Tutti pazzi per gli integratori alimentari vegetali
14/04/2014 di Maghdi Abo Abia
Gli italiani sono i primi consumatori in Europa d’integratori alimentari vegetali. Nello specifico, vanno per la maggiore gli integratori vegetali ritenuti strumenti ideali per mantenere il corpo in salute, anche se spesso non si conoscono gli effetti delle bevande ingerite con la promessa, o la speranza, di poter migliorare la propria salute, ignorando i rischi.
LA RICERCA – Il Fatto Alimentare ci propone i risultati del progetto Plant Libra, diffuso da Plos One, è emerso che al primo posto nel consumo nazionale ci sono i prodotti a base di aloe vera. A seguire tocca a quelli contenenti finocchio, valeriana, ginseng e mirtillo. L’indagine è da considerarsi importante, anche se ha coinvolto 378 persone provenienti da sei Paesi, Italia, Germania, Finlandia, Romania, Spagna e Regno Unito, in quanto dimostra come nei differenti stati dell’Unione vi sia una diversa percezione dei benefici dati dagli integratori, a causa anche delle diverse legislazioni che portano i paesi a scegliere autonomamente, senza il cappello dell’Unione Europea, quali prodotti sono classificabili come medicinali e quali no.
L’ASSUNZIONE – I partecipanti all’indagine hanno dichiarato di aver assunto almeno una volta, nei 12 mesi precedenti, un preparato realizzato con sostanze vegetali. Nello specifico, l’assunzione riguardava una dose quotidiana per almeno due settimane consecutive o una dose settimanale per tre settimane consecutive o quattro settimane non consecutive. Inoltre il campione ha riguardato persone adulte o anziane, con un buon livello socio-economico, con un grado d’istruzione medio-alto, attive fisicamente e con uno stato di salute buono. E nel confronto tra i consumatori dei sei paesi presi in esame è emerso che la patria degli integratori vegetali è l’Italia.
MEGLIO LE PILLOLE – Gli italiani consumano 289 prodotti contenenti 222 specie botaniche. Gli utilizzatori sono per lo più abituali, visto che il 41,3 per cento di loro ha dichiarato di assumere periodicamente integratori vegetali mentre il 30,7 per cento lo fa solo in caso di eventuale peggioramento della salute. Nel 90 per cento dei casi gli italiani usano un solo prodotto che contiene sia una sostanza vegetale, nel 46,6 per cento dei casi, sia un mix d’ingredienti, per il 43,7 per cento. Relativamente alla forma, gli italiani preferiscono capsule e pillole rispetto ai liquidi (64,7 per cento contro 26,4). Tuttavia è opportuno ricordare, come fatto in precedenza, che il primato italiano va preso con le pinze.
IL PROBLEMA NORMATIVO – In Europa non esiste una regola propria per la commercializzazione, anche se si considera un principio di mutuo riconoscimento secondo cui i prodotti messi sul mercato negli stati membri possono essere venduti in tutti gli altri. Il risultato quindi è viziato dal fatto che seguendo ogni Paese le proprie regole, è possibile riscontrare differenze significative nei livelli massimi di assunzione. Inoltre queste sostanze possono essere presenti anche in prodotti che richiedono una ricetta medica per essere somministrati o che necessitano di particolari avvertenze per i consumatori, con la conseguenza di trovarsi spesso di fronte a percorsi regolatori diversi.
IL CONSUMATORE TIPO – Ed è per questo che la statistica prodotta da Flos One e Plant Libra appare significativa, seppur sia limitata nei numeri. Perché i dati sui consumi europei d’integratori alimentari a base vegetale sono scarsi e viziati da dati contrastanti. Comunque secondo quello che si può evincere dai numeri, l’Italia è al primo posto tra i paesi analizzati nel consumo d’integratori alimentari a base vegetale con una media del 22,7 per cento di affezionati. In coda invece c’è la Finlandia, con il 9,6 per cento di consumatori. Il cliente medio italiano di tali prodotti ha circa 40 anni, ha un buon livello d’istruzione e non ha mai fumato. Il 75,5 per cento degli intervistati dice di avere una salute molto buona mentre il 65,1 per cento si limita agli integratori a base di erbe.
LA POLITICA EUROPEA – Il preferito è l’Aloe Vera perché, come ricorda Greenme, aiuta a regolare le funzioni del sistema immunitario, favorisce la digestione e contribuisce alla depurazione dell’organismo, agendo soprattutto sul fegato. Ed i prodotti in vendita sono privi di aloina, una sostanza che a lungo andare potrebbe essere tossica. E qui entra in gioco un altro fattore spesso sottaciuto ma che potrebbe determinare in futuro l’insuccesso degli integratori alimentari vegetali. E torniamo al quadro normativo di riferimento che, come spiega l’autorità europea per la sicurezza alimentare, l’Efsa, è abbastanza limitata e si occupa essenzialmente di determinare le quantità dei minerali e delle vitamine presenti nei prodotti, ai sensi della direttiva 2002/46/CE.