Stabilità, Zoggia (Pd): «Va migliorata, ma votata. Ma il nodo è Verdini»
20/10/2015 di Alberto Sofia
Proveranno a cambiare la manovra, ma senza “rompere” con Renzi o minacciare le barricate. In attesa che si conosca il testo ufficiale del provvedimento, sulla legge di stabilità le diverse anime della minoranza Pd sembrano tutt’altro che coese. Se Pier Luigi Bersani ha accusato Renzi di copiare Berlusconi, bollando come anticostituzionali le norme sulla cancellazione per tutti di Imu e Tasi sulla prima casa, in pochi sembrano voler seguire l’ex segretario in una campagna con toni quasi da ultimatum. Così, sia al Senato che alla Camera, in pochi hanno intenzione di portare alle estreme conseguenze lo scontro in casa dem. Eccetto D’Attorre, ormai a un passo dall’addio al Pd, per i deputati più vicini a Bersani il voto positivo non sembra in discussione. «La manovra? Ci sono aspetti positivi e negativi, dobbiamo lavorare per correggerla. Ma va votata. Certo, mettere la fiducia sarebbe inutile», ha avvertito il deputato Davide Zoggia, ex responsabile nazionale Enti Locali, intervistato da Giornalettismo.
Onorevole Zoggia, Bersani accusa Renzi di copiare Berlusconi e ritiene incostituzionale l’abolizione delle tasse sulla prima casa per tutti. Condivide i toni o crede che l’ex segretario abbia esagerato?
«La manovra ha luci e ombre. Luci sul mondo produttivo, perché si sta cercando di aiutare le aziende, anche quelle medio-piccole, le partite Iva. Per questo, va sostenuta e semmai ampliata. Per quanto riguarda l’equità, si deve invece ancora lavorare per fare di meglio. Inutile però girarci attorno: sull’Imu è difficile che il governo faccia marcia indietro. Io però affiancherei almeno una seria riforma catastale, che aspettiamo da anni. Sull’uso del contante portato a 3mila euro, invece, non siamo i soli a protestare. Anche personalità autorevoli hanno denunciato come si possano creare non pochi problemi»
Quindi ritiene che la manovra debba essere votata dalla minoranza Pd?
«Guardi, io vedo la manovra nel complesso, non posso considerare soltanto un punto. Lavorando per migliorarla, l’atteggiamento finale non può essere che quello del sostegno. Per questo eviterei di mettere la fiducia. Non serve, sarebbe una forzatura. Già adesso si può dire che il Pd la vota. Invece la fiducia esclude che si possa lavorare per migliorare il provvedimento. All’interno dello stesso Pd, la fase delle tensioni su Jobs Act e scuola è finita: adesso bisognerebbe gestire questa nuova fase in un altro modo. In questi mesi abbiamo mostrato correttezza, non serve creare nemici interni»
Quindi Bersani ha sbagliato a utilizzare quelle parole?
«Io penso che Bersani abbia segnalato un disagio vero nel nostro mondo. Quello che si vive rispetto a certe decisioni, tra tutte quelle che riguardano i confini del Partito democratico. Lo stesso Delrio sta ragionando di questo. Giusto segnalare i disagi, ma dobbiamo lavorare per correggerli. Se abbiamo deciso di restare nel Pd, è evidente che questa sfida riformista la dobbiamo accettare sino in fondo. E, poi, con gli strumenti a disposizione, proveremo a cambiare in meglio le norme»
D’Attore invece è vicino all’addio. La sua posizione resterà isolata o altri lo seguiranno?
«Questo non posso dirlo. Certo, il malcontento c’è nel partito. Ma penso che l’unico modo per affrontare i problemi del Paese sia affrontare la sfida dentro il Partito democratico. Una sinistra che deve lavorare per cambiare il Paese, contro i populismi»
Intanto Ncd implode e una parte di quel mondo guarda verso il Pd. Così come i verdiniani votano di fatto già con la maggioranza, spingendo per il Partito della Nazione…
«Guardi, questo per me è il tema più importante. Di fronte alle parole di Cicchitto che guarda verso Renzi e chiede di sciogliere Ncd, io mi aspetto che qualcuno, almeno dalla segreteria nazionale, faccia chiarezza. Il matrimonio del 2013 è dettato dalle esigenze contingenti, dalla mancata maggioranza al Senato. E dalla volontà di provare a cambiare il Paese, dalle riforme costituzionali, alla legge elettorale. Però non può durare tutta la vita. Alcuni distinguo cominciano a uscire, penso ai diritti civili...»
Eppure Verdini si dice pronto ad appoggiare anche le Unioni civili (senza step child adoption, ndr). E vi accusano di usare lo spauracchio dell’ex sodale del Cav per coprire i vostri errori…
«Guardi, io non ho nulla contro Verdini dal punto di vista umano e personale. Ma la mia storia politica e quella di altri non può chiudersi con quella di Verdini. Lo dico anche a Renzi: sarei più preoccupato di questo, che della Stabilità, che passerà. Il prossimo anno abbiamo due scadenze, amministrative e referendum confermativo sul Ddl Boschi. Dobbiamo lavorare per farci trovare pronti. Ma attenzione, perché sul nodo politico di Verdini si perdono voti. Si rischia di stravolgere il Pd. Non si va in sofferenza con la minoranza del partito. Ma con il nostro elettorato, con il mondo cattolico, con i nostri iscritti»
E se Verdini entrasse ufficialmente in maggioranza, magari dopo l’implosione di Ncd, volente o nolente? Cosa farete, chiederete un Congresso?
«Se la maggioranza è legata alla legislatura la cosa non mi sconvolge. Mi interessa capire come ci presenteremo alle elezioni la prossima volta. A me di stare in un partito con Bondi, la moglie (Repetti, ndr) e Verdini, mi crea problemi. Accetto la sfida riformista di Renzi, ma da un versante di centrosinistra. Ma non posso digerire miscugli indistinti. Mi chiedo, noi con chi ci alleiamo? Verdini non può convivere con noi. Altrimenti altro che scissione, si snaturerebbe totalmente il partito. Con un’entrata in massa dei transfughi da destra, si farebbe molta fatica a chiamarlo ancora Pd»