Regionali, l’analisi di Pregliasco (Quorum): «La Bindi? Ha favorito De Luca»
05/06/2015 di Donato De Sena
Dal punto di vista del consenso elettorale la vicenda degli ‘Impresentabili’ in lista alle Regionali è stata «più marginale di quanto si potesse prevedere» e la polemica Bindi-DeLuca probabilmente ha finito per favorire l’ex sindaco, fatto passare «come Al Capone, quando lui è tutto fuorché questo». Sono alcune delle riflessioni espresse a Giornalettismo da Lorenzo Pregliasco, amministratore e responsabile delle ricerche qualitative di Quorum, l’istituto incaricato dallo staff di Vincenzo De Luca di mettere a punto la strategia comunicativa nella fase decisiva della campagna elettorale.
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La vicenda degli ‘Impresentabili’ sembra non aver influenzato l’elettorato campano. È stato così? E perché?
E la vicenda ha avuto un peso invece nelle altre Regioni?
«Su questo non abbiamo dati a supporto. Dal punto di vista personale ti dico però che può aver pesato di più altrove. Comunque anche altrove avrà pesato su un’estrema minoranza di persone, quelle che si informano in certi canali e che sono attenti alla politica, e che comunque stanno all’interno del mondo del centrosinistra e dei 5 Stelle».
In un vostro comunicato avete definito quello delle casalinghe il target «decisivo» ad un certo punto della campagna elettorale. Perché?
«Dalla ricerca che abbiamo svolto a fine aprile, come primo atto del nostro lavoro (preciso che tutte le attività che abbiamo messo in campo sono dettate dall’analisi dei dati), emergeva che presso le casalinghe c’era meno conoscenza di De Luca e più indecisione. Le casalinghe sono una porzione rilevante dell’elettorato in Campania. Recuperare 10 punti dalle casalinghe significava recuperare 2 punti in totale».
Dopo la scoperta dei dati sulle casalinghe, come è cambiata la strategia di comunicazione (anche relativamente al web)? Si può dire che la rete nelle campagne elettorali ha un peso sempre molto marginale?
«Sul web non avevamo purtroppo margini di intervento, ma abbiamo agito sui social producendo ‘meme’ incentrati sul ribaltamento della parola “Impresentabili”: impresentabile è chi non ha governato la Campania e i suoi problemi, chi non ha saputo garantire ai cittadini sanità efficiente e trasporti adeguati. Questi contenuti sono stati di gran lunga i più condivisi sui social di De Luca e hanno contribuito a rafforzare il messaggio di orgoglio interpretato dallo slogan ‘A testa alta’ concordato con il candidato».
De Luca partiva sfavorito. Quale è stata secondo lei (e secondo Quorum) la migliore mossa compiuta in campagna elettorale?
«Il suo cercare di trasmettere quello che lui è: un candidato pragmatico e vicino alle persone. Lui è riuscito a far passare questi due elementi di differenziazione rispetto a Caldoro: in primis il fatto che è un sindaco abituato a decidere a risolvere i problemi e, che era un candidato vicino alla gente. Ha iniziato a fare iniziative aperte nei quartieri di Napoli: è stato l’aspetto migliore del mese in cui lo abbiamo seguito».
Si può dire che ha vinto proprio su questi aspetti, dunque?
«Sì, e ne aggiungo uno. Dopo la fase in cui correttamente denunciava le mancanze dell’amministrazione uscente (con lo slogan ‘Mai più ultimi’, per intenderci) ha saputo interpretare, rinnovando anche il messaggio, la richiesta di cambiamento e l’orgoglio dei napoletani e dei campani. Loro avevano bisogno di questo: di non essere tacciati soltanto come la regione fanalino di coda».
Le polemiche possono averlo perfino favorito, avergli fatto recuperare consenso?
«Su questo non abbiamo dati perché la questione Bindi è uscita venerdì…»
…mi riferisco anche alle polemiche partite con la presentazione delle liste…
Come giudica invece la campagna di Caldoro? Ha commesso qualche errore in particolare?
«La campagna la giudico positivamente, mi pare non siano stati commessi errori clamorosi. Lui era un candidato con dei limiti: era un presidente uscente e il suo lavoro non era riconosciuto come estremamente positivo. L’errore che ha un po’ sancito il risultato è il fatto che son partiti tardi con la campagna elettorale. Loro son partiti negli ultimi venti giorni, 4-5 settimane. Davvero troppo tardi».
(Foto di copertina: Giornalettismo)