Unioni civili, cambia il testo ma non le polemiche
07/10/2015 di Redazione
Unioni Civili, Ncd resiste e non vuole saperne di votarle senza modifiche. Dentro lo stesso Pd almeno una decina di senatori resta (a dir poco) perplesso. E a Palazzo Chigi non hanno alcuna voglia di maggioranza alternative. Così, come spiega il quotidiano La Repubblica, l’unica strada rimasta era quella di modificare il disegno di legge Cirinnà. Un compromesso, al ribasso, tra il governo da un lato e i cattolici dem ed ex “diversamente berlusconiani” dall’altro. Il compromesso è stato raggiunto? Mica tanto. Il nuovo testo solleva nuove polemiche. Maurizio Lupi, presidente dei deputati Ap, parla di inaccettabile forzatura. «La nuova versione del ddl Cirinnà sulle unioni civili è una inaccettabile forzatura di cui non comprendo il senso. Il Partito democratico, avallandola, sta sprecando un’occasione, non quella di ottenere una legge purchessia con maggioranze spurie, ma di fare insieme una buona legge. Introdurre tensioni nella maggioranza continuando ad alzare asticelle divisive non è un buon servizio né al governo né al Paese».
UNIONI CIVILI, IL COMPROMESSO CON NCD E CATTOLICI DEM
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Ma cosa cambierà nel testo della Cirinnà? Come scrive Giuseppe Alberto Falci per il quotidiano diretto da Ezio Mauro scompariranno tutti i riferimenti al matrimonio – una modifica già discussa nelle scorse settimane – e sarà reso molto più complicato il meccanismo della step child adoption. Si legge:
«Ieri la maggioranza di Matteo Renzi ha depositato un disegno di legge con l’obiettivo di incardinarlo dopo l’approvazione del ddl Boschi. Il nuovo testo, definito dai maggiorenti del Pd “più light”, è il risultato di una mediazione con i cattolici del Pd e con le truppe di Angelino Alfano. Un assist che l’esecutivo compie per il Pd e per evitare defezioni nella maggioranza. In questo modo rientrerebbe l’ostruzionismo di Ncd. O almeno della maggioranza dei 34 senatori che fanno capo al ministro dell’Interno. E si avverrebbe anche del sostegno dei 13 parlamentari che fanno riferimento all’ex plenipotenziario di Forza Italia, Denis Verdini. Il quale, proprio ieri in una intervista a Radio 24, si è espresso favorevolmente affermando che «voterà le unioni civili. […] Sparisce ogni sorta di riferimento al matrimonio e viene introdotta la formula della “formazioni sociali”, che esclude qualsiasi riferimento all’art.29 della Costituzione, richiamando in maniera più esplicita all’art.2. […] In particolare, nell’articolo 3 del nuovo testo si tagliano con un tratto di penna i riferimenti agli articoli del codice civile che disciplinano il matrimonio. Si rinuncia, infatti, agli articoli 147 e 148 sugli obblighi verso i figli. Ma le novità non finiscono. Si rende più restrittivo lo step child adoption, sul quale i cattolici di Alfano avevano minacciato l’Aventino. Secondo il testo Cirinnà, un partner avrebbe potuto “adottare anche il figlio adottivo dell’altro coniuge”. Nel ddl della maggioranza un coniuge potrà adottare “soltanto il figlio naturale del partner”.
Non dovrebbe cambiare invece la parte sulla reversibilità delle pensioni delle coppie Lgbt, altro punto osteggiato da Ncd. Le critiche? Costerebbe troppo per le casse dello Stato. Eppure, l’Inps ha già smentito, con una relazione tecnica depositata in merito alla commissione Giustizia del Senato. Le cifre, fornite dall’istituto e pubblicate dal sito articolo 29, parlano di costi risibili: gli oneri per lo Stato sarebbero pari a soli 100.000 euro nel 2016, che diverrebbero 500.000 nel 2017, sino a raggiungere appena 6 milioni di euro nel 2025. Il nuovo testo del Ddl Cirinnà renderebbe poi più precise le coperture: «Le spese sarebbero coperte per una parte da un Fondo per interventi strutturali di politica economica, e l’altra dai Fondi riserva del Tesoro», si spiega su “Repubblica“.
UNIONI CIVILI, IL NUOVO TESTO DA INCARDINARE. I TEMPI –
L’esecutivo punta a incardinare il nuovo testo subito dopo l’approvazione delle riforme costituzionali a Palazzo Madama. Per questo si spinge per concludere l’iter in fretta e guadagnare una finestra prima della legge di stabilità. Il testo sarà comunque ancora modificabile:
«Si tratta, però, di un ddl in fieri. Il governo, infatti, si riserva la possibilità di intervenire, apportare correzioni, entro 24 mesi dalla data di approvazione, «permezzo didecreti correttivi». Una mediazione che di certo accelera l’iter del provvedimento. Palazzo Chigi vorrebbe affrettare almassimo i tempi arrivando a votare le riforme entro sabato. Per poi riuscire a far votare sia le unioni civili, sia il collegato ambientale. I più realisti ipotizzano invece che il lasso di tempo fino all’iniziodella sessione di bilancio potrebbe essere impiegato per incardinare la nuova versione sulle unioni civili prima che si cominci a discutere la legge di Stabilità. Il nuovo testo è stato firmato da tutti i componenti Pd della Commissione Giustizia e dovrà comunque fare un passaggio in Commissione prima di arrivare in Aula anche insieme agli emendamenti già approvati e al vecchio testo base a cui dovrà essere abbinato», si legge su Repubblica.
UNIONI CIVILI, IL CORO DI NO DEI CATTOLICI –
«Il nuovo ddl – sostiene Maurizio Sacconi, senatore Ap e presidente della commissione Lavoro – riproduce sostanzialmente l’originaria impostazione del riconoscimento della genitorialità omosessuale e dell’omologazione tra unioni civili e matrimoni, anche se riduce l’esatta sovrapposizione tra i due istituti». Per Paola Binetti, deputata di Area popolare: «Per alcuni questo ddl marcia troppo lentamente, per altri è sottoposto ad una accelerazione eccessiva in questa fase della vita parlamentare, ma comunque per tutti è ormai chiaro che serva una legge, non solo per garantire i giusti diritti delle persone omosessuali, ma anche per bloccare in modo chiaro e definitivo il ricorso all’utero in affitto e per ribadire la netta differenza tra matrimonio e unione civile». «Le stepchild adoption – sottolinea – come prevista dal ddl Cirinnà, non può che condurre direttamente ad incentivare la pratica dell’utero in affitto». La maggioranza del Pd resta compatta e Cirrinnà stessa precisa: «Nell’ordinamento giuridico italiano ci sarà il riconoscimento pieno delle coppie composte da persone dello stesso sesso, questo avverrà attraverso un nuovo istituto giuridico di diritto pubblico, denominato unione civile. Come ripeto da mesi, nessun passo indietro sul riconoscimento dei diritti sociali. Stepchild adoption (estensione della responsabilità genitoriale sul figlio del partner) e reversibilità della pensione restano previsti, così com’erano. Cosa cambia, quindi? non più un registro ad hoc per le unioni civili, le coppie saranno iscritte, più correttamente, nell’archivio dello stato civile».