L’attico del vescovo acquistato con i soldi per i bambini malati

19/10/2017 di Redazione

Erano destinati ai bambini autistici oppure ai piccoli malati di tumore i soldi spesi dalla Fondazione Campanile, un’importante realtà socio-assistenziale siciliana, per un attico di 210 metri quadrati al centro di Roma. È quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Trapani che vede l’ex vescovo della città, monsignor Francesco Miccichè, indagato per appropriazione indebita e malversazione per la distrazione di fondi dell’8 per mille. Il prelato, sollevato dal suo incarico nel 2012 da papa Benedetto XVI, avrebbe utilizzato i soldi della fondazione per fini privati invece di destinarli, alle cure dei bimbi o altre iniziative benefiche. Ne parla Alessandra Ziniti su Repubblica.

L’ATTICO DEL VESCOVO COMPRATO CON I SOLDI DESTINATI AI BAMBINI MALATI

L’attico, intestato alla Curia di Trapani, si trova al quarto piano di un antico palazzo nobiliare in via San Nicola di Tolentino e fu acquistato dal vescovo nel 2008 per 800mila euro, un prezzo più basso per il centro di Roma, dichiarando tra l’altro l’utilizzo per finiti di culto, quindi equiparandolo ad una chiesa. L’acquisto dell’appartamento è solo l’ultimo caso in una vicenda molto vasta. L’inchiesta è aperta da 5 anni. L’ipotesi dei magistrati è che l’operazione rientrasse tra gli investimenti che Micciché avrebbe realizzato sottraendo quasi tre milioni di euro alla Diocesi. I soldi dei fondi dell ‘8 per mille e della Fondazione Campanile sarebbero stati sottratti con un escamotage tecnico-finanziario: la fusione della fondazione con un’altra della quale il vescovo aveva nominato amministratore il cognato. Per l’acquisto dell’attico sarebbero stati prelevati da un contro ben 500mila euro. Una replica di Micciché non si è fatta attendere. In una lettera all’ex procuratore Marcello Viola ha scritto di aver scoperto «la pericolosità di una mafia ecclesiastica non meno potente, insidiosa e nefasta della mafia che il sistema giudiziario in Italia è impegnato a contrastare».

(Foto da archivio Ansa di Servizio Fotografico Osservatore Romano)

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