La Padania: “Travaglio scriveva per noi”, ma lui replica: “questi sono matti!”

“La Padania” chiude e saluta Marco Travaglio. Dal 1 dicembre il giornale del Carroccio non sarà più in edicola, chiudendo i battenti dopo 18 anni.

Così Leo Siegel ricorda in un articolo il primo “numero trionfale” del quotidiano leghista, ripercorrendo le penne celebri che collaborarono al giornale. È proprio qui che fiorì il talento comunicativo di Matteo Salvini, “un ragazzino che si smazzava la pagina delle lettere”, ora numero uno della Lega.

“CALANDRINO” – «Presto – ricorda Siegel – si arruolò anche un certo Calandrino, pseudonimo che nascondeva il nome di Marco Travaglio, successivamente colto da amnesia».

Insomma, il nemico dei governi Berlusconi, ha un passato da collaborazionista con l’alleato storico del CAV? Il giornalista, in realtà, smentisce, almeno in parte. Anzi, prima di tutto dice di ricordare benissimo quel periodo «Si è trattato di due o tre blob», riporta La Stampa, e fu proprio il direttore Gianluca Marchi a chiederglielo. «Era un amico, gli ho fatto un favore, firmando Calandrino. Ma non ho mai messo piede alla Padania, non ho mai ricevuto soldi ed avrò scritto al massimo due-tre volte, su Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Ecco tutto».

L’ARCHIVIO DI TRAVAGLIO – Un favore che all’epoca Travaglio avrebbe fatto non solo al direttore de La Padania, ma anche ad altri di orientamenti politici del tutto diversi «Siamo intorno al 1997-98- ricorda Travaglio – avevo lavorato alla Voce di Indro Montanelli. Avevo una rubrica sulle contraddizioni dei politici e mettevo in evidenza il contrasto tra quello che dichiaravano il giorno prima e quello che dichiaravano il giorno seguente. In molti volevano attingere al mio archivio».

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