Tobia Zevi e il suo Think Thank romano pronti a “fare la festa” al vincitore delle primarie
03/03/2016 di Marco Esposito
Quando mancano 48 ore alle Primarie del Partito Democratico a Roma per scegliere il candidato sindaco della Capitale da contrapporre al centrodestra e al M5S alle prossime elezioni amministrative 2016, il rischio flop ai gazebo rischia di essere un qualcosa di concreto. Per evitare una scarsa affluenza alle primarie si era anche prospettata la possibilità di votare anche sabato 5 marzo; ipotesi poi scartata perché non tutti i candidati si sono trovati d’accordo. >Quel che è certo è che la cifra di due anni fa – 100mila elettori ai gazebo – sembra difficilmente ripetibile; in molti sarebbero disposti a firmare per andare oltre il risultato raggiunto a Milano qualche settimana fa. Che questo rischio flop alle primarie del 6 marzo esista non lo nasconde nessuno, anche nel Pd.
Ad iniziare da Tobia Zevi, collaboratore del Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e animatore di Roma Puoi Dirlo Forte, think thank generazionale: «Spesso le primarie ci hanno riservato delle sorprese. Anche nei momenti di crisi, quando nessuno lo avrebbe immaginato, hanno riscosso una partecipazione ampia. È per questo – continua Zevi – che, a dispetto dei problemi organizzativi, continuano a essere uno strumento usato a sinistra, evocato e non praticato a destra, imitato malamente dai Cinque Stelle. Detto ciò, è evidente che in questo caso ci sono tanti fattori che non aiutano: la fine ingloriosa della Giunta Marino, la sfiducia dei cittadini, la stagione invernale. Vale però il motto della democrazia: queste primarie avranno un sacco di limiti, ma se l’alternativa sono il blog o la querelle surreale della destra, meglio delle primarie anche se non scintillanti».
Oggettivamente, oggi, molti romani non si fidano di nessuno: dei politici, dei partiti, delle istituzioni. E’ una tendenza che in qualche modo esiste in tutta Italia ma che a Roma si respira ormai in ogni angolo della città. C’è uno scetticismo ormai piuttosto malcelato, nei confronti di tutti, soprattutto dopo l’inchiesta di Mafia Capitale. L’obiettivo che si pongono i trenta-quarentenni che animano Roma Puoi dirlo Forte, dopo i primi incontri, culminati con la Leopoldina (nome che ha fatto storcere il naso qualche renziano della prima ora, che lo ha visto come una sorta di appropriazione indebita) di gennaio alla Galleria Alberto Sordi, è quello di provare a rafforzare un “civismo politico” per “cambiare la politica“.
Obiettivo ambizioso, che a Roma è andato spesso deluso. A competenza e merito spesso sono stati preferiti fedeltà e appartenenza di corrente. Tanto che oggi il principale problema di Roma sembra essere quello di costruire una classe dirigente. Se una volta con Veltroni e Rutelli in Campidoglio c’erano politici del calibro di Tocci, Gentiloni, o degli stessi Morassut e Giachetti, oggi si fa fatica ad individuare una nuova classe dirigente pronta alla difficile sfida del Campidoglio. Sicuramente, durante l’amministrazione Marino, alcune competenze si sono iniziate a sviluppare e a mettere in mostra, sia nell’aula Giulio Cesare, sia nei Municipi. Ma il problema ancora non è completamente superato.
Tra gli obiettivi del Think Thank di Tobia Zevi c’è anche questo: «Senza essere presuntuosi, è proprio con questa ambizione che siamo nati: siamo un gruppo di persone attive, la maggior parte al di fuori della politica, che hanno scelto di prendersi delle responsabilità. Basta con i complimenti ricevuti (“onesti”, “bravi”, “volenterosi”) per poi essere tenuti fuori dalle stanze che contano. Noi ci mettiamo le nostre idee, le competenze e il coraggio. E offriamo questo patrimonio al candidato del centrosinistra, senza fargli sconti: la nostra generazione – perdonatemi questa formula retorica – non ne può più di essere presa in giro, ma non può neanche lamentarsi senza fare niente! Infine, una notazione generale: a Roma mancano le classi dirigenti, ma non è solo un problema della politica. E’ proprio una questione cittadina: vale per l’impresa, l’accademia, la burocrazia, il tessuto civico».
Anche per questa ragione “Roma! Puoi dirlo forte” organizza una grande festa il 7 marzo alle “Ex-Dogane” di San Lorenzo per il vincitore delle primarie, un’occasione per affermare che Roma ce la può fare. Musica e cocktail bar saranno di sfondo alla presentazione delle idee del gruppo, allo spazio per la ormai consueta raccolta dei contributi dei cittadini, preziosissimi per arricchire il pensiero sulla città (alla festa ci saranno anche un “confessionale” dove lasciare un’idea per la città che verrà proiettata live e diffusa in streaming).
Anche la scelta del luogo non è casuale: le “Dogane”, rappresenta un simbolo della città che l’associazione desidera. Un luogo creato da un gruppo di giovani imprenditori coraggiosi, il recupero di uno stabile abbandonato, la scelta della rigenerazione al posto della speculazione, la dimensione sociale e inter-generazionale al posto dell’utilizzo mono-funzionale.
«L’appoggio al candidato del centro-sinistra, tuttavia, non è scontato – spiega Tobia Zevi – Innanzitutto gli consegneremo le nostre trenta proposte per la città. Si trovano sul nostro sito e sono il frutto del nostro studio, dell’ascolto dei romani che ci hanno dedicato la loro attenzione e del rapporto con alcuni maestri che ci supportano senza chiedere nulla in cambio, con generosità. Le abbiamo stampate e raccolte in un bel quadernetto. In più vorremmo proporgli una sorta di “patto” inter-generazionale: a Roma non bastano le idee per fare la differenza, molte già note e difficili da realizzare. Ci vuole cuore e modalità diverse nel fare politica: il rapporto con i privati, le buone maniere nel rapporto coi cittadini, lo sguardo rivolto ai bambini e alla loro salute, regole definite e trasparenti nell’esercizio dell’attività politica. Ci stiamo lavorando in queste ore e lunedì sera saremo pronti a porre le nostre condizioni “civico-politiche”, sempre con il sorriso sulle labbra»