Strategia della tensione: cos’è e come funziona

“Si è parlato a riguardo di una struttura parallela deviata, da intendersi come uno spezzone dell’organismo di sicurezza che si muoveva degradandolo e alterandone la funzione. Intorno al Sismi si rea formato un centro di potere arbitrario e occulto, che comprende più persone, alcune organicamente inserite nel Servizio ed altre esterne ad esso, ma tra loro unite per abusare del servizio allo scopo di conseguire finalità proprie ed incompatibili con quelle istituzionali” (Cipriani, De Lutiis, Giannuli, “L’Italia delle stragi e dei segreti”).

Ad esempio, si ricorda nel libro citato, era stato permesso al pregiudicato Domenico Balducci di usare aerei del servizio: Balducci fu anche assistito da agenti del Sismi in occasione del transito attraverso gli uffici di frontiera degli Aeroporti di Roma. Ma la sentenza venne profondamente riformata in appello.

FEDERICO UMBERTO D’AMATO – Un’altra mitica figura chiamata in causa dalla pubblicistica è quella di Federico Umberto D’Amato, capo dell’Ufficio Affari Riservati, un distaccamento del ministero dell’Interno che si occupava di indagini e dossieraggio. Ricorda di lui Wikipedia:

E’ stato anche un agente angloamericano, durante la guerra ha lavorato alle dipendenze di James Angleton, capo del Servizio Segreto USA, l’OSS (Office of Strategic Services). Nel biennio 1943-1945 si mette in luce con operazioni di controspionaggio. In seguito diventa il sovrintendente alla Segreteria Speciale Patto Atlantico che rappresenta l’anello di congiunzione dell’Italia con la NATO e gli Stati Uniti. Nel 1957 entra all’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno: qui, compie tutta la carriera fino a diventarne il capo; viene rimosso nel 1974, due giorni dopo la Strage di Piazza della Loggia e inviato alla Polizia di confine, ma fino alla metà degli anni ’80 continuerà ad avere grande influenza sull’ufficio. Come capo dell’Ufficio Affari Riservati, tra il 1969 e il 1974 è stato accusato di aver svolto un’intensa attività di depistaggio delle indagini e per la copertura dei responsabili delle stragi. Nato a Marsiglia da padre piemontese e madre napoletana, viveva tra Parigi e Roma. Fu insignito di una medaglia della Cia (la Bronze Star) e una della Legion d’Onore francese. Fu iscritto alla P2 di Licio Gelli del quale disse «politicamente, un cretino. Ma come si fa a dire che uno così doveva fare un golpe?». Andò in pensione nel 1984. Gastronomo, diresse una rubrica di cucina per L’Espresso, sotto lo pseudonimo Federico Godio.

Di lui si è parlato anche di recente nella circostanza di una testimonianza di Adriano Sofri pubblicata sul Foglio, nella quale l’ex leader di Lotta Continua dice di aver ricevuto nella sua casa un alto ufficiale di Stato (identificabile, forse, in D’Amato) che gli avrebbe proposto di commettere omicidi di “nemici comuni”, offrendosi per la copertura. Una storia che non ha trovato conferme.

STRAGI DI STATO – Il punto di nascita delle ipotesi sulla strategia della tensione si può considerare il libro La strage di Stato, pubblicato nel giugno del 1970 (se ne parla in Aldo Giannuli, Bombe a inchiostro, Bur). Il titolo richiamava un articolo pubblicato dal Guardian nel 1969, poco prima del botto di Piazza Fontana, in cui si ipotizzava un colpo di stato in Italia fomentato dai colonnelli greci. La strage faceva quindi parte di un piano che prevedeva l’espulsione dei socialisti dal governo e l’entrata del Movimento Sociale Italiano. Sempre secondo il libro, dietro il complotto c’erano gli “americani” (ovvero gli esponenti di partiti italiani più vicini agli Usa), e per questo la strage non veniva chiamata “fascista” ma “di Stato”. Secondo il libro Piazza Fontana era opera di Avanguardia Nazionale e la pista anarchica, che portò all’accusa di Pinelli e Valpreda, era già preparata come depistaggio. Nomi e cognomi di personaggi in odor di doppio gioco tra destra eversiva e legalità, e dati sulla presenza di agenti greci in Italia. Il libro indicava come colpevoli della strage Delle Chiaie e Borghese: una pista che portò a un processo e all’assoluzione con formula piena per i due, sia in primo grado che in appello.

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