Emergenza casa: in Campania 70.000 abitazioni abusive. E adesso?
15/03/2015 di Donato De Sena
Effettuare le demolizioni secondo le norme attualmente in vigore. Oppure no, indicare quali tipologie di edifici devono essere abbattuti per primi o per ultimi. O anche: approvare una nuova sanatoria. Il fenomeno dell’abusivismo edilizio nel nostro Paese continua a dividere la classe politica in maniera piuttosto trasversale. Soprattutto in Campania, dove il proliferare di immobili privi di permesso di costruzione è stato nel corso dei decenni particolarmente intenso e dove, di conseguenza, è più alto il numero di famiglie che vivono in alloggi privi di autorizzazione, spesso costruiti in un’area protetta, non edificabile. Le statistiche più diffuse parlano di 70mila nuclei familiari che si trovano in questa condizione. Un numero così elevato che pone all’attenzione anche il rischio di generare, in seguito alla normale e giusta azione punitiva dello Stato, un nuovo problema sociale, un’altra emergenza abitativa.
(Foto: Marco Cantile / LaPresse)
70MILA SENTENZE DI DEMOLIZIONE – Bastano pochi numeri per rendere bene l’idea di quanto la situazione sia complicata. Secondo uno studio del Cresme sull’abusivismo edilizio, ripreso anche in atti parlamentari come interrogazioni ai ministri e ordini del giorno, in Italia tra il 2003 (anno dell’ultimo condono) e il 2012 sarebbero state realizzate ben 283mila nuove costruzioni abusive, per un fatturato di circa 19,4 miliardi di euro, e negli ultimi anni sarebbe anche aumentata l’incidenza delle costruzioni illegali nel mercato edile (passando dal 9% del 2006 al 16,9% del 2013). In Campania si registrano le cifre più significative sugli abusi e si scopre nello stesso tempo che la tendenza a realizzare edifici privi di concessione non tende affatto a fermarsi. Nella regione sarebbero state emesse negli ultimi anni ben 70mila sentenze di demolizione di manufatti e sarebbero circa 200mila i procedimenti in corso. Nel dettaglio l’ultimo rapporto di Legambiente, pubblicato nel febbraio 2014, parla della presenza di 175mila immobili abusivi in Campania, con 875 infrazioni accertate dalle forze dell’ordine nel 2012, pari al 13,9% del totale nazionale.
DEMOLIZIONI AL 4% – Ma alle cifre che descrivono il danno vanno affiancate quelle relative alla beffa conseguente, quella dello scarso numero di demolizioni. Se infatti la questione abusivismo nel nostro Paese diventa un problema di proporzioni abnormi, ciò avviene per l’incapacità delle pubbliche amministrazioni a rimuovere i manufatti illegali. Le cause vanno ricercate sia nell’assenza di fondi sufficienti sia nei tempi non rapidissimi che il processo burocratico richiede. In altre parole, nonostante i condoni si siano fermati al 2003, gli abusi viaggiano ad un ritmo ancora più elevato degli abbattimenti. Legambiente ha contato, con l’elaborazione dei dati di 72 comuni capoluogo di provincia italiani (relativamente al periodo tra il 2000 e il 2011) 4.956 demolizioni disposte su 46.760 ordinanze complessive, pari al 10,6%. Il primato spetta a Napoli con 16.837 provvedimenti, solo 710 dei quali portati a termine, pari al 4%. In termini percentuali il record negativo degli abbattimenti va a Reggio Calabria e Palermo, dove, a fronte rispettivamente di 2.989 e 1.943 ordinanze, non sembra essere stata eseguita nel periodo 2000-2011 alcuna demolizione.
DDL REALACCI – Dunque, quale soluzione? Le strade percorribili sono molteplici. Gli ambientalisti sostengono il ddl di cui è primo firmatario il deputato del Pd Ermete Realacci, che chiede una linea dura nei confronti dell’abusivismo attraverso una nuova disciplina delle attività di demolizione. In particolare, il testo depositato alla Camera prevede l’obbligo per i Comuni di redigere ogni anno un elenco degli immobili abusivi presenti sul proprio territorio, inclusi quelli che non possono essere sanati (perché costruiti su zone vincolate), e di predisporre un piano per le demolizioni e per il ripristino dei luoghi. Si prevedono poi nel disegno di legge il potenziamento del fondo di rotazione presso la Cassa depositi e prestiti con 150 milioni di euro da destinare agli abbattimenti, alimentato dal pagamento delle spese di demolizione, e tempi certi per le ordinanze e per la distruzione. Nella relazione che accompagna gli articoli si spiega che l’obiettivo del ddl è quello di «impedire che la mancata attuazione delle norme che prevedono la demolizione o l’acquisizione al patrimonio comunale degli immobili abusivi finisca per alimentare un clima di ‘rassegnata’ accettazione del fenomeno, con tutte le conseguenze che ne derivano, a cominciare dall’assoluta perdita di credibilità dello Stato, incapace di far rispettare la legge».
LEGGI ANCHE: Condono edilizio, lo Stato ha incassato 15 mld. Ma ne ha spesi 45
DDL FALANGA – Una linea diversa però sembra essere quella seguita dalla maggioranza di larghe intese in Parlamento. A gennaio dello scorso anno, il Senato ha approvato una legge, promossa dal senatore di Forza Italia Ciro Falanga ma apprezzata anche a sinistra, che non modifica l’attuale normativa sulle demolizioni, ma si limita ad indicare alle Procure «criteri di priorità per l’esecuzione delle procedure di demolizione». Le norme in questione danno priorità, ad esempio, alla demolizione di edifici che mettono a rischio la pubblica incolumità, di manufatti non ultimati, o utilizzati per attività criminali, o nella disponibilità di condannati per mafia, o, ancora, costruiti in zona demaniale o soggetta a vincolo ambientale e paesaggistico. In questo modo, spiegano i promotori, vengono tutelate le famiglie che vivono in una casa abusiva ma che non hanno altra soluzione abitativa.
FALANGA: «ABBATTERE PRIMA GLI IMMOBILI DEI CAMORRISTI» – Il senatore Falanga, primo firmatario del ddl originario ed uno dei principali promotori della testo passato a Palazzo Madama, al telefono ci ha spiegato che non si tratta affatto di un nuovo condono. «Non ci sono i soldi per abbattere tutte le case contemporaneamente. E poiché – ci ha spiegato – i fondi consentono abbattimenti limitati, bisogna abbattere prima quelli che rappresentano un pericolo. Demolire l’immobile pericolante è più urgente. Poi ci sono quelli dei camorristi. Quelli speculativi. Si devono abbattere tutti. Ma ho messo all’ultimo posto gli immobili cosiddetti di necessità. Per me è preminente abbattere la villa del camorrista rispetto a quella dell’operaio. Io non ho fatto altro che intervenire con un provvedimento che gradua le esecuzioni degli abbattimenti». Insomma, le accuse di voler fermare gli abbattimenti sarebbero infondate. «Chi ci vuole vedere un condono camuffato – ha proseguito Falanga riferendosi ad una parte del centrosinistra ostile al provvedimento – lo veda pure. Io ho sempre chiesto un confronto a Realacci, ma lui lo ha rifiutato. Io desidero sapere da Realacci: tra un immobile in zona con vincolo idrogeologico e uno in zona non vincolata, quale abbatti per prima? E a chi parla di legalità: tu tra la casa di un camorrista e di un operaio quale abbatti prima?». Falanga insomma dice di voler tutelare le 70mila famiglie che vivono nelle case abusive senza tuttavia ricorrere ad una sanatoria. «Io non ho affrontato il tema condono», ripete. E precisa che la classificazione degli edifici non comporterebbe un’impasse burocratica in Procura. «Per fare questa graduazione non ci vuole molto», afferma. «Alcune procure ha già adottato un simile criterio di graduazione, come a Siracusa e Torre Annunziata. Tanto vale fare una legge nazionale che dia un’indicazione identica a tutti». E il rischio che il testo non venga neanche preso in considerazione a Montecitorio? «C’è – dice – il sostegno di alcuni esponenti del Pd che hanno capito il problema. L’ho spiegato molto bene al sottosegretario Lotti, che si è impegnato con me a valutare la possibilità di farlo passare anche alla Camera». «L’ultima casa in Campania – conclude – verrà comunque abbattuta tra vent’anni. Ora si tratta di capire se vogliamo abbattere per ultimo la casa di Gennaro Esposito operaio o la casa di Gennaro Esposito camorrista».
(Foto: Nicola Baldieri / LaPresse)
LEGAMBIENTE: «VOGLIONO PARALIZZARE LE PROCURE» – Tra coloro che non sono per nulla convinti dei tempi ristretti per la classificazione c’è sicuramente Legambiente, che – come detto – difende il ddl Realacci. L’ultimo rapporto dell’associazione ambientalista sull’abusivismo relativamente al lavoro che dovrebbero compiere le Procure, afferma che «l’obbligo di verificare le condizioni previste dall’elenco, è evidente anche al più ingenuo osservatore, significa insabbiarsi nella burocrazia e nei ricorsi giudiziari: di fatto vuol dire bloccare le demolizioni e fare un regalo agli abusivi. Immaginiamo il caso di Ischia. Per istruire le pratiche e classificare le oltre 600 ordinanze di demolizione dell’isola secondo i criteri di priorità sarebbe necessario l’impegno esclusivo e a tempo pieno di tutti gli uffici comunali e di tutte le forze dell’ordine. Senza parlare della quantità di nuovi e pretestuosi ricorsi al Tar da parte di abusivi ‘vittime’ del mancato rispetto dei nuovi criteri di urgenza». E ancora: «Il ddl Falanga altro non è che l’ennesimo tentativo di bloccare le demolizioni. La prima ondata di provvedimenti si concentrava esplicitamente sulla volontà di ottenere per la Campania la riapertura dei termini dell’ultimo condono edilizio, quello del 2003. I più recenti hanno invece puntato la mira sulle Procure, provando a ostacolarne, se non addirittura a paralizzarne, l’attività in materia di antiabusivismo».
DE LUCA: «SANARE TUTTI GLI ABUSI» – Un confronto destinato a diventare ancora più aspro nel caso dovesse intervenire anche il candidato del Pd alla presidenza della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il quale, in un incontro elettorale alla vigilia delle primarie, a San Cipriano D’Aversa, ha parlato di necessità di condonare il 95% degli abusi edilizi. «Escludo dalla possibilità di sanatoria – ha ripetuto l’ex sindaco di Salerno – due categorie di abusivi: quelli che determinano problemi di pubblica incolumità e quelli che hanno recato un danno ambientale insostenibile. Ma tutto il resto dev’essere sanato. Stiamo parlando del 95% delle situazioni. Si fa un piano di zona come comune, si regolarizzano le situazioni, il comune ci guadagna perché si fa pagare la Bucalossi, le famiglie trovano serenità. Quando ho fatto questo ragionamento anche con gli altri candidati… uno scandalo. Allora ho fatto due osservazioni: tu sei in grado di demolire 80mila alloggi? E dove portate il materiale di risulta delle demolizioni? Facciamola finita, quando hai un problema che riguarda 80mila famiglie devi ragionare con il buonsenso».
(Foto di copertina: Marco Cantile / LaPresse)