Tutti pazzi per gli integratori alimentari vegetali

UNA NORMA IN EVOLUZIONE – Nello specifico, vengono definiti i requisiti di etichettatura con l’istituzione di livelli massimi e minimi in tutta l’Unione per ogni vitamina ed ogni minerale aggiunto perché un apporto eccessivo di sostanze può causare effetti indesiderati. Ma la determinazione dei limiti massimi, affidata alla Commissione, è ancora in svolgimento. Ed al momento quindi non esistono dati certi. L’Efsa può prendere in considerazione la somministrazione di sostanze vitaminiche e minerali solo dopo la valutazione di un adeguato fascicolo scientifico contenente informazioni sulla sicurezza e sulla bio-disponibilità della singola sostanza. Ma come abbiamo detto in precedenza, l’Europa non è ancora preparata alla definizione di norme e regole che determinino i livelli consentiti per gli integratori alimentari.

Tutti pazzi per gli integratori alimentari vegetali

LA LISTA BELFRIT – In questo senso l’Italia appare più avanti rispetto a Bruxelles nella definizione dei prodotti e dei livelli di somministrazione nei confronti degli appassionati di tali prodotti. Il ministero della Salute lo scorso 27 marzo ha aggiornato il decreto ministeriale del 9 luglio 2012 sull’impiego negli integratori di sostanze e preparati vegetali per includervi anche la lista Belfrit, messa a punto dalle autorità sanitarie di Belgio, Francia ed Italia e che rappresenta il primo tentativo di pervenire ad una disciplina comune sull’impiego di vegetali nel settore alimentare, nel tentativo di armonizzare le norme a livello europeo. In attesa di una decisione di Bruxelles, quindi, si muovono gli stati membri.

IL PROBLEMA DELLA LEGGE ITALIANA – La lista appare chiara in quanto definisce con chiarezza le proprietà di ogni singolo prodotto, così che un consumatore consapevole possa studiare nel dettaglio quelli che sono i pregi ed  i difetti di ogni sostanza. Tuttavia bisogna ancora rispondere a diverse domande. Ecoseven ha analizzato il testo del Decreto Legislativo 169/2004 che recepisce la direttiva 2002/46/CE che definisce gli integratori alimentari come

prodotti destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate

Solo che in questa maniera si capisce solo che il loro obiettivo è quello d’integrare la dieta normale. Ma spesso mangiamo più di quanto non abbiamo bisogno. Eppure grazie anche a questa definizione il pubblico ritiene gli integratori uno strumento rapido e indolore per uno stile di vita malsano. E qui entra in gioco la pillola brucia-grassi che viene vista come la panacea di ogni male, quando basterebbe seguire un’alimentazione corretta.

Tutti pazzi per gli integratori alimentari vegetali

β-CAROTENE CANCEROGENO? – Gli anziani possono migliorare il loro stato di salute ovviando al malassorbimento intestinale o al rallentamento dell’osteoporosi. Ma qui entra in gioco la competenza del medico. E per questo si raccomanda di non dar retta al fai da te. A confermarlo uno studio del 2013 pubblicato sul Journal of the American Medical Association che ha dimostrato come un uso costante d’integratori a base di vitamina E, A e β-carotene possa portare ad un aumento della mortalità rispetto a coloro che assumono tali vitamine nella dieta di tutti i giorni. Nello specifico un apporto eccessivo di β-carotene porta ad un rischio più alto di tumori alla pelle, ai polmoni ed alla prostata, specie nei fumatori.

I PERICOLI TACIUTI – L’Ansa, poi, riporta le risultanze dell’International Liver Congress svoltosi lo scorso fine settimana a Londra. Nel corso dei lavori è emerso che gli integratori alimentari vegetali possono essere tossici o contenere sostanze come il Nimesulide coperto da un principio attivo naturale presente in etichetta. Con il risultato che tali prodotti nascondo insidie per il fegato peggiori rispetto ai medicinali tradizionali. Inoltre, essendo percepite come erbe, nessuno o quasi interpella il proprio medico. Il fenomeno appare grave, specie se si stima che l’incidenza di eventuali disturbi al fegato va da 12 a 19 persone su 100.000, con una mortalità del 10 per cento.

Tutti pazzi per gli integratori alimentari vegetali

INTERPELLATE IL MEDICO – L’allarme è stato lanciato, tra gli altri, da Mario Mondelli, infettivologo del Policlinico San Matteo di Pavia: «C’è una grande preoccupazione per medicinali e integratori a base di erbe perché nei pazienti c’è la convinzione che siano prodotti naturali e quindi non possano far male, ma è sbagliato per vari motivi. Le erbe, infatti, possono essere direttamente tossiche o esserlo per i metodi di estrazione, per i principi attivi che non sono mai puri e per i dosaggi che non sono controllati». A oggi sono state censite 50 sostanze naturali dannose per il fegato. E questo dato rende necessari provvedimenti tesi ad armonizzare il consumo e la vendita degli integratori alimentari vegetali. Essendo percepiti come erbe, nessuno o quasi si preoccupa di avvertire il proprio medico ignorando che questo potrebbe mettere in guardia da gravi pericoli spesso sottaciuti. In questo senso è buona cosa informarsi, magari affidandosi al libro bianco curato dall’Aiifa, Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari in collaborazione con Federfarma Milano. Perché è buona cosa stare bene ma è meglio essere informati.

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