Terremoto in Irpinia: per la ricostruzione mancano ancora 2 miliardi

Sono passati quasi 34 anni dal terribile sisma che in Irpinia sbriciolò circa 300 comuni e 150mila edifici, e la ricostruzione non è ancora stata conclusa. Molte persone vivono ancora nei prefabbricati mentre si attende l’erogazione di 2 miliardi di euro che il governo ha già assegnato e che consentirebbero di realizzare gli ultimi lavori. A spiegarlo è un’inchiesta realizzata per il quotidiano Libero da Cristiana Lodi nella provincia di Avellino che ci consegna uno spaccato della lentezza della macchina burocratica italiana e della frequente inefficacia della politica ad offrire soluzioni adeguate ai problemi anche nel medio e lungo periodo.

 

Terremoto dell'Irpinia(Foto da archivio LaPresse)

 

29 MILIARDI DI EURO GIÀ SPESI – A parlare chiaro sono i numeri e i diversi dossier che proprio i governi recenti e meno recenti hanno elaborato per fare il punto sugli interventi post-terremoto attuati e sui fondi stanziati.  Libero in particolare racconta di un fiume immenso di denaro, che a valori attualizzati al 2011 sarebbe pari a 29 miliardi di euro, che sarebbe stato utilizzato in maniera non molto limpida. Su quella montagna di soldi spesi cade infatti il sospetto concreto di ruberie e sprechi vari, e si denuncia altresì che gli ultimi 51 milioni di euro, stanziati due anni fa mentre si cercavano anche fondi per il sisma in Emilia, non sono mai arrivati a destinazione (almeno stando a quanto sostengono diversi sindaci).

I dati li spiega un dossier preparato dall’Ufficio studi della Camera dei Deputati e consegnato al Ministero delle Infrastrutture nel 2011. Dai primi interventi di emergenza (decreto 776 del 1980), è un crescendo di risorse che trovano la base nella legge 219 del 18 maggio 1981 con la quale si stanziano 25,8 miliardi di euro suddivisi fra tre Regioni, 6 milioni di abitanti e 689 Comuni (544 in Campania, 131 in Basilicata, 14 in Puglia) e un totale di 362 mila abitazioni. Altri 3,2 miliardi vengono erogati con la legge n. 32 del ’92. Così si arriva ai 29 miliardi, di cui 9,3 per esigenze abitative. Fra mininorme, rifinanziamenti e proroghe saranno 33 gli interventi legislativi previsti per il terremoto.

MANCANO ANCORA 2 MILIARDI – Soldi, dicevamo, che non sono bastati per ricostruire tutte le terre martoriate dal terremoto. Al centro di Avellino, ad esempio, il Duomo è circondato ancora dal cumulo delle macerie di 34 anni fa, per non parlare di diverse distese di prefabbricati nella provincia. C’è bisogno quindi ancora di soldi, insomma, come ha spiegato senza giri di parole la relazione conclusiva del gruppo di lavoro incaricato dal Ministero delle Infrastrutture, dove si legge:

È indispensabile un nuovo provvedimento legislativo, meglio, una legge per il completamento dell’opera di ricostruzione nei Comuni colpiti dagli eventi sismici. Emerge altresì evidente che per sopperire al fabbisogno residuo servono 2.000 milioni di euro.

Ma destano allarma anche i tempi per l’ultimazione dei lavori. La ricostruzione potrebbe durare fino al 2067:

Per completare l’opera di ricostruzione delle abitazioni delle abitazioni distrutte dal terremoto dell’80, servono altri 56 anni.

225 MILIONI ASSEGNATI MA MAI EROGATI – Dunque, la mole di denaro necessario è grande. Ma un altro dei problemi per la ricostruzione post-terremoto consiste nel fatto che i fondi, anche dopo essere stati assegnati, non vengono erogati. Lodi per Libero ricorda che 31 sindaci della provincia di Avellino hanno scritto una lettera al premier Matteo Renzi per chiedere di sbloccare i finanziamenti assegnati nelle leggi finanziarie del 2008 e del 2010 per un totale di 225 milioni di euro in favore di 22 Comuni che non sono mai arrivati a destinazone. Un piccolo giallo. Secondo gli amministratori 55 milioni potrebbero essere subito trasferiti alla Regione Campania e poi ai Comuni. «Sarebbe possibile (se arrivassero i soldi, nda) attivare 938 cantieri con la massima concentrazione nelle province di Avellino e Salerno», dicono gli amministratori. Rosanna Recale, già per dieci anni sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi subito dopo il sisma, oggi tornata a guidare l’amministrazione, a Libero spiega:

Noi abbiamo finito i fondi già nel 2004. Ed è da allora non riceviamo un quattrino. La spiegazione è sempre la stessa: i fondi sono assegnatiperché lo Stato riconosce la necessità, ma Sant’Angelo come tutti gli altri comuni è a secco. E la spiegazione è sempre la stessa: dipende tutto dal Patto di Stabilità. Ma si tratta di una bufala.

(Fonte foto copertina: Libero quotidiano)

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