Vladimir Putin manda al rogo il vino italiano e i formaggi francesi
06/08/2015 di Andrea Mollica
Vladimir Putin
continua la sua lotta all’Occidente. Nonostante le proteste di simpatizzanti del Cremlino e una petizione che sta avendo un successo rilevante online, il presidente russo ha fatto entrare in vigore un regolamento che obbliga al rogo dei cibi occidentali che non possono essere venduti sui mercati russi. Una decisione che sta bruciando un po’ di consensi a favore di Vladimir Putin, anche alla luce della difficile situazione economica.
Russia
Da ormai un anno la Russia ha vietato l’importazione di beni alimentari prodotti da USA e UE, il gruppo di Nazioni che hanno imposto sanzioni economiche severe contro il Paese guidato da Vladimir Putin. In Russia non possono essere venduti il vino e la pasta italiana, le mele polacche, i formaggi francesi, e altri beni che fino alla crisi ucraina erano presenti sugli scaffali di negozi e supermercati di Mosca così come di San Pietroburgo. Le centinaia di tonnellate di beni alimentari europei bloccati alle dogane verrà bruciata. Vladimir Putin ha imposto questa norma, anche per ragioni sanitarie, vista la possibile scadenza del cibo fermato alle frontiere. In tutto il Paese, come rimarca Der Spiegel, gli organismi di vigilanza hanno già segnalato il rogo di beni alimentari europei, tra cui il vino italiano, il formaggio francese o lo yogurt tedesco. Contro questo decreto presidenziale è partita una forte mobilitazione che ha fatto superare le 200.000 firme a una petizione lanciata su Change.org. Un segnale che ha allarmato Mosca, tanto che il portavoce del Cremlino ha commentato in termini negativi la sottoscrizione online, mettendone in dubbio la veridicità di molti firmatari.
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VLADIMIR PUTIN UCRAINA –
Le critiche per il rogo dei beni alimentari occidentali non si è però fermata alle rete o ai social media, ma ha occupato anche le pagine di diverse testate. Il presidente dei comunisti russi, partito in teoria all’opposizione di Putin ma in realtà piuttosto vicino al Cremlino, ha definito la distruzione dei prodotti importati dall’Europa come una misura estrema. Zjuganov ha proposto di distribuire i beni alimentari alla Chiesa ortodossa, al fine di farli arrivare a poveri e bambini orfani. Il leader comunista ha rimarcato come invece che il rogo potrebbe essere più utile fare arrivare i beni alimentari “agli amici di Donetsk e Lugansk”, i territori secessionisti dell’Ucraina. Anche un noto conduttore TV, vicino come tutto l’establishment russo a Vladimir Putin, ha scritto su Twitter di non capire come un Paese che ha vissuto la fame durante la guerra e i terribili anni dopo la Rivoluzione possa distruggere il cibo. In Russia vivono 18 milioni di persone sotto la soglia di povertà, con forti privazioni materiali, e la crisi economica, unita all’alta inflazione, hanno reso più difficile l’acquisto di prodotti alimentari per tante famiglie. Anche per questo il rogo delle merci occidentali sembra al momento un disastro di comunicazione da parte di Vladimir Putin, che grazie alla svolta anti Occidente ha recuperato molti consensi tra i russi dopo un ritorno non esaltante al Cremlino.
Photocredit: ALEXEY NIKOLSKY/AFP/Getty Images