Ballottaggio sindaco di Trieste 2016: Cosolini contro Dipiazza
13/06/2016 di Alberto Sofia
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BALLOTTAGGIO SINDACO TRIESTE 2016
Non è bastata la spinta del premier Renzi, arrivato a Trieste in piena campagna elettorale per sbandierare la valorizzazione dell’area storica del Porto Vecchio e aiutare il sindaco Roberto Cosolini verso la conferma. Né l’attacco della vice-segretaria Pd Debora Serracchiani contro il rischio di un «ritorno all’immobilismo del passato», di fronte alla sfida lanciata dall’ex sindaco Roberto Dipiazza, riuscito a riunire quel centrodestra deflagrato in gran parti d’Italia. Per i vertici dem il verdetto del primo turno delle elezioni Comunali è stato amaro pure a Trieste. Come non bastasse il rischio di perdere vecchi fortini come Torino, o subire sconfitte simboliche tra Roma e Milano, anche nell’estremo confine orientale dell’Italia il Pd sarà costretto a una complicata rimonta.
- IL BALLOTTAGGIO PER IL SINDACO DI MILANO: SALA vs PARISI
- IL BALLOTTAGGIO PER IL SINDACO DI TORINO: FASSINO vs APPENDINO
- IL BALLOTTAGGIO PER IL SINDACO DI ROMA: RAGGI vs GIACHETTI
- IL BALLOTTAGGIO PER IL SINDACO DI NAPOLI: DE MAGISTRIS vs LETTIERI
- IL BALLOTTAGGIO PER IL SINDACO DI BOLOGNA: MEROLA-BORGONZONI
- IL BALLOTTAGGIO PER IL SINDACO DI VARESE: ORRIGONI vs GALIMBERTI
IL BALLOTTAGGIO A TRIESTE: COSOLINI (PD) TENTA LA RIMONTA
Certo, sondaggi alla mano, nessuno si aspettava una partita dall’esito scontato. Ma nemmeno l’exploit targato Dipiazza. «Sono sorpreso anch’io. Ma è chiaro che la gente non ha creduto alla passerella dei ministri e del premier venuti a Trieste», ha rivendicato lo stesso candidato. Ma sono i numeri a fotografare la sconfitta democratica: Dipiazza ha chiuso in testa con il 40,81% delle preferenze (39mila 495 voti), con Cosolini costretto a inseguire, staccatoo di circa dieci mila voti voti (29.22%). Un risultato che non basta a evitare il ballottaggio, ma che le opposizioni considerano come un primo schiaffo ai vertici renziani. Quasi un avviso di sfratto.
Perché, oltre alla presidenza della Regione guidata dalla numero 2 dem Serracchiani, triestino è il capogruppo alla Camera e fedelissimo del premier Ettore Rosato. Lo stesso che nel 2006 fu sconfitto al ballottaggio proprio da Dipiazza. Ma non solo: in Friuli-Venezia Giulia il Pd rischia di perdere anche Pordenone, altra città dove il centrodestra ha chiuso in vantaggio il 5 giugno. Ma è Trieste, storico crocevia di culture e migrazioni, la sfida sulla quale ha puntato forte lo stesso Renzi. Un feudo dem che ora Dipiazza sogna di espugnare.
IL BALLOTTAGGIO A TRIESTE: I BIG IN CITTÀ
In vista del ballottaggio, la partita di Trieste si è così trasformata in uno scontro simbolico pure in chiave nazionale. Non è un caso che in città sia arrivato anche Matteo Salvini, leader di quella Lega Nord che ha però perso il derby interno contro Forza Italia, di oltre 3mila voti (9,8 contro il 14,4%). Resta però l’obiettivo principale: strappare ai dem il feudo triestino. Una terra di confine, a due passi da quella Slovenia che, alla pari di altri Paesi balcanici, lo scorso marzo bloccò la rotta dei migranti. «Diciamo no alla cancellazione del reato di immigrazione clandestina», ha attaccato non a caso lo stesso Salvini da Trieste. Puntando su un tema, quello dell’immigrazione, che da settimane è rimbalzato in campagna elettorale, in una città in grado di creare negli scorsi anni un sistema diffuso di accoglienza ai profughi noto “modello Trieste“. Tradotto, una rete di strutture private per la ricezione, al contrario dei consueti centri provvisori ed emergenziali.
CACCIA AGLI INDECISI
A una settimana dal secondo turno, però, l’attenzione di Cosolini e Dipiazza è rivolta soprattutto a recuperare gli indecisi, così come chi ha votato per candidati ora estromessi dal ballottaggio. In base alla stime, venti o trenta mila sono i voti realmente in palio, rispetto agli oltre 110mila finiti tra astenuti, schede bianche ed elettori che non hanno votato né centrosinistra né centrodestra.
Per il verdetto finale potrebbe così risultare decisivo l’elettorato del Movimento 5 Stelle, grande deluso delle Comunali a Trieste. Il motivo? Il candidato Paolo Menis si è fermato poco sotto il 20%, con poco più di 13mila consensi. «Ci aspettavamo un risultato diverso, credevamo di potercela giocare al ballottaggio. Facciamo autocritica per non essere riusciti a intercettare le esigenze dei più giovani», ha ammesso il candidato pentastellato. Ora il suo bagaglio di consensi è un bottino che può spostare gli equilibri e le sorti della sfida tra Dipiazza e Cosolini al secondo turno. «Appartiene ai cittadini, possono decidere autonomamente», ha tagliato corto Menis. Tradotto, nessuna indicazione dal M5S per una partita che rischia di giocarsi voto per voto.
AGGIORNAMENTI E NOTIZIE
I RISULTATI DELLE ELEZIONI COMUNALI 2016 A TRIESTE
Questi i risultati del primo turno tra i due principali candidati:
I CANDIDATI
Roberto Dipiazza, candidato del centrodestra, è già stato sindaco di Trieste dal 2011 al 2011. Nonostante le tensioni romane tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, è riuscito a tenere compatta la coalizione e a chiudere in testa il primo turno delle Amministrative a Trieste. Nel 1996 si è iscritto in Forza Italia, poi è passato al Nuovo centrodestra con il quale è stato eletto in Consiglio regionale e con cui si candidò anche alle ultime elezioni Europee. Ha poi “abiurato” la sua convergenza con il partito di Alfano, dal quale si è dissociato fino alla nuova candidatura per il capoluogo del Friuli-Venezia Giulia.
Roberto Cosolini, candidato del centrosinistra, è il sindaco uscente di Trieste. Nel 2011 fu eletto al ballottaggio con il 57,5%, battendo lo sfidante del Pdl Roberto Antonione, che si fermò poco sopra il 42%. Ora è costretto a inseguire nel secondo turno delle Amministrative. La candidatura bis è arrivata dopo aver battuto alle primarie il collega Francesco Russo, senatore Pd. Cosolini, candidato renziano, ha vinto con 4.447 voti e il 65% dei consensi, contro il 34,98% di Russo.
I SONDAGGI
Alla vigilia del primo turno, era considerato scontato, sondaggi alla mano, il ballottaggio tra Dipiazza e Cosolini. Nessuno prevedeva però l’ampio margine a favore del candidato di centrodestra. Nuovi sondaggi non sono possibili, a causa del blackout imposto per legge. Ma è chiaro che saranno decisivi i voti del M5S.
IL BALLOTTAGGIO A TRIESTE: COME E QUANDO SI VOTA
Ma quando si voterà? La data del ballottaggio è stata già decisa. Le urne saranno aperte soltanto per la giornata di domenica 19 giugno, dalle 7 alle 23.
Come si vota? Il secondo turno sarà una sfida tra i due candidati che hanno ottenuto la percentuale di voti maggiore, seppur senza raggiungere il 50% dei voti. Ovvero, a Trieste, Roberto Dipiazza (40,8%, sostenuto da Forza Italia, Lista Civica Dipiazza per Trieste, Lega Nord, Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, Lista Civica Stop Prima Trieste, Partito Pensionati) e Roberto Cosolini (29,2%, PD – Demokratska Stranka, Cosolini Sindaco Insieme per Trieste Cosolini Sindaco, Verdi Psi Cosolini Sindaco, Sinistra Ecologia Libertà – Svoboda Ekologija Levica, Trieste Città Solidale).
Nei comuni con un numero di abitanti maggiore a 15mila, come nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia, sarà eletto il candidato sindaco che avrà ottenuto più voti validi.
Gli elettori riceveranno soltanto una a scheda riportando i nominativi dei due sfidanti. Tutti gli aventi diritto possono votare, anche chi non ha votato al primo turno. Basterà presentarsi al proprio seggio con un documento di riconoscimento e la tessera elettorale (qui vi spieghiamo come sostituirla se deteriorata, smarrita o piena).
I diciottenni che non avevano compiuto il diciottesimo anno d’età prima del 5 Giugno 2016 – data del primo turno – non potranno votare. Il motivo? Il ballottaggio viene considerato collegato al primo turno e la platea degli aventi diritto è quella certificata come valida per il primo turno stesso. Per votare l’elettore può esprimere il suo voto tracciando un segno sul rettangolo contenente il nome e cognome del candidato sindaco prescelto sotto il quale sono riprodotti i contrassegni delle liste collegate.
Entro sette giorni dal primo turno di votazione, i candidati potranno dichiarare di essersi “apparentati” – collegati, ndr – con altre liste.