Assolto 70 anni dopo la sua esecuzione
18/12/2014 di Redazione
George Stinney aveva 14 anni quando fu arrestato, accusato della morte di due bambine, condannato e ucciso nelle spazio di appena tre mesi e senza appello, nel South Carolina del 1944.
AI TEMPI DEL SEGREGAZIONISMO – Mentre gli americani neri combattevano accanto ai bianchi nella Seconda Guerra Mondiale in tutto il mondo, in casa il segregazionismo era ancora lontano vent’anni dal finire e il pregiudizio razziale era forte come non mai, ancora di più in South Carolina, vera e propria culla del suprematismo bianco. Anche oggi quando si tratta di mandare qualcuno a processo i neri hanno una corsia preferenziale, ma la storia del giovane Stinney grida vendetta ancora oggi e per questo c’è chi si è battuto per la revisione del processo, un gruppo di attivisti neri animati da George Frierson.
UN PROCESSO DA ANNULLARE – Il giudice Carmen Mullen che ha gestito il caso ha concluso che Sinney sia stato vittima di un’ingiustizia e che i suoi diritti costituzionali siano stati violati, imbastendo un processo su una sua presunta confessione, ottenuta peraltro senza la presenza di un avvocato difensore dopo averlo strappato ai genitori. Stinney fu accusato dell’omicidio di due bambine, bianche, di 7 e 11 anni, alle quali lo collegava solo il fatto che lui e la sorella il giorno prima avevano parlato con loro.
IL BAMBINO MANDATO MORTE – Stinney è il più giovane condannato a morte nella storia degli Stati Uniti, un bambino, all’epoca dell’esecuzione pesava 43 chili ed era altro appena 1,57. Quando lo hanno messo sulla sedia elettrica l’hanno dovuto sedere su un elenco del telefono e gli elettrodi e i legacci erano troppo grandi per le sue gambe. Difficile ipotizzare che possa aver massacrato di botte le due vittime, uccise appunto a percosse, ma la sua «assoluzione» postuma è in realtà una condanna del processo, che non rispettò le più elementari garanzie costituzionali che comunque all’epoca valevano anche per i neri.