Uscire dall’euro, tutte le bufale: la patrimoniale che tremare il mondo fa
19/02/2014 di Alessandro Guerani
Le parole dell’ex ministro Fabrizio Barca “intercettate” da La Zanzara su Radio24, e in particolare quelle su una patrimoniale da 400 miliardi, hanno ovviamente suscitato diversi commenti e reazioni anche se non è la prima volta che si sente parlare di operazioni fiscali di tali entità: fu infatti proposta per la prima volta da Profumo nel settembre del 2011 per finire con i “suggerimenti” della Bundsbank di qualche settimana fa dei quali avevamo parlato qui.
USCIRE DALL’EURO, LE BUFALE: LA PATRIMONIALE – Ma come colpirebbe una svalutazione rispetto ad una patrimoniale i beni di proprietà delle famiglie e delle imprese? Vediamolo assieme partendo dalla casa. Come già detto in un altro mio articolo il prezzo di una casa è determinato dalla domanda e dall’offerta esistenti sul mercato. Se la gente guadagna, ha redditi e/o le banche sono disponibili a concedere mutui la domanda aumenta, dall’altra parte l’offerta è limitata dai piani regolatori delle varie località e dalle abitazioni già esistenti.
Come vediamo già dal 2010 il prezzo medio delle abitazioni residenziali è calato dell’8%, conseguenza appunto sia dei minori redditi e mutui disponibili, sia dell’aumento degli oneri fiscali (IMU, Tares, Tasi, eccetera) sulle proprietà immobiliari. Una pesante patrimoniale che si aggiunga al già cospicuo carico fiscale capite bene che effetti potrà avere sulle quotazioni degli immobili, molti potranno essere addirittura costretti a vendere l’immobile gravato dalla stessa per l’impossibilità a pagarla col proprio reddito, e vendere in condizioni di bisogno obbligato è propedeutico ad un vero crollo del mercato.
USCIRE DALL’EURO, LE BUFALE: LA SVALUTAZIONE – D’altro canto una svalutazione non influenzerebbe di per sé nulla, vedete le svalutazioni del 1977, 1982, 1994 e 2000 contro il Dollaro? Vedete come invece i prezzi delle case sono assolutamente non correlati, anche prendendo i prezzi costanti?
Anzi, lo studio di Bankitalia cita testualmente “La prima si chiuse alla fine del 1974, quando le quotazioni segnarono un forte e repentino incremento (oltre il 30 per cento) in connessione con il primo shock petrolifero e con il conseguente aumento dell’inflazione, che rafforzò il ruolo di bene-rifugio degli immobili, sostenendone la domanda.” Quindi anche nella più disgraziata delle ipotesi conseguenti ad una svalutazione, cioè un aumento significativo dell’inflazione, la casa avrebbe piuttosto delle possibilità di recuperare del valore piuttosto che perderne.
USCIRE DALL’EURO, LE BUFALE: GLI ASSET – Passando alla seconda categoria di asset in cui sono investiti i risparmi delle famiglie abbiamo le attività finanziarie: cioè obbligazioni (sia titoli di stato che di privati), che le azioni, che le partecipazioni o quote in società non trattate in borsa. Una patrimoniale qui potrebbe, come nel caso delle case, portare alla vendita necessitata di molte di queste attività, con conseguenti effetti di calo del loro valore sul mercato. In caso di titoli di stato potrebbero essere persino annullati direttamente in parte anche se per evitare un “credit event” potrebbero studiare una soluzione come quella presentata da Savona e Monorchio, cioè la loro sostituzione con titoli più a lungo e con tasso inferiore e/o altre forme di compensazione. Non immaginiamo le conseguenze disastrose a livello di fiducia che dovrebbe invece soffrire il settore bancario nel caso di pesanti decurtazioni da parte della tassa patrimoniale sui depositi in c/c e sulle obbligazioni. Le azioni, che già hanno sofferto un notevole calo di valore (la Borsa di Milano quota il 50% del suo indice del 2007), sarebbero anch’esse sotto pressione, trascinate al ribasso dai bancari e da tutte le aziende che soffrirebbero la tassa patrimoniale, idem le società non quotate, in sostanza una misura ultra-recessiva in un momento già difficile.
USCIRE DALL’EURO, LE BUFALE: I TITOLI – Una svalutazione invece colpirebbe in modo differenziato i vari beni, i titoli obbligazionari, come i depositi bancari, perderebbero valore nella misura in cui questa influenzasse l’inflazione e i tassi di interesse (oltre alla solvibilità di eventuali emittenti privati). Per le azioni o quote societaria anche qui ci saranno sicuramente alcune situazioni dove l’indebitamento estero (aumentato per via della svalutazione) potrebbe porre alcuni problemi (soprattutto nel settore bancario) ma molte aziende potrebbero beneficiare dalla ritrovata competitività dei loro prodotti e ad avere performance molto migliori delle attuali. Vedete infatti dopo l’ultima grande svalutazione della lira del settembre 1992 come la borsa si fosse ripresa subito dal calo causato dalla crisi dello SME.
In conclusione, a prescindere dal pensare che una uscita dall’euro con conseguente svalutazione della moneta sia la soluzione migliore, propagandare una mega-patrimoniale appare invece piuttosto inequivocabilmente come il miglior modo per distruggere definitivamente l’economia italiana. La situazione paradossale è che proprio questi personaggi, che predicano patrimoniali lacrime e sangue sui risparmi degli italiani, sono gli stessi che affermano che in caso di svalutazione della moneta quegli stessi risparmi che vogliono falcidiare sarebbero a rischio. Curioso nevvero?