ricerca contro la Sla con uno stanziamento nel 2012 di 450 mila euro. “Un po’ pochi”, questa l’ammissione del professor Paolo Zeppilli, presidente della commissione scientifica della Figc sulla Sla.

UNA RISPOSTA A CINQUEMILA MALATI – Stefano Borgonovo attraverso la sua Fondazione è riuscito a sensibilizzare il grande pubblico sulla malattia più di quanto non fece il Capitano del Genoa, Gianluca Signorini, deceduto nel 2002. Dopo di lui resterà la fondazione Borgonovo, gestita dalla moglie Chantal, che continuerà ad impegnarsi per trovare una cura per questa malattia che in Italia affligge circa 5000 persone. Le cause come abbiamo visto possono essere troppe o nessuna. Non si sa ancora nulla. Si puo’ indagare per capire se qualcosa favorisce o meno l’insurgenza della malattia per proteggere non solo i calciatori ma tutti coloro che sono confinati in un letto con la coscienza di non essere in grado di gestire il proprio domani. (Photocredit Rai.it / Lapresse / Stadiumattendaces.com)

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