Burnesha: donne che scelgono di vivere da uomini
26/08/2013 di Mazzetta
Una Burnesha è una donna che vive e si veste da uomo e che è un uomo per tutti, una trasformazione che comincia con un giuramento e che si fonda su antichi codici consuetudinari.
UN UNICUM – Il fenomeno delle burmesha è l’unico fenomeno di transizione formale di genere da donna a uomo riconosciuto socialmente in tutta Europa, prima che il riconoscimento delle transizioni di genere fosse codificato nelle legislazioni moderne, pratiche simili sono state identificate altrove solo in alcune tribù native del Nordamerica.
IL KANUN DEI MONTANARI – Nella parte settentrionale dell’Albania e in parti della Macedonia, ma un tempo anche in Bosnia, Dalmazia e altre regioni limitrofe le donne potevano scegliere di diventare uomini e di vivere da uomini il resto della loro vita. A permetterlo era ed è il Kanuni i Lekë Dukagjinit o più in breve il Kanun, il codice consuetudinario che più meno dal quindicesimo secolo a oggi ha regolato i rapporti tra le popolazioni della parte montagnosa di quelle regioni, senza differenza tra cristiani, musulmani od ortodossi.
REFRATTARI ALLA MODERNITA’ – L’Albania è stato tra i primi paesi al mondo a concedere il voto alle donne, nel 1909, ma questo non ha impedito all’antica mentalità patriarcale e pre-moderna di continuare a influenzare una parte del paese, indifferente anche all’affermazione del regime socialista, che tollerò e accettò il fenomeno senza farvi alcun riferimento formale e cercando di conservarne la dimensione locale coprendolo con il silenzio e l’indifferenza. La libertà di voto e poi quella di guidare, fare affari, guadagnare denaro, bere alcolici, fumare, prestare giuramento, possedere un’arma, cantare e fare musica, sedere e interagire socialmente con gli uomini, prendere parti ai consigli locali e indossare pantaloni hanno continuato a rimanere riservate agli uomini, mentre alle donne toccavano matrimoni combinati e la sostanziale subordinazione assoluta alla famiglia patriarcale.
LA VIA DI FUGA – L’unica alternativa possibile era quella di diventare in giovane età “burnesha”, ovvero di giurare di vivere da uomo per il resto della vita. Il giuramento doveva essere pronunciato davanti a 12 testimoni e garantiva alla donna l’elevazione allo status maschile e l’acquisizione degli stessi diritti e possibilità sopra ricordate, persino il “prezzo del sangue” ovvero il risarcimento alle famiglie degli uccisi, diventava quello corrisposto per le morti degli uomini e non quello scontato alla metà previsto per le donne. La transizione comportava il taglio dei capelli, l’indossare abiti maschili e, ma solo a volte, il cambio del nome con uno maschile. Il giuramento comprendeva anche un voto di castità, l’omosessualità non essendo tollerata e così le burmesha giuravano di rimanere caste, e quindi vergini, a vita. Da lì in poi, ogni burmesha viveva da uomo, assumendo gestualità e abitudini da uomo, ottenendo spesso un rispetto superiore a quello concesso a molti uomini.