«Vi spiego perché la Svizzera è il paradiso e l’Italia un inferno per i laureati»
05/02/2014 di Andrea Mollica
Mai più ritorno in Italia. Un ingegnere italiano di 28 anni confessa al portale di notizie più visto della Svizzera, 20 Minuten, perché sarebbe impensabile in questo momento il ritorno in patria. La bassa efficienza del sistema paese e il mancato rispetto dei lavoratori consigliano al giovane ingegnere di rimanere nella Confederazione Elvetica.
GIOVANE ITALIANO IN SVIZZERA – Il portale svizzero 20 Minuten intervista un giovane italiano di 28 anni, Carlo Peretti, un ingegnere, sulla sua esperienza professionale nella Confederazione Elvetica. In Svizzera tra pochi giorni si vota sul referendum sulla libera circolazione dei lavoratori UE, e la discussione sull’immigrazione è il tema del giorno. Peretti racconta come sia arrivato nella Confederazione Elvetica grazie ad un tirocinio al Politecnico di Zurigo, ottenuto alla fine del suo corso in ingegneria. Il giovane italiano sottolinea come in Italia si sentano spesso cose positive nei confronti della Svizzera, in merito allo stato positivo del mercato del lavoro, così come dell’efficienza della società, la pulizia così come la bassa criminalità. Peretti dopo lo stage ha ricevuto un’offerta di collaborazione dal Politecnico di Zurigo, e dopo un anno di lavoro ha trovato un’altra occupazione nel privato. Ora lavora nel dipartimento Ricerca & Sviluppo di Alstom Schweiz AG, la sezione elvetica del colosso francese Alstom, nota nel nostro paese per aver realizzato il treno Italo della società Nuovo Trasporto Viaggiatori.
NESSUN RITORNO – Peretti in questo momento si è stabilizzato in Svizzera, con un lavoro che lo soddisfa ed un fidanzata, e rimarca come non pensi in alcun modo a ritornare in Italia. « Se perdessi il lavoro, lo cercherei qui in Svizzera. Voglio costruire la mia vita in questo paese, e avrei davvero bisogno di forti cambiamenti per ritornare nel mio paese. Da una parte la situazione economica dovrebbe migliorare, visto che ora come ora è dura trovare un’occupazione. Molti dei miei amici si trovano anch’essi all’estero per lavoro, in Belgio, Paesi Bassi o Germania. Dall’altra parte dovrebbe cambiare la mentalità e la cultura politica dell’Italia, e davvero non sono ottimista per quanto riguarda questa prospettiva». Il giovane ingegnere italiano rimarca come nel nostro paese ci sia inoltre un serio problema di cultura del lavoro, che gli sconsiglia di ritornare a lavorare nella sua nazione natale.
LEGGI ANCHE – Il paese dove gli italiani rubano il posto di lavoro
MANCATO RISPETTO DEL LAVORO – Carlo Peretti confessa come se tornasse in Italia probabilmente riuscirebbe a trovare un lavoro coerente con il suo percorso professionale e con la formazione universitaria. La prospettiva di fare l’ingegnere in Italia però non l’entusiasma per nulla, come scandisce a 20 Minuten. «Il vero problema dell’Italia è la sua cultura del lavoro. Nelle imprese del mio paese i dipendenti non sono trattati bene. Miei amici universitari mi raccontano di quanto siano insoddisfatti da questo punto di vista. Per esempio un mio collega di studi ad Ingegneria mi ha raccontato come sia stato rimproverato dall’ufficio del personale perché faceva troppe poche ore di straordinario non retribuito. Per questo motivo non ho davvero una grande voglia di ritornare in Italia». Una differenza molto forte con quanto Peretti riscontra in Svizzera, un’economia dove gli occupati sono trattati con maggior rispetto, e dove la buona performance permette retribuzioni che non sono possibili nel nostro pese, anche grazie ad una minore retribuzione del lavoro.
BENVENUTO IN SVIZZERA – L’ingegnere italiano confessa di sentirsi integrato in Svizzera, e di non aver mai subito episodi di razzismo. La vera difficoltà è il diverso approccio relazionale delle persone. Peretti sottolinea come gli svizzeri siano più riservati degli italiani, e come talvolta sia difficile stabilire con loro un contatto iniziale. Un’altra mentalità a cui si è dovuto abituare, non senza qualche ostacolo all’inizio, viste anche le difficoltà linguistiche. L’ingegnere parla tedesco, ma non la versione elvetica che viene utilizzata dagli svizzeri quando parlano abitualmente. Peretti rimarca infine la sua comprensione per le tensioni provocate nella Confederazione Elvetica dall’immigrazione. In Svizzera c’è un’altissima percentuale di stranieri, circa il 23% della popolazione complessiva, anche se i problemi relativi alla criminalità sono molto bassi, ed il bassissimo tasso di disoccupazione, il 3,5%, evita una conflittualità sociale presente in altre nazioni europee.
(Photocredit: Facebook, Getty, 20 Minuten)