Batterio killer: dopo il cetriolo è il turno della barbabietola
09/06/2011 di Redazione
Analisi di laboratorio effettuate in Olanda su campioni prelevati da germogli di barbabietola rossa hanno rivelato la presenza di batteri di Escherichia coli. Siamo di fronte a un ceppo olandese?
Dutch Food Safety Authority ha detto che i ricercatori stanno ancora cercando di identificare il ceppo olandese, sebbene non ci sia per ora alcun allarme circa la sua potenziale pericolosità, riferisce l’Huffington Post. L’Agenzia ha dichiarato che non è lo stesso batterio che ha ucciso 27 persone e ne ha fatte andare in ospedale altre 2900. Solo un’azienda, chiamata Hamu, aveva tra i suoi prodotti barbabietole contaminate. “Non è la stessa cosa che succede in Germania.” Ha dichiarato Esther Filon, portavoce dell’agenzia. “Certo, ci si può ammalare, ma questo batterio non è letale.”
NON LETALI – Inoltre la Signora Filon ha dichiarato che le autorità stanno cercando di ricostruire tutti i passaggi che hanno fatto i prodotti della Hamu, per ricreare la filiera seguita dal batterio. La Hamu, che si trova a una settantina di chilometri da Amsterdam, esporta le barbabietole in Belgio e Germania, oltre a venderle in Olanda. Ci sono centinaia di batteri di Escherichia coli in natura, ma solo pochissimi sono mortali per gli esseri umani. In generale creano problemi digestivi, mal di stomaco, mal di pancia, diarrea. Non piacevoli, ma non letali.
MIGLIORAMENTO – Ognuno di noi ha normalmente nell’intestino alcuni batteri di E. coli, che si trovano anche nelle mucche, nelle pecore e in altri mammiferi. Batteri che non sono pericolosi per gli animali possono esserlo per gli uomini. Il problema è che questi batteri sono in costante mutazione, e quelli non letali possono mutarsi in letali. L’Unione Europea aveva segnalato che germogli di barbabietola rossa olandese contaminati erano stati trovati in Germania, e i test effettuati dagli olandesi ora danno la conferma. Il Robert Koch Institute di Berlino intanto segnala che è deceduta un’altra persone e che ci sono altri 160 casi di infezione da E.coli, ma che la situazione è in progressivo miglioramento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che 97 persone si sono ammalate in 12 altri paesi europei e 3 negli Usa. L’Eu ha stanziato un fondo di 210 milioni di euro da distribuire ai coltivatori danneggiati dall’epidemia. Ma i danni sono molti, soprattutto per gli spagnoli, i cui cetrioli sono stati i primi accusati di essere la causa della diffusione del batterio killer. Inoltre Russia e Arabia Saudita hanno bloccato le importazioni di vegetali dall’Eu. Insomma, la soluzione della questione è ancora lontana. Intanto i banchi frutta e verdura in negozi e supermercati restano pieni.