La donna uccisa per non aver lavato i piatti
10/07/2017 di Redazione
«Tua figlia merita tutto questo perché non aveva lavato i piatti così come le avevo detto». Avrebbe risposto così alla mamma della vittima il rumeno Sima Marian, 44 anni, ora in carcere a Bari in stato di fermo per l’omicidio volontario della compagna, la 30enne polacca Anita Betata Rzepecka. A riferirlo è stata la donna, ai carabinieri, spiegando anche che le violenze andavano avanti da due anni ma che la giovane non denunciava il compagno per paura. È una vicenda raccapricciante.
LA DONNA UCCISA PER NON AVER LAVATO I PIATTI
L’uccisione è avvenuta la sera del 6 luglio, alla periferia di Bari, in un casolare abbandonato in via di Cagno Abbrescia, nel quartiere Japigia, dove la vittima viveva con il compagno e alcuni connazionali romeni.
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Quando la madre di Anita, la sera dell’aggressione, è giunta nel casolare dove la 30enne e Sima Marian vivevano, trovando la giovane sulla lettiga dell’ambulanza priva di sensi, avrebbe chiesto al 44enne: «Cosa hai fatto a mia figlia?». A quel punto, stando al racconto della signora ai carabinieri, lui, ridendo, avrebbe risposto: «Tua figlia meritava quello che le è accaduto». La madre della vittima ha raccontato agli investigatori di violenze subite dalla figlia negli ultimi due anni. «Bastava – ha raccontato la signora – un ritardo nell’esecuzione delle faccende domestiche per farlo andare su tutte le furie». «Mia figlia – ha poi spiegato la donna – non ha mai inteso sporgere alcuna denuncia nei confronti del suo compagno, che frequenta da quando è uscito dalla galera, perché lui anche in mia presenza la minacciava col coltello di morte, qualora lo avesse denunciato».
(Foto generica da archivio Ansa)