L’Università dove le mogli non sono parenti
31/10/2014 di Redazione
Se c’è un’università tristemente nota alle cronache nazionali per essere il centro della Parentopoli all’italiana, l’ateneo è certamente quello di Bari. Il parco docenti dell’ateneo pugliese è talmente interconnesso da essere diventato un caso a livello nazionale ed internazionale, con percentuali di collegamenti familiari fra i docenti davvero uniche e, in massima parte, contrarie alla legge.
LA PARENTOPOLI DI BARI – Un libro uscito nel 2008 e che indagava la rete delle connessioni nelle università italiane ricordava che a Bari, “a Economia 42 docenti su 176 hanno tra loro legami di parentele, il 25 per cento, record assoluto in Italia. I leader indiscussi a Bari e in Italia nella classifica delle famiglie restano così i Massari”, famiglia di commercialisti già vicini al Partito Socialista di Craxi: “Antonella, Fabrizio, Francesco Saverio (vale uno nonostante il doppio nome), Gian Siro, Gilberto, Lanfranco, Manuela Monica Danila (tre nomi ma vale sempre uno) e Stefania. Totale otto Massari: Massari, Massari, Massari, Massari, Massari, Massari, Massari e Massari”, tutti ad economia e tutti docenti. Una vicenda dunque che è già salita all’onore delle cronache negli ultimi anni e che ci torna proprio oggi con un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera; l’assurdità del caso Bari giungerebbe al chiedersi se la moglie, ai fini legali, possa essere considerata una parente.
SVISTA O MALIZIA? – “Forse si è trattato di una svista. Forse, ed è più probabile, di un calcolo ben ponderato. Fatto sta che la legge Gelmini ha un buco, un buco che sta spaccando il mondo accademico e in particolare l’Università di Bari, dove sono in arrivo i bandi per reclutare 31 nuovi professori associati”, scrive il Corriere del Mezzogiorno; nel buco ci si cade appunto chiedendosi quale debba essere la posizione giuridica della moglie o del marito del professore: “Sebbene sia vietato assumere chi ha «parenti o affini fino al quarto grado» nello stesso dipartimento, quel divieto non vale per mogli o mariti. E a Bari, tra quanti aspirano a un posto da professore, ce ne sono parecchi”, sopratutto perché continua l’edizione pugliese del Corriere, “i rapporti personali nascono proprio in dipartimento”. Il bandolo della matassa starebbe nella discrepanza fra il codice etico dell’ateneo e la riforma Gelmini.
MOGLIE SI’, MOGLIE NO – Il primo dispone esplicitamente il divieto del’assunzione del coniuge, la legge invece parla solo di parenti o affini. C’è già giurisprudenza che ha chiaramente indicato che nel divieto della norma Gelmini è compreso anche il divieto di assunzione del coniuge; a Teramo infatti nel 2012 è stato annullato un assegno di ricerca corrisposto alla moglie del professore: “Se l’affinità presuppone il coniugio, la ragione di incompatibilità riferita all’affinità (si badi, fino al quarto grado), a maggior ragione, deve valere per il coniugio”. Anche Ugo Villani, dal comitato dei Garanti di Bari, chiede che venga data una interpretazione “ragionevolmente e costituzionalmente orientata” della legge. Secondo il rettore dell’Università di Bari, quella del Collegio dei Garanti “non sarebbe un’interpretazione univoca” e ha convocato il Senato Accademico per chiedere che i colleghi decidano se la moglie può essere assunta nello stesso dipartimento del marito.