La storia dei 10 milioni in banconote spariti dopo l’arrivo a Linate

È una particolare storia di riciclaggio internazionale quella su cui indaga la Procura di Milano, raccontata oggi dal Corriere della Sera in un articolo di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella. La vicenda vede come protagonisti un cittadino ungherese, un italiano e un vietnamita e una valigia con 10 milioni di euro in contanti sparita nel nulla dopo l’atterraggio all’aeroporto di Linate. Le 20mila banconote da 500 euro arrivano allo scalo milanese il 18 dicembre del 2013 a bordo di un aereo privato insieme ad un ungherese di nome Tibor Orosz (accompagnato da un russo Oleg Popov), poi scortato da alcune auto blindate.

 

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Giunto a Linate, Orosz provvede a dichiarare la somma alla Dogana. Spiega che i soldi sono stati prelevati da una piccola banca ungherese e che gli servono per concludere un affare immobiliare in Italia. Compila i moduli e viene fatto passare. Ma il denaro sparisce nel nulla dopo l’ultimo scambio di valigette avvenuto in un autogrill di Ivrea. A versare i 10 milioni sul conto ungherese era stato un correntista vietnamita, nello stesso periodo in cui effettuava una miriade di bonifici ad altri conti di cinesi in Cina. Il Corriere racconta così il giallo sul quale indaga il pm Stefano Civardi, nel pool reati economici del procuratore aggiunto Francesco Greco:

Piano piano si risale all’indietro nella storia della somma. Orosz e Popov l’hanno davvero prelevata in Ungheria in contanti, ma nella piccola banca «Szentgal es Videke» di Budapest, dove si verifica che il vietnamita Nguyen Xuan Hai aveva riversato sul conto caterve di euro di piccolo taglio, a botte anche di 44.000 banconote al giorno da 50 o 20 o persino 10 euro. Mentre in precedenza il conto del vietnamita aveva bonificato altri conti di apparenti cinesi in Cina, nel dicembre 2013 questi bonifici si fermano e il 18 i due corrieri dell’Est prelevano in contanti i 10 milioni di euro che volano in Italia sino a Linate. All’uscita dall’aeroporto l’ungherese sale su una staffetta di auto, che le successive indagini riescono (in via postuma) a «seguire» sino a un autogrill nei pressi di Ivrea, dove avviene uno scambio di valigette con un italiano. Si chiama Pietro Mauro, ha 60 anni, già alcuni guai con la giustizia, un passato da sorvegliato speciale, e ieri è stato indagato per riciclaggio e perquisito nelle sue varie pertinenze dalla polizia giudiziaria di Milano con il supporto della Squadra mobile di Alessandria e di quella di Ivrea. «Posso solo dire che spiegherà tutto e darà la sua versione, diversa e meno grave di quella ipotizzata dall’accusa», anticipa l’avvocato torinese Pierfranco Bertolino. Magari cominciando da un particolare trovato nelle perquisizioni: un apparente dipinto di Guido Reni tagliato in pezzi, che sono stati subito affidati ai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico perché valutino se si tratta di un falso o di un originale rubato.

(Foto di copertina: ANSA / TELENEWS)

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