Tutti i bimbi schiavi del mondo

LA STORIA DI IQBAL MASIH – Putroppo queste parole, questi pensieri, questi giudizi, non sono miei. Come ci ricorda El Pais sono stati enunciati da un bambino di 12 anni, Iqbal Masih, pakistano, sindacalista, operaio in una fabbrica di tappeti dopo esser stato venduto dal padre per 12 dollari, necessari a pagare le spese di matrimonio di una sorella, il quale venne ucciso il 16 aprile 1995, giorno di Pasqua, mentre andava in bicicletta dalla nonna. Secondo dei testimoni una macchina coi finestrini oscurati si affiancò al ragazzino facendo fuoco. Grazie a lui vennero salvati 3000 bimbi pakistani dopo che il Governo diede ordine di chiudere la fabbrica di tappeti nelle quali erano impiegati.

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TORTURATI CON FERRI ROVENTI – Anti Slavery Society ci racconta della situazione in India. Ci parla di bambini rapiti e poi rivenduti. Di piccoli quasi incatenati al loro posto di lavoro, senza prospettive né pagamento. Molti di loro vengono picchiati con ferri roventi, subiscono bruciature di sigarette, vengono frustati, abusati nelle parti intime e non viene permesso loro di vedere i genitori. Questa è anche la storia di Shankar, che aggiunge un particolare abbastanza grave: se uno dei bambini avesse chiamato la mamma in un momento di sofferenza, questi sarebbe stato chiuso in una stanza buia e priva di aria. Shankar tentò il suicidio nel Gange pur di sfuggire a quella vita. Nageshwar, 14 anni, venne picchiato dai suoi datori di lavoro con dei ferri caldi solo per essersi grattato la schiena, mentre Ashok, 8 anni, impegnato per 21 ore al giorno a partire dalle 3 del mattino in una fabbrica di tappeti non ha visto i genitori per sette anni. Ogni volta che chiedeva il permesso per vedere mamma e papà veniva picchiato.

GLI SCHIAVI DEL CACAO – La CNN ha trasmesso lo scorso 20 gennaio un documentario girato in una piantagione di cacao nell’Africa Occidentale, e più precisamente in Costa d’Avorio, con bambini obbligati a passare tutto il giorno in mezzo alle piante di cacao. Di questi molti sono schiavi ai quali è precluso qualsiasi divertimento. David McKenzie, autore del documentario, ha impresso sulla pellicola immagini scioccanti di piccoli che neanche sanno cosa voglia dire la parola “cioccolato”. Ragazzi costretti a lavorare tutto il giorno con un prodotto naturale che non possono assaggiare. Un futuro, il loro, fatto di pochi soldi e ancora meno promesse.

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