Terminator: Genisys, il quinto capitolo è il peggiore – RECENSIONE

TERMINATOR: GENISYS –

Arnold Schwarzenegger (s)vestito da Conan il Barbaro contro Arnold Schwarzenegger Terminator invecchiato. Uno contro l’altro. Tenete bene a mente questa scena, perché è davvero l’unica per cui vale la pena entrare nelle sale che proiettano Terminator: Genisys, quinto capitolo di una saga che con l’originale ha portato la fantascienza negli anni ’80 (e viceversa), con il secondo ha sfornato un capolavoro, con il terzo uno stra(s)cult. E poi negli anni 2000 ecco Christian Bale nel poker, in un oggetto filmico non identificato e ora Alan Taylor che ci offre un sequel-prequel (o viceversa? Maledetti viaggi nel tempo), dopo la sua buona prova di due anni fa alle prese con Thor. Bene, il regista riesce nel miracolo di offrirci il peggiore dei film della saga, una fotografia esemplare di cos’è diventato il cinema in questi anni, un generatore automatico di immagini e copioni che utilizza brand passati per spremerne ancora del denaro. In alcuni caso con profitto, come è successo con Nolan e Batman, un recupero persino migliore dei capitoli passati, così come Iron Man e X-Men sono state intuizioni straordinarie riprendendo eroi di carta apparentemente pensionabili. In altri, come in Terminator, ahinoi, fallimentari e irritanti, e fedifraghi rispetto a un personaggio strutturatissimo e amatissimo, protagonista di un universo complesso che ha coperto grande e piccolo schermo, fumetti e persino il teatro (sì, c’è una piéce-parodia in Giappone a lui dedicata)

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Arnold Schwarzenegger

TERMINATOR: GENISYS, LA RECENSIONE –

Da non crederci. Dopo dieci minuti decenti, Terminator Genisys riesce subito a crollare sotto il peso delle proprie scarse ambizioni – ereditare un franchise leggendario per costruirne un altro, più redditizio che bello – e a mostrarsi per ciò che è: un’opera logorroica e piatta, persino nella sua tridimensionalità usata poco e male, capace di trasformare un immaginario fantascientifico straordinario e variegato, pur tra i suoi granitici paletti narrativi e visivi, in un racconto da fiction televisiva pomeridiana. Non ci era riuscito neanche quel terzo capitolo finora insignito della palma del peggiore, che per lo meno un’idea cinematografica l’aveva, in quel gigantismo trash che si portava appresso. Qui nulla, tutto è noioso e ripetitivo, come l’inespressività di Kyle e Sarah Connor (ma come fai a rovinare un personaggio così perfetto, normale ed eccezionale al tempo stesso? Non ci era riuscita, sette anni fa, neanche la televisione!) e scene in cui dato uno schema, ogni gesto, dialogo e persino effetto speciale è una piccola variazione sul tema principale. Non c’è mai un acuto in questo mormorio di fondo, ci ritroviamo di fronte a un prodotto che non ha nulla di creativo, consegnato alla freddezza della sua mediocrità. E sciatteria, perché ci devono ancora spiegare il buco di sceneggiatura su cui si basa: passi che SkyNet mandi un Terminator per uccidere Sarah e impedirle di concepire il capo della resistenza futura, ma perché dovrebbe farlo anche con Kyle, di cui non può saper nulla, né tanto meno intuire la parentela che ha con i protagonisti?

Terminator Genisys protagonisti

Solo Arnie si diverte. Come ormai gli capita sempre, prende la sua icona e la tratta con ironia e arguzia. Ma Schwarzenegger è solo un comprimario – sacrilegio! – che si muove con leggiadria, ridendo a 32 denti di se stesso, di noi e forse pure del film. Sta lì a tentare di consegnare umanità a quelle macchine rese di nuovo inumane da un’opera e da un cineasta che nulla hanno capito di una saga geniale. Con un cucchiaino prova a svuotare il mare dell’ottusità artistica di Terminator Genisys, ma non ce la fa. Riesce solo a farsi amare, facendoci rimpiangerei Contagious, ancora in sala e in cui mostra di essere un interprete di livello. Quanto sarebbe stato bello che in uno dei suoi film simbolo avesse trovato qualcuno capace di valorizzarlo così?

Terminator Schwarzenegger

TERMINATOR: GENISYS, IL FUTURO –

Se volete sapere accenni di trama, sappiate che per Alan Taylor la fine del mondo arriverà da un’app molto simile ad iCloud, Genisys appunto, con un luddismo così vecchio da far inorridire persino i luddisti originali. E via a viaggi nel tempo per evitare l’apocalisse tecnologica, per spegnere Skynet prima del disastro, per scoprire che John Connor ha qualche segreto di troppo (tranquilli, anche questa bella idea di sceneggiatura è annacquata nella superficialità, non temete). E il problema è enorme, perché la brutta scena dopo l’inizio dei titoli di coda, ci dice che vogliono farne altri. Vogliono maltrattare Terminator ancora a lungo. Peraltro in due secondi ci hanno già raccontato il sesto episodio, tanto per farci arrabbiare un po’ di più.

Hollywood smetta di far pensare i film ai ragionieri del marketing, ai dirigenti broker. Altrimenti uccideranno pure il nostro passato.

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