Marchini cerca sponde in casa D’Alema. E forgia il suo partito della Nazione
05/05/2016 di Redazione
C’è chi parte da sinistra per cercare voti nel centrodestra, oppure chi tenta il percorso inverso. Evocato e temuto dalla minoranza Pd come progetto di Matteo Renzi, ora il partito della Nazione starebbe provando a costruirlo in salsa romana pure Alfio Marchini. Il motivo? Come spiega il Corriere della Sera, l’imprenditore cerca i voti pure in casa D’Alema. Da quel lider Maximo che già bollò come «inadatto» il candidato renziano del Pd Roberto Giachetti.
IL PARTITO DELLA NAZIONE DI MARCHINI IN SALSA ROMANA
Marchini cerca sponde. E prova anche con la moglie di D’Alema. Scrive Verderami:
È vero che Marchini sostiene di non sentire «Massimo da qualche tempo», ma il muro della riservatezza è fragile e infatti cede: «… Eppoi, dato che in famiglia comandano mogli e figli, io punto al voto di sua moglie, Linda Giuva. E lei, che è un’amica, non potrà dirmi di no». Insomma, due voti li considera sicuri. D’altronde i rapporti tra il líder maximo e l’erede della dinastia romana «calce e martello» hanno fondamenta profonde. Fu a casa di Marchini che D’Alema incontrò Francesco Cossiga per organizzare il «dopo Prodi», fu a casa di Marchini che D’Alema — diventato premier — conobbe il gran regista di Mediobanca Enrico Cuccia, c’era anche Marchini tra i soci fondatori di Italiani-Europei, e prima ancora tra gli azionisti dell’Unità quando D’Alema era a capo dei Ds.
Intanto però, almeno per ora, nel carro di Marchini sono saliti Berlusconi, Alfano e Fitto. Quasi un Pdl 2.0. Ma non solo. Pure Storace e pezzi di destra legati ad Alemanno (come il movimento Azione nazionale) sono con lui. Anche Bossi, come avversario di Salvini, ha fatto un endorsement per l’imprenditore. Di fronte a quest’unione di vecchi pezzi del centrodestra berlusconiano, D’Alema farebbe fatica a trattare? Forse no, per il Corriere della Sera:
Marchini invita a «smetterla con il passato»: «Dopo settanta anni siamo ancora a Peppone e don Camillo? Non se ne può più». Così dicendo, apparecchia una bicamerale con vista Campidoglio. La verità è che un pezzo di sinistra storica romana fa il tifo per Marchini, senza preoccuparsi se insieme a lui ci sono i nemici di un tempo. Anzi, Duccio Trombadori, pittore e figlio di un famoso partigiano mandato al confino da Mussolini, in un’intervista al Dubbio ha detto di non aver problema a stare dalla parte di «Alfio e della nipote del Duce», Alessandra Mussolini, «che dimostra di essere persona capace di superare cose ormai del passato». Ad alimentare a Roma la versione aggiornata di quel che fu in Sicilia il milazzismo è, per un verso, l’ostilità nei confronti di Renzi e della sua logica rottamatrice. Ma c’è anche la visione pragmatica di chi — come il sindaco di Torino, Piero Fassino — pur se schierato nel Pd dalla parte del premier, ritiene comunque che «Marchini sia l’unico nella Capitale a poter battere la Raggi al ballottaggio».
C’è poi la posizione della Chiesa, sottolinea il Corsera:
«In effetti, dopo quindici anni di dissesto politico economico e infine morale, è possibile che i grillini conquistino il Campidoglio dopo aver aperto una breccia a Porta Pia, dopo aver incassato persino dal segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, un attestato a favore della loro candidata, «alla quale auguro ogni successo, di diventare quello che vuole diventare». Ecco allora spiegata la funzione del Partito della nazione romano, che abbraccia ecumenicamente ciò che resta dell’impero berlusconiano, la vecchia Chiesa post-comunista e anche la Chiesa delle parrocchie. Perché Parolin non l’avrà citato, «ma in ogni oratorio in cui vado — racconta Marchini — il sagrestano mi viene ad accogliere e mi dice: “Ingegne’, noi sagrestani la votamo tutti”».
Un asse D’Alema-Marchini a Roma, al momento, resta però soltanto ipotetico:
E chissà se D’Alema annuncerà davvero di votarlo, sotto la spinta della consorte. Per ora ha solo bocciato il candidato di Renzi, che sta sempre nei suoi pensieri, anche quando i compagni della minoranza lo cercano per il suo compleanno. È accaduto tre settimane fa, mentre era a New York, da dove ha risposto agli auguri con il solito tono: «Siete senza spina dorsale, diciamo. Quello è un problema per l’Italia, sta liquidando il partito e voi niente». «In famiglia contano moglie e figli», ripete Marchini, che ha avuto modo di verificarlo un paio di mesi fa, quando gli si parò davanti Maurizio Gasparri, disperato: perché il Cavaliere puntava ancora su Bertolaso, «e mia figlia — confidò il dirigente forzista — è venuta a dirmi che vuole votare te, Alfio. L’ha pure scritto in rete». Mogli, figli, compagni e sagrestani. Tutti con Marchini. Alla vigilia.