Volevo fare la maestra. Storia di una suora.
26/09/2008 di talentosprecato
“MA È VERO CHE ALCUNE RAGAZZE STRANIERE VENGONO QUI PER DIVENTARE SUORE?” – “Sì, capita“. “È vero anche che molte non hanno una vera vocazione ma vengono qui in Italia perché non hanno un lavoro e pensano di impiegarsi nelle sacre vesti?” “Capita ma, spesso poi non resistono, e vanno via. O prima ancora se ne accorge la madre superiore”. “Come è capitato qui a Parma… ricorda l’allontanamento di padre Carini dalla città?” “Si disse perché aveva preso le difese di due suore indiane accogliendole nella sua abbazia poiché fuggite o allontanate dal proprio convento dalla madre superiore, non si sa bene perché. Ricorda tutta la polemica?” “Sì, forse appunto le due suore non avevano una vera vocazione e la madre superiore se ne sarà accorta. Padre Carini avrà invece creduto alle due ragazze… Chissà, forse è stata una montatura dei giornali anche quella, forse no“. Lasciando sorvolare questo discorso mi tolgo qualche curiosità tipicamente femminile.
“MA L’ABITO?“ – “Siete obbligate a vestirvi così?“, le chiedo. “Eh… io e le mie sorelle oramai siamo anziane ma ci sono molte suore in borghese in giro“. Sorride. “Ci siamo adeguate ai tempi. Un tempo peraltro erano più pesanti e difficili da portare. Un giorno, tanti anni fa, abbiamo fatto una riunione ed abbiamo deciso di cambiarli“. “E la dieta? Seguite una dieta particolare?” “Cerchiamo di mangiar bene, eh, non ci facciamo mancar nulla, né tortelli né prosciutto. Dobbiamo essere in forza per vivere“. Suor Anna continua a sorridere, sempre… “E in clausura?” “Non so, provi a chiedere“. “Non sono riuscita a parlare ancora con nessuno lì“. “Provi ancora, vada in via…” “Stamattina invece in centro mi dicevano che erano partite“. “Forse sono in vacanza o in pellegrinaggio. Ne abbiamo bisogno anche noi. Noi partiamo lunedì“. Qualche chiacchiera ancora e poi, portandomi addosso quel sorriso, son andata via.
Grazie Suor Rosa Anna.