Le pubblicità che amano i gay (e sfottono Barilla)

Il clamore suscitato dal boicottaggio a Barilla dopo le dichiarazioni di Guido Barilla che «non farebbe mai uno spot con una famiglia gay» perché la sua azienda è per «la famiglia tradizionale», ha scatenato l’immediata risposta di numerosissimi altri brand che hanno colto la palla al balzo per schierarsi a favore dei diritti LGBT e, sfruttare i riflettori accesi per farsi un po’ di pubblicità.

Twitter/@GeremiaBombino
Twitter/@GeremiaBombino

ALTHEA, LA VICINA DI BARILLA – La prima a farsi avanti è stata Althea, azienda parmense che produce sughi pronti. Dopo aver osservato quello che stava accadendo alla «vicina di casa» Barilla, è passata al contrattacco con un post su Facebook che fa il verso al celeberrimo pay-off di Barilla:

barilla pubbicita gay 3

 

INTANTO, PASTA GAROFALO… La trovata di Althea riscuote un certo successo (e in molti si dicono pronti a diventare nuovi clienti della marca) così, a cascata, arriva anche Pasta Garofalo, pastificio napoletano nonché diretto competitor di Barilla:

barilla pubbicita gay 2

 

MISURA, «CONTRO TUTTE LE INTOLLERANZE» – I commenti sono positivi, nonostante qualcuno faccia bonariamente notare come si tratti di una mossa à la «vincere facile». Ma tutti apprezzano: non soltanto la presa di posizione dei vari brand sulla questione scatenata da Guido Barilla, ma anche per aver dimostrato di tenere in grande considerazione la «voce» degli utenti del web. E, su Twitter, si fa avanti anche Misura, con un tweet decisamente calzante:

 

LA PROSSIMA PUBBLICITÀ CON BANDERAS – Mentre qualcuno dà un suggerimento a Guido Barilla per la prossima campagna pubblicitaria con Antonio Banderas che, nel 1993 interpretò il ruolo di un omosessuale in Philadelphia, al fianco di Tom Hanks.

 

I PRECEDENTI: IKEA – Al di là dei casi specifici scatenati da Barilla, non è la prima volta che qualche brand molto noto si schiera apertamente a favore degli omosessuali o di altri modelli di vita famigliare. Il caso più famoso, in questo senso, è quello di Ikea, che nella primavera del 2011 lanciò la campagna «siamo aperti a tutte le famiglie» mostrando una coppia di uomini che si tiene per mano, muniti dell’inconfondibile borsone giallo dello store:

 barilla-pubbicita-gayLa campagna aveva suscitato le ire dell’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi, che addirittura aveva affermato che la pubblicità sarebbe stata lesiva della Costituzione. La risposta della multinazionale dell’arredamento, però, era stata decisa e pacata, spiegando che sì, quella descritta nell’articolo 29 della Costituzione, era la famiglia basata sul matrimonio ma che nella realtà odierna esistevano altri tipologie di famiglie ed era a tutte queste, compresa quella «tradizionale» che Ikea si rivolgeva.

LO SPOT DI MCDONALD’S – Un anno prima ci aveva pensato McDonald’s, facendo uscire per i mercato francese uno spot che, con molta delicatezza, trattava il tema dell’omosessualità dal punto di vista di un adolescente che si trova a pranzo con il padre:

 

AMAZON E I MATRIMONI GAY – Più recente, invece, il caso di Amazon che lo scorso febbraio ha lanciato uno spot per il nuovo Kindle Paperwhite: in un villaggio vacanze, un uomo e una donna vicini di sdraio discutono delle caratteristiche dell’e-reader di Amazon. Una volta convinto della bontà del device, l’uomo propone alla donna di festeggiare. Lei, però, risponde che il marito è appena andato a prenderle qualcosa da bere. «Anche il mio», risponde l’uomo, mentre si volta a salutare il consorte. Un messaggio forte a favore dei matrimoni gay, in un momento di grande dibattito in Europa come negli Stati Uniti.

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