A Macao tra gioco d’azzardo e saune-bordello

27/10/2011 di Gianluca Longhi

IN GIRO PER L’EX COLONIA– Torniamo a Macao. Una volta attraccato il ferry si sbrigano le procedure d’immigrazione, chi fuma può acquistare sigarette ad un decimo rispetto ad Hong Kong. Sulla terraferma decine di pullman accolgono i visitatori. Sono tutti diretti ai casinò. Belle hostess invitano a salire. Ognuno di questi polli cinesi che scendono un po’ spaesati dal ferry ha in tasca qualcosa che andrà a rimpinguare il PIL locale. Sparsi sulla penisola e sull’isola (con Coloane e Taipa) ci sono almeno trenta templi dell’azzardo. Il fatturato è di molto maggiore rispetto a quello di Las Vegas, di cui Macao ne è la simulazione. Esattamente: simulazione della simulazione. Ma la copia ha superato l’”originale”. Opto per il Venetian di proprietà, come il Sands, del miliardario Sheldon Adelson, situato sull’isola collegata da alcuni lunghissimi ponti, così ho modo di vedere questa bislacca regione autonoma. Ecco, Macao non è posto per girare a piedi. È un po’ come Hong Kong ma con meno sovrapassaggi e sottopassaggi pedonali. C’è traffico e inquinamento. Le vie libere dalle auto sono quelle intorno alla Chiesa di San Paolo, distrutta da un incendio, di cui è rimasta solo la facciata barocca, e la Cattedrale. Sono le vie dello struscio e dello shopping. Da qua ci si può avventurare in direzione del vecchio quartiere a luci rosse, dove si trova un caratteristico ostello. Ma non aspettatevi di incontrare prostitute nei “bassi”. Quest’attività si è spostata nelle saune dei resort.

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