De Luca: «Mastursi ha sbagliato e ora non c’è più. Io autonomo da Renzi»

«Ribadisco che il fanno non esiste. Ancora oggi non so di cosa si stia parlando. Apprendo da voi che c’è un certo Manna che chiedeva incarichi alla mia segreteria. Il fatto è che tra il mondo immaginato dai giornali, e anche dalla magistratura, c’è un abisso». Risponde così ai giornalisti del Mattino di Napoli il presidente della Regione Vincenzo De Luca, in una lunga intervista pubblicata oggi sull’inchiesta della Procura di Roma che lo riguarda.

 

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Il governatore (indagato per concussione) repinge ancora l’accusa di aver ceduto alla minaccia di sentenza sfavorevole sulla sua sospensione (in virtù della legge Severino) in cambio di un favore al marito di un giudice. E sottolinea di non aver confezionato versioni di comodo. «Non potevo parlare di indagini», ha detto. Mostrandosi sereno:

«Voglio prima di tutto rasserenare tutti. Io sono tranquillo, tranquillissimo. Non vivo nessuna tensione perché questa cosa non mi scalfisce, se fosse vero il contrario con tutte le vicende di questi anni sarei già al Creatore! Il punto è che non ho confezionato nessuna versione più o meno di comodo ma ho solo dato notizia delle dimissioni del mio collaboratore. Dimissioni sulle quali si ragionava da tempo, per la difficoltà di mantenere, lui che era anche vicesegretario regionale e responsabile organizzativo del Pd, un ruolo istituzionale pesantissimo».

Però lei la sera delle dimissioni era al corrente di tutto. E probabilmente anche prima. Perchéha aspettato tanto a commentare l’inchiesta?

«Io non ho fatto commenti, ho solo ribadito che il 29 ottobre avevo chiesto tramite il mio avvocato diessere ascoltato dalla Procura per chiarire una cosa sola: che non so niente di niente di niente. Certo ho mantenuto un atteggiamento di riserbo, ed è chiaro il perché: io non apro il dibattito su una vicenda sulla quale la magistratura sta lavorando, su cui le indagini sono in corso. Il riserbo era ed è mio dovere. Però ribadisco un concetto, espresso fin dal primo momento: la magistratura vada avanti senza guardare in faccia a nessuno. Io mi considero parte lesa, tirato in ballo in una storia di cui non soniente. La magistratura vada pure avanti e vada a fondo, il controllo di legalità e legittimità è fondamentale in un Paese democratico».

Il giorno dopo le dimissioni, martedì 10, si parla di un’inchiesta perché c’è stato un blitz nella sede della Regione. Anche a quel punto lei continua a sostenere la tesi del doppio incarico davanti a giornalisti e consiglieri. Non ritiene che questo atteggiamento non risponda a ciò che i cittadini si aspettano?

«Ribadisco la mia opinione e cioè che il fatto non esiste. Ancora oggi non so di cosa si stia parlando. Apprendo da voi che c’è un certo Manna che chiedeva incarichi alla mia segreteria. Il fatto è che tra il mondo immaginato dai giornali, e anche dalla magistratura, e quello reale c’è un abisso. In un’amministrazione come la nostra c’è un’invasione di persone che si propongono. È una valanga, ogni giorno. Cento, mille persone. Chiedono di tutto. E tra queste c’è chi si presenta esibendo o solo millantando conoscenze. Evidentemente c’era qualcuno che aveva voglia di fare un po’ di millantato credito. E qui mi fermo. Non voglio andare una sola virgola oltre questo».

Presidente, con Nello Mastursi, suo braccio destro e uomo di fiducia per anni, ha avuto un chiarimento? Cosa vi siete detti? Dalle sue spiegazioni ha avuto modo di capire se c’era in ballo qualcosa di grosso?

«Con Mastursi ho parlato quando gli hanno sequestrato il telefonino. Mi ha detto che si trattava di fesserie. E io non ho avuto bisogno di sapere altro. Chi lavora con me sa che chi sbaglia paga, per me è colpevole tre volte. Mi sembrava tranquillo. E non mi ha mai, mai parlato di questo signor Manna. Né lui né altri mi hanno fatto questo nome. Ora i chiarimenti li dovrà dare al magistrato».

Di chi è stata la decisione delle dimissioni? Gliele ha chieste lei?

«No, sono state una scelta di Mastursi. Un gesto di responsabilità e sensibilità istituzionale».

Arrivato al termine di una catena dicomportamenti discutibili, non le sembra? Lei il giorno della perquisizione era a Milano per impegni istituzionali e Mastursi, che è uno dei suoi più stretti collaboratori, non l’ha informata come sarebbe invece stato suo dovere. È andata così?

«È vero, ha avuto sicuramente un comportamento sbagliato e infatti non c’è più».

Politicamente, intende.

«Sì ovvio. Oddio, non sarebbe una grande perdita se raggiungesse diciamo… ma fermiamoci qui».

Sul suo ex capo della segreteria, Carmelo ‘Nello’ Mastursi, al centro dell’indagine, Vincenzo De Luca dichiara:

«Non è Winston Churchill, non è Cavour. Che dire, ci sono persone che fanno il loro lavoro, a volte lo fanno bene a volte male».

Sul caso di Guglielmo Manna, marito del giudice Anna Scognamiglio, che aspirava ad un incarico di maggior peso nella Sanità campana ed era in contatto con Mastursi, invece dice:

«L’ho detto, negli uffici di un ente importante come la Regione sei inondato di richieste di persone che vogliono essere ricevute. Se ti rifiuti, manchi di rispetto e dicono che ti chiudi in una torre d’avorio. Se ti esponi, il rischio è permanente perchè poi non puoi chiedere l’esame del sangue di chi ti viene a parlare. Manna sarà stato ricevuto e avrà parlato con Mastursi, è possibile. Avrà insistito con una richiesta, non so se e da chi mediata, per avere un colloquio per proporsi per avere incarichi. Niente di più».

Infine, un giudizio al governatore è stato chiesto anche sull’atteggiamento del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ha evitato di commentare la vicenda:

«Renzi so che è a Malta, non l’ho sentito. Se mi sarei aspettato sostegno dal Pd? Non sono adottato da nessuno, sono autonomo e sono capace di intendere e volere da solo. Mica stiamo gestendo i panettoni di Natale, mica siamo una famiglia che ci dobbiamo sedere tutti a tavola. Io sono la Regione Campania, con le mie responsabilità e i miei doveri».

(Foto di copertina: ANSA / CIRO FUSCO)

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