La storia dei cacciatori che sparano agli animali in fuga dagli incendi in Val di Susa
30/10/2017 di Stefania Carboni
È notizia di queste ore la denuncia da parte di diverse associazioni animaliste su cacciatori che sparerebbero alla fauna in fuga dalle fiamme in Val di Susa.
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Tutto è partito da un comunicato della Lipu-BirdLife Italia. «Gli incendi che divampano nelle vallate piemontesi da una settimana stanno mettendo a dura prova boschi ed ecosistemi montani, già messi in crisi dalla perdurante mancanza di precipitazioni. Roghi quasi sempre di origine dolosa (nel torinese i Vigili del fuoco hanno trovato inneschi), favoriti dalla perdurante siccità e dal vento dei giorni scorsi. Cui si aggiunge un fatto gravissimo: cacciatori che aspettano la fauna in fuga per sparargli». Riccardo Ferrari, consigliere della Lipu spiega quanto questo aspetto possa esser pericoloso per il «rischio incolumità del personale che opera per contrastare gli incendi». Finora non ci sono testimonianze video, né immagini che possano confermare questa tesi. Sta di fatto che la polemica sta montando. Anche perché in queste ore ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, LIDA, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia, chiedono la sospensione dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale. Ma cosa c’è di reale in questa notizia? Cosa si dovrebbe fare per tutelare di più un paradiso messo a durissima prova dagli incendi di questi giorni?
LA SMENTITA DI UN CACCIATORE
L’allarme della Lipu è stato ripreso nei giorni scorsi dalla testata locale Provincia di Biella. Testata a cui ha replicato un cacciatore, Alberto Verdi, smentendo la notizia.
Ritengo che questo riporti una notizia assolutamente falsa, divulgata con il solo fine di ottenere maggiore visibilità e di poter, ancora una volta, diffamare e screditare la categoria dei cacciatori, e inimicare l’opinione pubblica nei confronti di questa.
In primo luogo perché si può ben comprendere l’impossibilità di praticare l’attività venatoria in mezzo al fumo e a poca distanza delle fiamme, in secondo luogo è la stessa metodologia con cui si pratica la caccia (sia agli ungulati che alla fauna tipica alpina) a suggerircelo, di fatti i prelievi non vengono eseguiti in base all’opportunità che la natura offre al cacciatore ma sono assegnati e stabiliti, dunque non sono io cacciatore a scegliere quale capo prelevare, ma devo attenermi a precise indicazioni fornite dalle autorità competenti (secondo quanto da lei pubblicato il prelievo verrebbe eseguito su animali di qualsiasi classe);le ricordo inoltre che le stesse linee tagliafuoco, necessarie per poter domare nel minor tempo possibile le fiamme, sono costruite dai cacciatori.
Finora però nessuna associazione di categoria ha smentito i fatti denunciati né ha preso posizione contro un atteggiamento probabilmente portato avanti da sparuti gruppi con il porto d’armi in tasca. Sui social sono tantissimi gli appelli che invitano a segnalare eventuali battute di caccia che, specialmente ora, andrebbero avanti nella totale illegalità.
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LA CACCIA VIETATA FINO AL 5 NOVEMBRE E ALCUNI CACCIATORI D’ACCORDO NELLA SOSPENSIONE TOTALE
Già, perché la regione Piemonte ha vietato, almeno fino al 5 novembre, la caccia nella bassa Valsusa e in Val Sangone, le zone interessate dai roghi di questi giorni. Non solo: è stata sospesa su quel territorio, in via definitiva in questa stagione venatoria, la caccia di selezione al capriolo e al camoscio. Della questione se ne parla anche nei gruppi social pro caccia. Mentre alcuni cacciatori, senza fucile, stanno dando una mano ai volontari sui monti altri avrebbero approfittato della situazione. «Colleghi di caccia che abitano li vicino purtroppo confermano che è vero che alcuni c**** hanno fatto ciò. Ovviamente questo va a portare altra mer** ai cacciatori onesti», spiega un cacciatore aggiungendo come, in una situazione di enorme difficoltà, questo atteggiamento sia dannoso. Non solo: sui social diversi cacciatori sono d’accordo per la sospensione della intera stagione venatoria. Vietare fino al 5 novembre potrebbe non risolvere la situazione per una fauna selvatica gravemente danneggiata.
(foto copertina ANSA/ARCHIVIO/FRANCO SILVI/DRN)