Tutto quello che avresti voluto sapere sull’Italicum
26/01/2014 di Andrea Mollica
L’Italicum di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi è una legge elettorale maggioritaria che assegna proporzionalmente i seggi della Camera dei Deputati, e del Senato se non sarà abolito prima dello svolgimento delle nuove elezioni. La sua approvazione non è così sicura, anche perché, se si dovesse votare a sondaggi attuali, vari partiti dovrebbero votare per la propria esclusione dal Parlamento.
ITALICUM VS PORCELLUM – Matteo Renzi ha concluso la sua trionfale campagna elettorale per la segreteria del Partito Democratico ribadendo con netta forza che chi votava per lui votava contro il ritorno del proporzionale, reso possibile dalla sentenza della Corte Costituzionale. Il pronunciamento della Consulta è stata la base per costruire il nuovo sistema che disciplinerà le politiche, sempre che il vaglio del Parlamento non modificherà l’accordo tra Renzi e Berlusconi, con un concreto rischio di fallimento. L’Italicum conserva infatti molte, se non tutte, delle caratteristiche della precedente legge elettorale. C’è un sostanzioso premio di maggioranza, che scatta per una soglia bassa di voto, fissata al 35%, questa volta definita per non infrangere l’incostituzionalità sancita dalla Consulta. Il resto della costruzione dell’Italicum è praticamente identica al Porcellum, visto che rimangono le liste bloccate, per quanto accorciate, rese più rigide e meno giudicabili dagli elettori grazie alla ripartizione nazionale dei seggi, e non per via circoscrizionale come avrebbe dovuto essere nel modello spagnolo o sue varianti italiane. La correzione data con l’alternanza di genere appare piuttosto debole, visto che è stata permessa almeno la presenza di due posizioni consecutive per candidati dello stesso sesso. Una deroga che sarà facilmente sfruttata per i primi posti, quelli che garantiscono l’elezione, mentre la parità di genere, se non una sovrarappresentanza femminile, apparirà probabilmente solo in coda. Ulteriore analogia nella sostanzia e mutazione nella forma rispetto al Porcellum sono le diverse soglie di sbarramento previste per entrare alla Camera dei Deputati, o al Senato della Repubblica in caso di mancata revisione.
TUTTI DENTRO – L’Italicum conferma il tratto caratteristico del maggioritario all’italiana, ovvero la creazione, spontanea col Mattarellum, forzosa dal Porcellum in poi, della spinta alle coalizione. La legge elettorale di Renzi e Berlusconi, proprio come la Calderoli, propone infatti diverse soglie di sbarramento per le liste che si presentano da sole, per quelle in coalizione e nelle coalizioni stesse. La differenza fondamentale che distingue l’Italicum è l’incremento della soglia per i partiti coalizzati, che passa dal 4%, con recupero del primo al di sopra del 2% del Porcellum, al 5% senza clausole di salvataggio. Non è passata l’eccezione per le formazioni che andranno sopra la soglia di sbarramento in un numero determinato di circoscrizioni, che erano tre per la legge Calderoli. Un calco del sistema tedesco, che permette di entrare al Bundestag ai partiti che vincono in tre collegi uninominali nel caso in cui non superassero la soglia di sbarramento del 5%. Una misura che avrebbe aiutato sopratutto la Lega Nord, il partito più legato al proprio simbolo. Il passaggio parlamentare potrebbero però portare all’abbassamento di questo soglia, così da facilitare le alleanze per i partiti minori, che potranno scegliere con maggior ponderazione se conviene di più rischiare col proprio simbolo oppure contrattare meno posti nelle liste altrui. L’Italicum, per come è congegnato, spinge le formazioni politiche a coalizzarsi, magari in un’unica lista come era ai tempi del maggioritario di collegio, la legge Mattarella. La spinta alla coalizione è resa possibile dalle liste bloccate, dalla ripartizione nazionale dei seggi, dalle soglie di sbarramento e sopratutto dai premi di maggioranza. Al primo turno collocato al 35%, una soglia sì bassa ma difficilmente raggiungibile per un unico partito vista la storia italiana degli ultimi cinquant’anni, e dal fatto che al ballottaggio non sarà possibile fare l’apparentamento delle liste come avviene per esempio per le elezioni dei sindaci. Un unico listone per centrodestra e centrosinistra, con la Lega a fianco ma distinta come da sempre avviene nel rapporto tra Berlusconi e i vari leader del Carroccio, sembra infatti l’unico modo perché l’Italicum possa essere approvato dal Parlamento.
TANTI FUORI – Senza listoni che raggruppano vari partiti il prossimo Parlamento eletto con la nuova legge elettorale congegnata da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi potrebbe infatti ospitare solo tre gruppi parlamentari, uno dominante, gli altri due cospicui ma relegati ad un’opposizione senza chance. Il meccanismo premiale è molto forte per le grandi formazioni politiche, sopratutto se decideranno di non fare alleanza che cedano seggi sicuri – possibili da stimare grazie alle liste bloccate – agli altri partiti. Per il Partito Democratico le difficoltà decisionali sono minori. Al momento infatti il centrosinistra è pressoché egemonizzato dal PD di Renzi: il centrosinistra vale in media il 35%, e i partiti minori contribuiscono ad una frazione di questo consenso, circa il 3% circa. A destra la situazione è invece più frammentata, ed anche per questo Forza Italia è intransigente sulle liste bloccate. Il campo guidato da Silvio Berlusconi ha un consenso equivalente, o poco distante, a quello del centrosinistra complessivo. Forza Italia, di gran lunga il partito che raccoglie le maggiori preferenze demoscopiche, è però molto lontana dal PD, di circa 10 punti. Grazie a Lega Nord, Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia i rapporti di forza però si riequilibrano. Le soglie di sbarramento così alte sono state previste per favorire il potere contrattuale dei grandi partiti, che però, specie per Forza Italia, se non saranno generosi con i loro potenziali alleati rischiano di perdere il premio di maggioranza. Il vero dilemma per Berlusconi e Verdini si chiama Lega Nord. Il Carroccio è sempre andato peggio in un contesto elettorale dove la sua autonomia, anche garantita dalla presenza del simbolo, era minore. Per questo motivo l’Italicum, specie a sondaggi attuali, rischia di essere una pesante ipoteca sul destino della formazione che è sempre stata accanto al leader di Forza Italia negli ultimi tredici anni.
SOLO IN TRE – La Lega, a sondaggi attuali, e con le regole attuali dell’Italicum, sarebbe infatti fuori dal Parlamento, in cui siede ininterrottamente dal 1992. Unico partito italiano, visto che gli altri hanno tutti cambiato o nome o forma negli ultimi vent’anni. Oltre al Partito Democratico e a Forza Italia, l’altra lista che supererà agevolmente la soglia di sbarramento è il MoVimento 5 Stelle, che nei sondaggi viene stimato intorno al 21%. Una percentuale molto elevata, che potrebbe anche essere sottostimata, alla luce del risultato clamoroso delle politiche 2013, e delle deludenti percentuali ottenute alle amministrative. La forza del M5s è infatti il suo dominio tra l’elettorato più distante della politica, al momento molto distante dai partiti tradizionali, e che per ora sembra aver trovato una nuova casa nel movimento lanciato da Grillo e Casaleggio. Per chi ambisce ad essere una coalizione oppure una lista autonoma la soglia di sbarramento dell’Italicum è alta, ben di più rispetto a tutti gli altri quorum previsti nei vari paesi europei, dove non esiste, di norma, una deroga per la coalizione, un’invenzione tutta italiana. Di conseguenza, a sondaggi attuali, se ai blocchi di partenza si fossero presentati gli stessi schieramenti delle politiche 2013 ci sarebbero solo tre partiti in Parlamento, forse quattro con il Nuovo Centrodestra. Scelta Civica, Sinistra Ecologia e Libertà, Fratelli d’Italia, oltre alla già citata Lega Nord, non farebbero parte del nuovo Parlamento. Mancherebbero anche i pochi deputati di Centro Democratico, eletti grazie alla clausola salva partitini del Porcellum. La scelta sarebbe sopratutto difficile per i cosiddetti centristi. Nell’elettorato italiano c’è una potenzialità discreta per una coalizione di forze moderate: sommando Nuovo Centrodestra, Lista Civica e Udc si arriva a circa il 10%. Queste liste però dovrebbero raggiungere il 12% per superare la soglia di sbarramento come coalizione, in questa alleanza ora come ora molto ipotetica, e si dovrebbero poi confrontare con uno sbarramento molto elevato, praticamente irraggiungibile per l’ex polo montiano. La mancanza di un leader come fu l’ex presidente del Consiglio sconsiglia un’avventura autonoma, ed è probabile che ci sarà una trattativa, o con Forza Italia o con il PD, in questo caso della sola Scelta Civica, per poter tornare alla Camera dei Deputati.
PROBLEMA SENATO – L’accordo Renzi Berlusconi appare saldo. L’Italicum non è in discussione in Forza Italia, ed anche nel PD l’opposizione a questa nuova legge elettorale, che c’è nei gruppi parlamentari, è al momento tenuta sottotraccia visto che senza riforma lo stesso leader del Partito Democratico spingerebbe per la fine anticipata, del governo e probabilmente anche della stessa legislatura. Al Senato della Repubblica, l’organismo che poi si dovrebbe autoeliminare come successivo step delle riforme concordate da PD e Forza Italia, i numeri per il passaggio dell’Italicum sono invero molto scivolosi. Se il Nuovo Centrodestra decidesse di opporsi, una scelta che vorrebbe dire probabile rottura dell’accordo di governo con Renzi, e se lo facesse anche Scelta Civica e il gruppo Udc, al Senato i numeri per il passaggio dell’Italicum sarebbero davvero risicati. Il PD conta infatti di 108 senatori, che si sommerebbero ai 60 di Forza Italia. Solo 7 in più rispetto alla maggioranza assoluta di Palazzo Madama, tolto il voto dei senatori a vita. Numeri molto incerti, che consiglieranno ai due partiti maggiori clausole per facilitare l’ingresso delle altre formazioni che al momento sarebbero escluse dal nuovo Parlamento. Il problema del Senato rimane però non solo per il passaggio, ma anche per lo stesso funzionamento dell’Italicum. La legge elettorale appare effettivamente pensata per la sola elezione della Camera dei Deputati, perché il rischio di avere maggioranze diverse tra Montecitorio e Palazzo Madama è rimasto, come già si è verificato per il Porcellum, ed in parte anche col Mattarellum, visto che tra il 1994 ed il 1995 Berlusconi governò senza una maggioranza al Senato. Le due camere del Parlamento italiano hanno due platee elettive diverse, e grazie al premio di maggioranza così rilevante, assegnato al primo turno oppure al ballottaggio, potrebbe verificarsi, in una competizione equilibrata come d’abitudine nel nostro paese, una situazione di completo impasse. A differenza che col Porcellum però la paralisi sarebbe assicurata, perché la Calderoli mitigava la creazione di una maggioranza al Senato coi diversi premi regionali, mentre sia il premio nazionale che il ballottaggio assicurerebbero numeri solidi per chi vince la gara per Palazzo Madama.