Benvenuti nel Paese della Riconciliazione

25/05/2009 di Luigi Prosperi

UNO, NESSUNO E CENTOMILA – Dentro questa storia ci sono mille storie. Rolandi, il PCI, Mario Merlino, Valpreda, ognuno meriterebbe di essere al centro della scena, illuminato dall’occhio di bue, con la voce fuori campo che ci racconti dettagliatamente di lui. Chi sono, cosa c’entrano con piazza Fontana, che idea si fanno della strage, se aiutino o meno le indagini e perché. In quali uffici si decide la pista da seguire? Chi indica gli anarchici come responsabili? Il Questore di Milano nel 1969 è Marcello Guida. Quel Marcello Guida uomo di fiducia di Mussolini. Quel Marcello Guida direttore del carcere di Ventotene, dove venivano spediti i prigionieri politici, i comunisti gli anarchici i cospiratori. Dopo trent’anni, è un’Autorità democratica. Repubblicana. Gli autori vanno cercati negli ambienti dell’estrema sinistra. Lo dice subito, è sicuro Guida. La storia è fatta di cause ed effetti, azioni e reazioni. Conseguenze. Poi documenti. Persone che li mettano in relazione tra loro.Perché le azioni portano a reazioni, ma spesso il difficile è capire il collegamento tra più eventi, la causa comune. Il 12 dicembre l’attentato a Piazza Fontana. La notte stessa scattano le indagini sugli anarchici. Il 15 dicembre Pinelli vola dalla finestra. Il 16 vengono arrestati Valpreda e altri compagni. Tra loro, un tale Mario Merlino. Che si scoprirà infiltrato per conto di servizi segreti. Estremista di destra, in realtà. Destra a cui si arriverà nei mesi successivi.

C’è un legame? Una logica? Un disegno? Solo una serie di errori madornali? 

Il dott. Marcello Guida, Questore di Milano, nonostante l’On. Malagugini avesse richiamato la sua attenzione sulle gravi responsabilità che si assumeva nel rendere pubblico il suo convincimento sulla responsabilità negli attentati degli anarchici in generale e del Pinelli in particolare (e questa circostanza dovette avere certamente il suo peso nella formazione di probabile convincimento da parte degli Ufficiali di P.G. presenti che il Questore non agisse di sua iniziativa), tenne una conferenza stampa sulle modalità della morte dei Pinelli nel corso della quale fece affermazioni poi riportate dalla stampa, quali: «Era fortemente indiziato». «Ci aveva fornito un alibi ma questo alibi era completamente caduto». « Il funzionario e l’ufficiale gli hanno rivolto un’ultima contestazione. Un nome, un gruppo: li conosceva? Li aveva visti? Quando? Poi sono usciti dalla stanza. Di improvviso Giuseppe Pinelli è scattato. Ha spalancato i battenti della finestra socchiusi e si è buttato nel vuoto» («Corriere della Sera» del 16-12-69).

«Quando si è accorto che lo Stato che lui combatteva lo stava per incastrare, ha agito come avrei agito io stesso se fossi un anarchico» («l’Unità»del 17-12-69),

«E’ stato coerente con i suoi principi. Se fossi stato in lui avrei fatto la stessa cosa. Quando ha visto che la legge lo aveva preso si è tolto la vita» («Corriere d’Informazione» del 16-12-69),

affermazioni che nessun dubbio potevano lasciare sulla colpevolezza del Pinelli.

[dalla sentenza che concluse il procedimento per omicidio di Giuseppe Pinelli, iniziato su querela della vedova, sig.ra Licia, redatta del Giudice D’Ambrosio. Anno 1975: sentenza di ASSOLUZIONE per Calabresi e tutti gli imputati] 

SINISTRA, DESTRA – Sono stati gli anarchici, così si dice (o si deve dire?). Anche le Brigate Rosse avrebbero svolto indagini indipendenti (i dossier sono andati perduti, purtroppo, distrutti “per errore“). Pare che anche loro si fossero convinti della colpevolezza degli anarchici. O meglio, l’attentato sarebbe stato materialmente compiuto dagli anarchici, ma preparato da ambienti dell’estrema destra. Si sposta l’occhio di bue, il riflettore. Sale un nuovo personaggio al centro della scena. Vittorio Ambrosini, avvocato, giornalista, ex capitano degli Arditi durante la prima guerra mondiale, con amicizie in ambienti della destra eversiva (Junio Valerio Borghese, Pino Rauti, Giovanni De Lorenzo). Scrive una lettera al Ministro dell’Interno, on. Restivo, nell’immediatezza della strage (14 dicembre). I responsabili vanno cercati nel gruppo Ordine Nuovo. Nell’estrema destra. Ritratterà, una volta chiamato a confermare, mesi dopo. Quel Vittorio Ambrosini che sarebbe morto suicida, volando da una finestra di una clinica milanese, il 21 ottobre 1971. Franco Valpreda verrà scarcerato 3 anni dopo l’arresto. Mario Merlino, il compagno “anarchico” arrestato nel blitz del 16 dicembre assieme a lui, si è scoperto essere un infiltrato. Perché un uomo di estrema destra dovrebbe fondare un circolo anarchico e poi far parte di un altro? Cosa c’è dietro? Dal 1970 ad oggi le indagini si sono orientate negli ambienti dell’estrema destra. Si sono susseguiti processi. Nessun imputato è mai stato riconosciuto colpevole. Di nomi se ne sono fatti tanti, di piste se ne sono seguite ancora di più. Perché in quei primi mesi si indagò solo sugli ambienti dell’estrema sinistra? 

(…) Il dott. Allegra dopo essersi portato le mani fra i capelli e lo stesso dott. Calabresi, non si preoccuparono di precipitarsi nel cortile e di accertare le condizioni di salute del Pinelli (cosa che sintomaticamente fece il solo ten. Lograno, estraneo all’ufficio ed occasionale spettatore sia dell’interrogatorio che della precipitazione) ma di avvertire il Questore.

[ancora la sentenza del 1975: ASSOLUZIONE] 

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