Quei ragazzi del 2000 che vogliono salvare una libreria | VIDEO
05/10/2017 di Gianmichele Laino
Dentro, si sente ancora l’odore della carta. Zalib è un posto come non se ne vedono più. Il suo libraio, gli scaffali alti fino al soffitto, un angolo per il caffè (e per qualche sigaretta rubata), i ragazzi. Zalib ha una porticina quasi invisibile che si apre su via della Gatta, a pochi passi da palazzo Grazioli. Da un lato lo sfarzo berlusconiano, dall’altro un nascondiglio per la mente. Ma Zalib rischia di chiudere: il titolare, Marco Zavaroni, non riesce a pagare l’affitto e i proprietari dell’edificio – la famiglia Doria – gli hanno dato giusto il tempo di fare gli scatoloni.
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ZALIB, I RAGAZZI DI VIA DELLA GATTA PROVANO A RESISTERE
Eppure i ragazzi, quelli di via della Gatta, si sono opposti con forza a ciò che sembrava inevitabile. E stanno provando a resistere. Zalib, infatti, è il luogo d’incontro per tutti i liceali della zona. Non soltanto un posto dove si vendono libri scolastici e testi di letteratura per ragazzi: è il luogo segreto, nel cuore di Roma, dove si raccontano storie, dove ci si confida, dove nascono amori. Dove si cresce.
«Quando entri, Marco ti chiede come stai – dice una ragazza -. Per noi è un padre, un amico, un bambino. Ci ha tenuto nascosta la storia dello sfratto fino all’ultimo momento. E ci ha fatto arrabbiare. Quando l’abbiamo saputo, però, ci siamo attivati immediatamente. Non possiamo fare a meno di Zalib». I ragazzi di via della Gatta stanno facendo le cose sul serio. Organizzano eventi, stampano adesivi, si iscrivono a siti di crowdfunding. Sul web hanno raccolto più di 8mila euro e non intendono fermarsi.
ZALIB, LA BATTAGLIA DEI RAGAZZI COME MESSAGGIO DI SPERANZA
«Siamo aperti da quasi diciotto anni – racconta il titolare della libreria Marco Zavaroni -, evidentemente significa che abbiamo seminato qualcosa di buono. I ragazzi ci stanno mettendo l’anima. Si capisce che per loro questo è un posto importante». Lo dice e quasi si commuove, prendendo Don Chisciotte dalla libreria e sfogliandolo come se fosse una reliquia.
«Stiamo provando a parlare con gli avvocati della famiglia Doria – continuano i ragazzi -, vogliamo proporre loro anche un progetto che vada oltre il semplice recupero del credito. Vogliamo essere credibili, vogliamo assolutamente salvare questo posto». Nei loro occhi, nei loro gesti c’è un entusiasmo che ormai è sempre più raro. Si specchiano nel Mac con cui stanno preparando documenti, locandine e pagine Facebook su cui condividere la loro battaglia. Poi picchiettano le dita sulla copertina di un libro.
«Sono passato di qui perché ho sentito parlare di questa storia – ci dice un professore di liceo -. Nell’epoca di Amazon e Google, questi ragazzi ci trasmettono un messaggio di speranza». Una delle poche smentite, aggiungiamo noi, al fatto che la generazione dei millennials si faccia passare tutto sopra, in maniera passiva, attaccata a uno smartphone. Nel fumo di una sigaretta, nell’odore del caffè, nella pagina sfogliata: Zalib non può chiudere, #SaveZalib.