Tasi: come cambiano le aliquote per la prima casa
09/01/2014 di Stefania Carboni
«Aumento dallo 0,1 allo 0,8 per mille delle aliquote e piena flessibilità ai sindaci su come spalmare la maggiorazione Tasi tra abitazione principale e prelievo su tutti gli altri immobili». È questa in sostanza la ricetta della Tasi, componente della Trise che riguarda i servizi, pagata da proprietari e (in percentuale ridotta) dagli inquilini. Ma non sarà il far west per i sindaci. Perché, come ben spiega una nota di Palazzo Chigi, la maggior parte delle risorse sarà destinata in delibere per i ceti meno abbienti.
(L’infografica presente oggi sul Corriere)
CETI DEBOLI E ZERO PRESSIONE FISCALE – Quali soluzioni potranno adottare i sindaci? Una soluzione è un’aliquota massima del 3,3 (2,5 previsto dalla stabilità piu’ lo 0,8 di maggiorazione) e un tetto del 10,6 per mille di Imu su tutti gli altri immobili. Oppure si potrebbe avere un 2,5 per mille di Tasi per l’abitazione principale e un tetto massimo dell’11,4 per mille da applicare a tutti gli altri immobili (che non toccano la prima casa). Tale cifrà sarà stabilita tra la nuova maggiorazione dello 0,8 e il 10,6 per mille comprensivo di Imu e Tasi. Attenzione però. I sindaci che useranno la maggiorazione Tasi dallo 0,1 allo 0,8 per mille dovranno destinare gran parte delle risorse incassate per “deliberare a favore delle famiglie e dei ceti più deboli ulteriori detrazioni rispetto a quelle già previste dalla legge di stabilità”, spiegherebbe una nota di Palazzo Chigi. «L’obbligo di introdurre ulteriori sconti sulle abitazioni principali – precisa ancora la nota – garantisce che l’incremento eventualmente introdotto dai Comuni ‘non comporterà’ alcun aumento della pressione fiscale». Resta quindi a bocca asciutta l’Anci che chiedeva una maggiore autonomia finanziaria dei sindaci.
guarda le infografiche:
A SCELTA DEL SINDACO – Nonostante il no di Scelta Civica l’accordo raggiunto ieri a Palazzo Chigi sarà presentato oggi ai Comuni. Con i quali, sottolinea il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, il Governo «si impegna comunque a rivedere nel suo complesso la fiscalità locale e soprattutto a definire nuovi margini di allentamento del patto di stabilità interno». Attraverso una maggiorazione dello 0,8 per mille sulla Tasi i Comuni portano a casa circa 1,4 miliardi (l’Anci ne chiedeva 1,5). Un gruzzoletto che sommato ai 500 milioni già previsti dalla legge stabilità ingrassano le risorse complessive per le detrazioni sulle abitazioni principali a 1,9 miliardi di euro. L’aumento della percentuale, sottolinea Baretta, darebbe ai comuni una “service tax” di stampo federalista. Saranno infatti i sindaci, a loro discrezione, come influenzare sulla redistribuzione del prelievo e se dare o meno “sconti”.
E SE SI SBAGLIA? – Altro sulla mini-Imu? Il calcolo, complicato, sarebbe meglio affidarlo a uffici Caf e tributari. La scadenza era fissata per il 16 di questo mese, rinviato poi al 24 secondo la legge di Stabilità. Il pagamento cade sulle prime case (inclusi garage e cantine). Non tutti gli italiani la pagheranno. Come riporta oggi La Stampa la mini-Imu si paga nei 2436 Comuni (sugli 8 mila circa totali) quelli che hanno aumentato l’aliquota nel 2013 rispetto al 2012. Ovvero? Circa il 40 per cento della differenza fra le due aliquote del 2013 e del 2012. Attenzione particolare va data anche a detrazioni e pertinenze di ogni città. E se si sbaglia? La pubblica amministrazione non prevede sanzioni sugli errori. In pratica come fu stabilito già con la Tares. Tanto per “colmare” il non pagato ci saranno conguaglio e altre voci di imposta.
GOVERNO SCHIZOFRENICO – Sulle tasse delle casa Fiaip ha commentato negativamente l’aumento delle aliquote: «La schizzofrenia di questo governo che si è palesata sulle tasse per la casa, sugli stipendi degli insegnanti e sul bollo auto, con annunci uguali e contrari. Rende impossibile per le associazioni di categoria e per i cittadini avere la ben che minima fiducia in questo esecutivo». Secondo l’associazione non c’è nulla di cui giore: «Dopo aver stralciato in Aula l`emendamento Baretta al decreto Imu-Bankitalia, oggi Palazzo Chigi, con una nota stampa incomprensibile non scioglie le riserve sugli aumenti delle aliquote Imu e Tasi. Da un pasticcio Imu sulla casa, passiamo ad uno voltafaccia vero e proprio, che dimostra ancora una volta l`incapacità del governo di concertare provvedimenti sulla casa con le associazioni di categoria del comparto immobiliare su una materia che interessa l`80% degli italiani, proprietari d`immobili. Al di là di ogni annuncio per la stampa attendiamo di vedere il provvedimento al vaglio delle Aule parlamentari».
LA BEFFA SUI POVERI – Facciamo un esempio fornito da Codacons. Chi ha una rendita catastale di 400 euro pagava, di Imu, senza figli, 69 euro. E ora? Ora pagherà 168, ossia 99 euro in più. Una differenza che sale a 168 se i figli sono due. Con rendita da 500 euro l’aggravio col passaggio da Imu a Tasi passa da 74, senza figli, a 174, con due figli. Non solo, l’associazione spiega che questo sono cifre da aliquota al 2,5 per mille. Se salisse al 3,3 per mille ci sarebbero altre bastonate. Il Codacons ha “apprezzato” lo “sforzo intellettuale” del ministro Saccomanni. «Alla domanda se il prossimo anno si sarebbe pagato di più nel passaggio da Imu a Tasi ha risposto ieri un più che significativo ‘credo di no’. Anche perché la matematica non è un’ opinione. Facendo una semplice disequazione, infatti, si scopre che, in assenza di detrazioni, anche senza innalzare ulteriormente l’aliquota della Tasi dal 2,5 al 3,3 per mille, a pagare di più saranno le famiglie meno agiate, quelle che abitano in una casa con minore rendita catastale e quelle numerose, con più figli». Secondo il Codacons il governo in nome di un “presunto federalismo” non è in grado di mantenere la promessa fatta agli italiani. «Rischia di penalizzare le famiglie con case di minor valore e, quindi, si presume, meno ricche. Calcolatrice alla mano – afferma il Codacons – per risparmiare nel passaggio da Imu prima casa a Tasi, in assenza di figli, con aliquota Tasi allo 0,25%, la rendita catastale deve superare 793,65 euro, altrimenti si pagherà di più. In presenza di un figlio la soglia sale a 992 euro. Con due figli si sale a 1190,47 euro».
TASI PIATTA – I comuni, se vorranno, potranno rimettere le detrazioni di 200 euro per l’abitazione principale e di 50 euro a figlio, ma il Codacons precisa che “non è detto che lo facciano”. «Inoltre se lo faranno a prezzo di un innalzamento dell’aliquota, il risultato finale sarà ancora peggiore per chi non usufruirà della detrazione. Il Governo, infatti, ha solo fissato che le detrazioni, che restano però eventuali se non si innalza l’aliquota massima, dovranno andare a favore delle famiglie e dei ceti più deboli, ma è evidente che l’espressione è talmente generica che ci saranno sicuramente delle famiglie ingiustamente penalizzate spiegano. Per Codacons lo sbaglio della squadra di Letta esiste: «L’errore madornale del Governo di varare una Tasi piatta, senza fissare precisi paletti nelle detrazioni, non solo rischia di far pagare la Tasi a parte di quei 5 milioni di famiglie che, grazie alle detrazioni, non pagavano l’Imu, ma penalizzerà sicuramente le famiglie che pagavano poca Imu, favorendo e alleggerendo l’imposta per chi pagava di più, avendo abitazioni che, almeno per il fisco, erano di maggior valore».