Il caso di Roberto Berardi e l’impotenza italiana di fronte alla Guinea Equatoriale

24/09/2014 di Mazzetta

UNA DITTATURA CORROTTA E SPIETATA – Il condizionale è d’obbligo, perché in realtà gli equato-guineani vivono per lo più nella miseria e sono pochi quelli che hanno beneficiato delle enormi rendite petrolifere e quasi tutti fanno Obiang di cognome. Così Teodorin può esibire diverse ville milionarie tra la Francia e gli Stati Uniti, una collezione di auto da sogno e persino l’ordinazione per lo yacht più costoso di sempre, nonostante con gli stipendi cumulati suoi e del padre non avrebbe potuto permettersi nemmeno l’ormai famosa villa di Malibù. Famosa perché  sequestrata dalle autorità americane che, come quelle francesi, lo hanno messo sotto accusa per il riciclaggio dei proventi da corruzione e gli hanno sequestrato i beni (nel video sopra il sequestro delle sue supercar a Parigi) sui quali sono riusciti a mettere le mani. E qui entra in gioco l’Eloba, la società di Berardi, perché gli investigatori americani hanno scoperto che fu usata ad esempio per comprare memorabilia appartenute a Michael Jackson per un valore superiore al milione di euro. Da qui l’interesse degli americani per Eloba e per Berardi, che una volta venuto a conoscenza della questione ha visto sparire il suo sogno imprenditoriale e si è trasformato in uno scomodo testimone.

LE INUTILI PRESSIONI DI ROMA – Berardi è stato percosso, frustato, gli sono stati negati medicinali, cibo e di recente persino l’acqua. In favore di Berardi ci sono state interrogazioni parlamentari, in Italia e in Europa, le pronunce degli investigatori americani e le testimonianze dei suoi dipendenti, quelli italiani che sono stati sollecitati a fuggire dal paese e che non vi hanno fatto più ritorno, lasciando beni e crediti ormai dati per persi. Scarsa invece la pressione della nostra diplomazia, visto che il nostro rappresentante nel paese non ha avuto accesso diretto a Berardi, che comunica con l’esterno solo per telefono e lettere; ora purtroppo, pare che Berardi abbia visto addirittura il suo regime carcerario farsi ancora più severo.

La bidonville attorno a Bata
La bidonville attorno a Bata

UNA VITA IN PERICOLO – La famiglia è comprensibilmente preoccupata anche perchè la posizione del governo italiano sembra essere quella d’attendere la fine della pena, sempre che Berardi ci arrivi, non essendo in salute e nemmeno conservato in un ambiente salubre.

Ora Berardi ha depositato una  denuncia del suo legale  in Guinea Equatoriale l’AVV Ponciano Mbomio Nvo, contro il comandante del carcere penitenziario di Bata, che lo tiene a digiuno a piacimento, una mossa che probabilmente non gli gioverà, come non gli hanno giovato molto le proteste rivolte dalla Farnesina all’ambasciata equato-guineana a Roma e nemmeno l’interesse di alcuni parlamentari, in particolare quello di Luigi Manconi, che è sembrato il più attivo.

UN PAESE IMPOTENTE – Viste le premesse resta evidente che il nostro governo non possa o non voglia fare di più, visto che il regime di Obiang si regge sul filo della benevolenza delle potenze occidentali. Obiang però spende di più in pubbliche relazioni che in servizi sociali e il sistema funziona, visto che nessuno lo disturba e che si mantiene al potere grazie a una guardia mercenaria. Probabilmente non sarebbe necessarie nemmeno le minacce armate, probabilmente Obiang si lascerebbe convincere con molto meno, ma non lo sapremo mai, perché finora da Roma al suo indirizzo sono volate solo proteste ben educate e timide richieste perché Berardi non sia torturato come invece accade.

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