Il coraggio di Amara, che ha salvato la nipotina da infibulazione e matrimonio combinato
11/10/2017 di Alice Bellincioni
Amara è una nonna coraggiosa, originaria dell’Africa Occidentale e arrivata in Italia con la nipotina per salvarla dall’infibulazione e da un matrimonio combinato. La sorte che in passato ha subito anche lei. La sua storia è stata raccolta da Terre des Hommes Italia, l’organizzazione impegnata nella difesa dei diritti dell’infanzia, che l’ha inserita nella sesta edizione dossier Indifesa, pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Bambine, proclamata dall’Onu per l’11 ottobre.
Amara è stata avvistata da Marianna Cento, psicoterapeuta di Terre des Hommes, a Pozzallo, nella fila dei migranti sbarcati e in attesa delle procedure di identificazione, prima del trasferimento nell’hotspot. «Tra loro vedo Amara, una donna originaria dell’Africa Occidentale, assieme a una bambina, e le chiedo come stanno. È una procedura che seguiamo per individuare potenziali vulnerabilità psicologiche nei primi minuti dopo gli sbarchi, senza essere invadenti», spiega Marianna Cento. «Incontro gli occhi di Amara, segnati dal dolore ed esausti: “Sono molto stanca”, mi risponde. Ciononostante il suo sguardo non è completamente spento, mantiene un barlume di vita».
LA STORIA DI AMARA, SCAPPATA IN ITALIA PER SALVARE LA NIPOTINA DA UN DESTINO SEGNATO
Amara trova il sostegno dell’équipe di assistenza psicosociale di Terre des Hommes e al primo colloquio con Marianna Cento si lascia andare a un racconto drammatico, ma pieno di speranza: la speranza di una donna che non si è fatta piegare dalle sofferenze e dagli abusi subiti e ha scelto un futuro diverso dal suo per la piccola ed unica nipotina. Una speranza così forte, da farle intraprendere un viaggio lunghissimo e faticosissimo mano nella mano della bambina. Quel viaggio che l’ha portata fino a Pozzallo.
AMARA, L’ADOLESCENZA SPEZZATA DALLA MUTILAZIONE GENITALE DAL MATRIMONIO COMBINATO
Amara proviene da una famiglia musulmana, ha frequentato la scuola fino ai 14 anni. Poi, durante le vacanze estive, la sua famiglia l’ha consegnata a una società segreta femminile (sono molto diffuse in Adrica Occidentale), perché ricevesse l’iniziazione dalla leader, la soweis. Un rituale a fasi, che per prima cosa – per segnare il passaggio dall’adolescenza all’età adulta – prevede la mutilazione degli organi genitali femminili. «Amara racconta di essere stata svegliata nel cuore della notte, bendata e condotta contro la sua volontà nel bush, per essere sottoposta a questa pratica violenta insieme ad altre 20 ragazze. Sebbene siano passati molti anni, la memoria del rituale, cruento e fortemente traumatizzante, è vivida e bruciante nell’anima della donna», riferisce la psicoterapeuta di Terre des Hommes.
L’iniziazione si è poi conclusa con un secondo rito di purificazione mediante l’acqua, quindici giorni dopo la mutilazione degli organi genitali. Dopo, ancora una ragazzina, Amara era pronta per il matrimonio, nonostante non volesse sposare un uomo molto più anziano di lei, nonostante volesse proseguire gli studi. Non poteva farlo, perché «il suo seno era ormai venuto fuori», le ha spiegato la madre. E così Amara è stata costretta a unirsi a un uomo molto più vecchio di lei e già sposato. A 15 anni è rimasta incinta per la prima volta: è nato il primo dei suoi tre figli, due femmine e un maschio, nell’indifferenza totale del marito, che doveva mantenere la prima famiglia.
IL CORAGGIO DI AMARA: L’ATTIVISMO CONTRO LE MUTILAZIONI GENITALI, NONOSTANTE LE INTIMIDAZIONI
Una vita di sofferenze, che hanno reso Amara una donna molto coraggiosa: insieme ad altre attiviste del paese, ha fondato un gruppo per sensibilizzare le ragazze sulle conseguenze delle mutilazioni genitali e per incentivarle a proseguire gli studi dopo l’infanzia. Un attivismo che alla società segreta femminile a cui “apparteneva” non è proprio andato giù: hanno rapito le sue figlie, sottoponendole allo stesso brutale rito di iniziazione. Amara è riuscita a salvare solo una di loro – la mamma della nipotina portata in Italia – l’altra è stata uccisa. Questo non ha fermato la donna coraggiosa, che ha incendiato il luogo in cui si svolgevano i riti e ha proseguito con più determinazione la sua attività a sostegno delle ragazze, andando di villaggio in villaggio per sensibilizzarle.
IL LUNGO VIAGGIO DI AMARA PER SALVARE LA NIPOTINA KIRMANI
Durante uno dei viaggi di Amara, la figlia è rimasta incinta di Kirmani, la bambina salvata da quella che è stata soprannominata da Terre des Hommes “Nonna coraggio”. Il destino della piccola era segnato: sarebbe stata presa anche lei dalla società segreta e sarebbe stata sottoposta alla mutilazione genitale femminile. Amara è riuscita a salvarla: ha preso la bambina e l’ha condotta a piedi per un viaggio di 170 chilometri nel deserto. Poi la prigionia a Sabha, dove ha subito violenze fisiche e sessuali e ha assistito all’uccisione di altre persone. È riuscita a fuggire anche da lì e ad imbarcarsi a Sabratha verso l’Europa. Un viaggio spaventoso quello dalla Libia all’Italia, con il motore dell’imbarcazione rotto e il mare agitato. «Pregavo e cantavo… Ho perso la speranza. Quando ho visto la nave di soccorso ho temuto che ci avrebbero catturati», ha raccontato Amara a Marianna Cento. Mentre parla – racconta la terapeuta di Terre des Hommes – «è costretta a fare delle pause perché le lacrime le impediscono di proseguire. Eppure questa donna è allo stesso tempo dotata di una capacità di sopravvivere agli urti della vita e di una determinazione che sembra provenire da una forza maggiore e la spinge a proseguire».
Da dove origina il coraggio smisurato di Amara: «Kirmani, la mia speranza viene da lei… Voglio che abbia un futuro diverso dal mio, vorrei che studiasse in Italia». Oltre alla nipotina, la donna vuole aiutare anche le altre bambine del suo paese: per farlo, offre se stessa, la sua storia terribile, la sua testimonianza, ma anche il suo indomito coraggio.
Foto copertina: ANSA/REDAZIONE