Weimar, quando la crisi distrugge la democrazia
27/05/2012 di Andrea Mollica
Crisi economica perenne, disoccupazione di massa, povertà sempre più diffusa, collasso del sistema politico, ingovernabilità del paese. E poi la risoluzione dei problemi peggiore di tutti i mali appena citati, ovvero l’avvento della più feroce dittatura della storia, il nazismo. La Repubblica di Weimar è ancora un oggi un monito per la crisi della società europea, ed uno scenario sempre più simile alla situazione attuale che stiamo vivendo.
L’INIZIO E’ LA FINE – Le cause della caduta di Weimar sono molteplici, ma è ovvio che la sua stessa nascita fu maledetta dall’approccio sbagliato con il quale fu trattata la Germania, uscita sconfitta dalla prima guerra mondiale. All’epoca Francia e Inghilterra imposero durissime condizioni all’unica Nazione rimasta in piedi dopo il conflitto, visto lo smembramento dell’Impero austro-ungarico. La Germania fu condannata a pagare 132 miliardi di marchi oro alle Nazioni vincitrici, così come dovette cedere moltissimi territori tedeschi. L’Alsazia e la Lorena tornarono alla Francia, l’antica provincia prussiana fu data alla rinascente Polonia, così tutti i territori coloniali furono ceduti. Ancora più umilianti furono gli articoli 227 e 231 del Trattato di Versailles, che sostanzialmente condannavano la Nazione tedesca come unica responsabile dell’enorme eccidio appena finito. Un giovane delegato ai lavori della Conferenza di Pace, John Maynard Keynes, inviato dal ministero del Tesoro britannico, scrisse un libro diventato poi celeberrimo, “Le conseguenze economiche della pace”. Keynes criticò aspramente l’esito di Versailles, evidenziando le durissime, e troppo punitive, condizioni imposte alla Germania, ed evidenziò come la Conferenza avrebbe dovuto lanciare un programma di rilancio economico per diffondere benessere dopo le sofferenze degli anni di conflitto. Keynes abbandonò la Conferenza di Versailles dato che nessuna delle sue proposte fu accolta, e il suo libro ha assunto negli anni successivi un tono profetico che lo rende ancora oggi molto rilevante.
FERITA MAI RIMARGINATA – Nonostante l’umiliazione subita a Versailles, la Germania uscì dalla prima guerra mondiale introducendo molta più democrazia nelle sue istituzioni. Lo Stato prussiano fu sostanzialmente cancellato, e a Weimar nacque la prima Costituzione veramente democratica del paese. La transizione fu però molto difficile. Dall’inizio della guerra l’Impero tedesco era sostanzialmente retto dall’esercito, e quando la guerra finì, con la fuga del Kaiser Guglielmo II nei Paesi Bassi, l’auspicata trasformazione in monarchia parlamentare naufragò. In Germania scoppiò la rivoluzione, proclamata dalle forze di sinistra, e i poteri del Cancelliere dell’Imperatore passarono al socialdemocratico Friedrich Ebert. La rivoluzione, scoppiata nelle maggiori città tedesche con la nascita di consigli del popolo che sostituivano le precedenti istituzioni, fu subito bloccata con il patto stretto tra Ebert e l’esercito. I socialdemocratici non volevano instaurare per via rivoluzionaria una Repubblica socialista, e questo provocò una frattura con gli spartachisti di Rosa Luxemburg, che volevano imporre anche sul suolo tedesco il modello sovietico. La fondazione del partito comunista tedesco aggravò la spaccatura con la socialdemocrazia di Ebert, e negli scontri di piazza morirono i leader spartachisti Rosa Luxembrug e Karl Liebknecht, a pochi giorni dalle prime elezioni per l’Assemblea che ha l’incarico di scrivere la nuova Costituzione. I continui moti di piazza in tutta la Germania e in particolare nella capitale Berlino consigliano ai neo eletti di svolgere i loro lavori in un’altra città. La scelta cade su Weimar dopo che altre sedi dei lavori dell’Assemblea costituente come Norimberga, Jena e Bayreuth vengono scartate. Viene eletto subito il nuovo presidente della Repubblica, Friedrich Ebert, l’uomo che per paura della rivoluzione preferì allearsi con le forze borghesi invece che con le masse operaie, una frattura mai ricomposta negli anni successivi. Il primo cancelliere della nuova Repubblica è un altro leader socialdemocratico, Philipp Scheidemann, che forma un governo appoggiato, oltre che dal suo partito, da cattolici di centro e democratici, le forze che costituiranno la maggioranza di Weimar. La Repubblica però parte molto impopolare, soprattutto per la sollevazione contro l’esito della Conferenza di Pace di Versailles. Il politico che firma materialmente il Trattato, Mathias Erxberger, così come uno dei ministri degli Esteri dell’epoca, Walter Rathenau, vengono uccisi poco dopo la sua entrata in vigore.