Strage dell’A16: indagati i vertici di Autostrade

La procura di Avellino ha chiuso le indagini sulla strage dell’A16, l’incidente stradale del 28 luglio 2013 avvenuto sulla Napoli-Canosa tra le uscite di Monteforte e Baiano. Un autobus, a causa di un’avaria che portò ad una rottura dei freni, cadde da un viadotto uccidendo 40 persone, turisti di Pozzuoli. Secondo quanto riportato da Il Mattino, tra i 15 indagati per l’incidente, avvenuto sul viadotto Acqualonga, ci sono Giovanni Castellucci, amministratore delegato della società Autostrade per l’Italia S.p.A., e di Riccardo Mollo, direttore generale di Autostrade. Gli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive e chiedere di essere interrogati. Alla scadenza di questi termini la Procura chiederà il loro rinvio a giudizio.

Strage dell'A16: indagati i vertici di Autostrade
(Lapresse)

GLI ALTRI INDAGATI – Oltre ai manager, sono indagati per disastro colposo e omicidio colposo plurimo anche vari dirigenti e funzionari della società. In totale i dipendenti inquisiti sono 10: Giulio Massimo Fornaci, responsabile dell’articolazione «Pavimentazioni e Barriere di Sicurezza», Marco Perna, responsabile del procedimento relativo al progetto di «sostituzione e potenziamento delle barriere di sicurezza e bordo laterale» dell’Autostrada A16, Antonio Sorrentino, Michele Renzi, Paolo Berti, Nicola Spadavecchia, Bruno Gerardi, Michele Maietta, Gianluca De Franceschi e Gianni Marrone.

 

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COINVOLTI ANCHE IL PROPRIETARIO E DUE TECNICI – A questi si aggiungono altri tre indagati: Gennaro Lametta, proprietario del pullman precipitato del viadotto e titolare dell’agenzia «Mondo Travel», Vincenzo Saulino, funzionario della Motorizzazione, incaricato alle operazioni di revisione, e Antonietta Ceriola, assistente amministrativo del predetto ufficio. I tre, continua Il Mattino, vennero arrestati nel luglio 2014 ed accusati di omicidio plurimo colposo, disastro colposo e falso in atto pubblico per aver falsificato il documento della revisione del bus che provocò la strage. Le indagini accertarono che il mezzo coinvolto nell’incidente «non aveva mai varcato i cancelli della Motorizzazione civile di Napoli nonostante avesse percorso circa ottocentomila chilometri».

NESSUNA REVISIONE – Dalle indagini emerse poi che il proprietario non fece mai una «corretta e regolare manutenzione del mezzo», così come la revisione annuale. I due dipendenti della motorizzazione, nel frattempo licenziati, «non impedivano la circolazione del bus, che non avrebbe mai potuto superare con esito regolare la prescritta revisione sia per l’elevato grado di corrosione della struttura portante, sia per lo stato e la tipologia dei pneumatici sia per il malfunzionamento della valvola di protezione 4 circuiti, indispensabile per attivare uno dei dispositivi di sicurezza del sistema frenante».

LE IPOTESI DEL PROCURATORE CANTELMO – Rosario Cantelmo, procuratore di Avellino, ha poi sottolineato come i dipendenti della Società Autostrade coinvolti avessero «l’obbligo giuridico di impedire il gravissimo incidente stradale». Il coinvolgimento di Castellucci e dei dirigenti, continua il Procuratore, è dovuto «per colpa consistita in negligenza, imperizie e imprudenza, nonché nella violazione delle norme che garantiscono la circolazione autostradale in condizioni di sicurezza, per aver omesso di provvedere, in occasione dell’adeguamento di tratti significativi di tronchi stradali, alla riqualificazione dell’intero viadotto Acqualonga, con la necessaria sostituzione delle barriere di sicurezza con quelle marcate CE, trattandosi peraltro di viadotto autostradale connotato da particolare pericolosità essendo stato progettato e realizzato con geometrie non adeguate ad una infrastruttura autostradale». (Photocredit copertina Lapresse)

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