Teatro Eliseo: tensione alle stelle fra Barbareschi e la gestione Monaci
30/10/2014 di Stefania Carboni
«A Luca Barbareschi non rispondo io, lo faranno i miei avvocati con una denuncia penale per diffamazione, per quanto dichiarato da sabato in poi, per i suoi tweet, per i suoi post su Facebook e per tutto questo suo girotondo di parole, di invenzioni, di bugie e di calunnie che si qualifica da solo». Massimo Monaci, direttore artistico del Teatro Eliseo di Roma, non usa mezzi termini e replica così ad uno dei pretendenti del Teatro Eliseo. Barbareschi nei giorni scorsi ha affermato l’intenzione di assumere sia la direzione artistica che le quote societarie legate al palco di Via Nazionale. Stamane, però, nonostante le richieste di abbandono dei locali, l’esecuzione dello sfratto è stata rinviata al 20 novembre, anche stavolta con l’ufficiale giudiziario presente sul posto senza forza pubblica. Continua il braccio di ferro tra la società Immobiliare e l’attuale gestione Eliseo, con ora tre cordate in sfida, tra cui la Casanova (legata all’ex parlamentare Barbereschi) in pole per rimediare allo stallo di Via Nazionale.
ACCUSE E MINACCE DI QUERELA – Ieri Barbareschi ha alzato il tiro. «La famiglia Monaci ha superato ogni limite – ha spiegato su Facebook – domani ci sarà lo sfratto irrevocabile». «Ho firmato un contratto con 2/3 della proprietà dell’Eliseo per l’acquisto e la direzione per i prossimi 10 anni del teatro. L’assessore alla Cultura di Roma ne è a conoscenza documentale e anche il prefetto di Roma». «Il prefetto lo ha reso esecutivo ed irrevocabile», ha sottolineato, aggiungendo una osservazione in più. Secondo Barbareschi la gestione Monaci ha lasciato «voragini finanziarie stornando risorse pubbliche a beneficio di attività diverse come una cantina di vini in Toscana. Ha debiti con attori registi, produttori, Siae, etc».
I lavoratori del #TeatroEliseo dovrebbero occupare la azienda vinicola Toscana di Monaci in cui è’ finito il Fus degli ultimi 10 anni
— Luca Barbareschi (@BarbareschiLuca) 29 Ottobre 2014
Chiunque infanghi sulla destinazione dei fondi Fus del teatro Eliseo, è stato precisato in sala, dovrà vedersela con le dovute tutele legali. «Perché il signor Barbabreschi dice che sta portando avanti un progetto al ministero? Perché non parla con noi?», ha chiesto davanti ai giornalisti Giancarlo Sepe, neoconsulente artistico del teatro di via Nazionale. In sala volano parole pesanti su minacce telefoniche in merito al proseguimento dell’attività teatrale ora impegnata nello spettacolo “Professione della Signora Warren”. «Siamo scandalizzati perché non si può fermare il teatro, qualsiasi siano gli interessi da risolvere questo spettacolo sta andando benissimo e va lasciato replicare, noi abbiamo dato l’anima», dichiara Pino Tufiro, attore della compagnia interessata.
ROMAEUROPA FESTIVAL RIMANE – Intanto l’instabilità si percepisce, pesantemente. Ieri sera Romaeuropa Festival aveva annunciato il trasferimento degli spettacoli in altri luoghi. Motivo? Il «perdurare della situazione di incertezza che riguarda il teatro Eliseo». Oggi, davanti al rinvio di sfratto il passo indietro: Ref rimane, proseguendo le attività sul palco di Via Nazionale.
«Accogliamo positivamente il rinvio dello sfratto – ha precisato Massimo Monaci – perché ci consente di andare avanti con le attività, ma vogliamo fortemente trovare una soluzione radicale al problema. Ci auguriamo che questi venti giorni siano definitivi per una soluzione e che oggi sia stato l’ultimo rinvio». «Le soluzioni ci sono- ha aggiunto- e noi abbiamo acconsentito a favorirle, anche le più difficili, chiedendo soltanto quattro condizioni di buonsenso. Alle istituzioni, Comune di Roma, Regione Lazio e ministero dei Beni culturali, chiediamo attenzione innanzitutto perché siamo privato ma pubblico: quando il pubblico entra dentro il teatro, diventiamo pubblici anche noi. Chiederò anche di costringerci a prendere una decisione che risolva il problema del teatro definitivamente». Barbareschi però, nonostante le garanzie date in conferenza stampa sabato, non piace: «Nel momento stesso in cui al Teatro Eliseo entra Barbareschi, io me ne vado», ha ribadito Monaci.
«Se non esiste un’altra strada, se l’unica strada possibile e praticabile è quella di Barbareschi- ha aggiunto – io sono anche disponibile a perseguire quella per il teatro, affinché non si chiuda. Ma non c’e’ dubbio che io me ne vada, prima che arrivi».
+++ Il #REF14 prosegue al #TeatroEliseo +++ Qui di seguito il comunicato stampa @teatroeliseo pic.twitter.com/mHH1PzVME6
— Romaeuropa (@romaeuropa) 30 Ottobre 2014
IPOTESI PRIMO GENNAIO – Dietro le quinte, e dopo il blitz degli ufficiali Antonella Mazzacuva e Vincenzo Palmulli, anche Vincenzo Monaci, uno dei tre soci della Eliseo immobiliare e “patron” della realtà capitolina ha detto la sua. Avrebbe preferito lo sfratto il 31 dicembre. «Nel frattempo – ha spiegato ancora Monaci – andremo avanti con gli spettacoli, rassicureremo lavoratori e spettatori, ma soprattutto vogliamo trovare un sostituto a noi che gestisca questo teatro, perché dal primo gennaio vogliamo poter riconsegnare le chiavi al nuovo affittuario e andare via. E siccome questo processo va definito con la società immobiliare, quindi anche con me, si dovrà riunire l’assemblea e trovare un accordo sui criteri che abbiamo richiesto: mantenimento dei lavoratori, niente strappi, continuità della programmazione e mantenimento del Fus». Sulla visura dell’Immobiliare emergono quelle quote cedute dal patron e in realtà ora – sotto trust – protette. Era il 23 dicembre 2013 quando parte delle quote finiva nella Indag Trust, quale trustee del trust “The Monaci Trust” con stessa sede a Milano. Il braccio di ferro di Via Nazionale continua.
«Sanno benissimo – ha precisato poco dopo Luca Barbareschi – che l’erogazione del Fus è stata sospesa per ordine degli organi preposti fino a sfratto avvenuto. Hanno da un mese la mia proposta sul tavolo e continuano solamente a prendere tempo causando enorme danno al teatro italiano». «Non amando le telenovelas – ha concluso l’ex parlamentare – scritte dalla famiglia Monaci, ma essendo un attore abituato al grande teatro, attendo fiducioso che la giustizia faccia il suo corso per ridare dignità al più grande teatro di Roma e per cautelare il mio investimento immobiliare che è strategico».
(Copertina Foto Daniele Leone / LaPresse)