Sai che metà delle buste della spesa in Italia sono illegali?
08/05/2017 di Redazione
La criminalità organizzata si nasconde dietro la gestione dei rifiuti: fatto tristemente noto che non aggiunge nulla a ciò che si legge ogni giorno sui giornali. Eppure nessuno penserebbe che persino dietro ai sacchetti di plastica si cela un mondo legato a doppio filo con l’illegalità. Una recente indagine di Legambiente Onlus ha annunciato che metà dei sacchetti in circolazione in Italia sono illegali. Cifre incredibili se si pensa che il valore perso dalla filiera legale è di circa 160 milioni di euro, a cui si devono aggiungere 30 milioni di euro di evasione fiscale e 50 milioni di euro per lo smaltimento delle buste fuori legge. Sono stati questi dati che hanno spinto la Cooperativa Sociale Ventuno a sposare la causa #unsaccogiusto, con la partecipazione straordinaria Fortunato Cerlino, alias il superboss di Gomorra Pietro Savastano.
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#UNSACCOGIUSTO: L’INIZIATIVA DI COOPVENTUNO
È la geniale idea di una start-up nata per la rivendita di prodotti ecologici e compostabili (dai bioshopper ai prodotti per l’agricoltura a quelli usa e getta per la ristorazione) e che vede coinvolti Gennaro Del Prete e Massimiliano Noviello. Cooperativa Ventuno è stata fondata proprio dopo il simile epilogo dei padri di questi ultimi, uccisi dalla camorra perché si erano opposti ad una società fondata sull’illegalita. Di fatto Federico Del Prete, sindacalista degli ambulanti, nel 2002 aveva denunciato il racket delle buste di plastica alla fiera settimanale di Mondragone facendo arrestare un vigile urbano.
TONNELLATE DI BUSTE ILLEGALI AD ANGRI: DENUNCIATI
Pochi giorni fa, nel salernitano, i Carabinieri del nucleo operativo ecologico di Salerno hanno effettuato una perquisizione all’interno di un’attività commerciale per verificare se rispettava la normativa ambientale nella commercializzazione delle buste di plastica per asporto, le cosiddette shoppers monouso. I militari del reparto speciale hanno appurato la commercializzazione dei sacchi non conformi alla normativa vigente, in quanto non biodegradabili e carenti dei marchi d’informazione per il consumatore, tra i quali la sigla dell’ente certificatore. Il blitz ha portato al sequestro di 4 tonnellate e 313 kilogrammi di buste monouso in plastica, sia con maniglia esterna che manico interno.