Come si vive a Mosul al tempo dell’ISIS

Una serie di video raccolti e pubblicati da BBC aiutano a rendersi conto di come sia la vita a Mosul, la capitale del sedicente califfato dell’ISIS in Iraq.

IRAQ-UNREST-KIRKUK

DENTRO LA MOSUL DELL’ISIS –

I video raccolti da Ghadi Sary per BBC non sono recentissimi, alcuni risalgono all’anno scorso, ma riuniti e integrati con le interviste a chi è scappato da Mosul o vi è rimasto costruiscono un quadro coerente con quello che già si sa e confermano che la vita nella capitale del califfato non è rose e fiori.

L’ISIS GOVERNA CON LA PAURA –

Si vedono le moschee fatte saltare, ma soprattutto si coglie il timore, se non terrore, per le conseguenze che gesti comuni potrebbero avere se sgraditi agli occupanti fanatici, che come punizione minima usano la frusta e che puniscono l’adulterio lanciando lui da un edificio elevato, stessa punizione per gli omosessuali, e lapidando lei. Una differenza che si moltiplica in ogni occasione rendendo la vita delle donne impossibile, anche perché a Mosul erano ben poche le donne abituate a girare con il niqab, nero, senza neppure poter mostrare il volto o le mani, pena frustate.

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CHI HA POTUTO È SCAPPATO –

Così anche le attività più normali, quali ad esempio andare a mangiar fuori, diventano percorsi a ostacoli e a rischio di punizioni. Non meglio va ai minori, costretti a frequentare scuole molto diverse da quelle che frequentano i compagni iracheni, vere e proprie scuole di formazione del perfetto jihadista, anche per questo chi ha figli piccoli è scappato o li ha chiusi in casa insieme alle donne.

VIOLENZE E ABUSI TUTTI I GIORNI –

Non mancano i problemi  economici, perché i cantieri sono fermi, buona parte della popolazione è fuggita e i dipendenti pubblici sono rimasti senza lavoro, se non uccisi. Sparite le minoranze, pesano comunque le differenze tra sunniti, perché la visione wahabita dell’ISIS non è molto popolare tra loro, abituati a ben altro stile di vita e ormai dimentichi del controllo ideologico imposto da Saddam e ora restaurato dal califfo, anche se in chiave mistico-religiosa più che politica. Anche le nuove leggi sono un problema, anche perché gli occupanti fanno comunque come gli pare, arrestando i parenti in luogo degli imputati e torturandoli prima di avere prove o indicazioni diverse dal sospetto, tanto non risulta che questa pratica sia punita.

ASPETTANDO LA LIBERAZIONE DI MOSUL –

Mancano i soldi, manca il carburante e mancano le attività diverse dallo stare in casa o recarsi alle preghiere, le attività ludico-ricreative sono ovviamente vietate o ad alto rischio di feroce repressione. Sotto minaccia d’attacco, la città vive comunque preparandosi alla battaglia, anche il califfo aveva annunciato che proprio Allah gli è apparso in sogno dicendo di non combattere per la città, i miliziani l’hanno fortificata e minata e difficilmente la lasceranno all’offensiva governativa senza colpo ferire.

 

 

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