Caio Giulio Cesare Mussolini, il pronipote del Duce verso il Parlamento

01/12/2017 di Andrea Mollica

Caio Giulio Cesare Mussolini potrebbe essere il nuovo familiare del Duce eletto in Parlamento. Si tratta del pronipote di Benito Mussolini, nipote di Vittorio e figlio di Guido Mussolini, che Giorgia Meloni vorrebbe candidare in Fratelli d’Italia per farlo eleggere in un’assemblea legislativa della nostra Repubblica. Caio Giulio Cesare Mussolini, scrive Il Tempo, si è incontrato nei giorni scorsi con la presidente di Fratelli d’Italia e parteciperà al congresso nazionale di Trieste, in vista del suo probabile impegno politico.

CHI É CAIO GIULIO CESARE MUSSOLINI

Il quotidiano romano ipotizza per lui una candidatura nella circoscrizione estero Africa Asia Oceania Antardite, dove è molto conosciuto nella comunità italiana per ragioni professionali, oppure direttamente in Italia per Camera o Senato. Non è escluso anche un impegno per le europee 2019, nel caso in cui non fosse possibile un’elezione sicura alle elezioni politiche 2018. Caio Giulio Cesare Mussolini deve il suo nome, particolarmente impegnativo, all’incrociatore militare intitolato al celebre console e dittatore dell’antica Roma. Nato cinquant’anni fa a Buenos Aires, in Argentina, il pronipote del Duce ha fatto una lunga carriera nella Marina italiana, dove è rimasto 15 anni prima di passare al management aziendale. Caio Giulio Cesaere Mussolini ha lavorato presso Oto Melara, società del gruppo Finmeccanica, diventando poi capo dell’ufficio dell’azienda italiana che ora si chiama Leonardo ad Abu Dhabi.

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Dopo la rottura con Finmeccanica, secondo il Tempo per dissensi con l’ex Ceo Mauro Moretti, il pronipote del Duce è rimasto negli Emirati Arabi Uniti dove lavora nel settore privato. Negli ultimi tempi sul suo profilo Facebook sono diversi gli interventi di carattere politico.

CAIO GIULIO CESARE MUSSOLINI VOLUTO DA GIORGIA MELONI IN PARLAMENTO

Caio Giulio Cesare Mussolini ha elogiato il libro di Maurizio Belpietro dedicato ai segreti di Matteo Renzi, molto critico verso l’ex presidente del Consiglio, e ha condiviso l’intervista di Piero Angela all’Huffington Post. Questo il suo lungo commento in merito alle riflessioni del giornalista scientifico sulla mancanza di riconoscimeno del merito nel nostro Paese. «Ho trovato molto interessante e condivido pienamente quanto riportato nell’intervista al dr. Angela.Ho trascorso meta’ della mia vita all’estero e questo mi permette di guardare l’Italia con occhi diversi, forse in maniera piu’ obiettiva e imparziale, e sono convinto che in questi ultimi anni si sia persa la sinderesi. Non vi e’ dubbio che l’Italia sia un bel paese, ricco di storia e bellezze naturali. Ma non basta crogiolarsi sui fasti del passato. Nel dopoguerra vi era la certezza di un futuro migliore e si “sperava”, mentre oggi i sentimenti piu’ diffusi sono la rassegnazione, frustrazione e rabbia. Formiamo giovani facendoli studiare per anni sino alla laurea per poi sottoimpiegarli, oppure peggio ancora li facciamo scappare all’estero dove altre societa’ e industrie sono ben felici di impiegarli. La politica pare sorda di fronte alle preoccupazioni dei cittadini, o alle richieste del settore produttivo italiano. Nel corso dell’ultimo Air Show di Le Bourget a Parigi, sono stato invitato dal Cluster Aerospaziale Lombardo nel loro stand e in una delle piacevoli conversazioni tenute ho evidenziato quanto fosse difficile, al limite dell’impossibile fare l’imprenditore in Italia, e ho elogiato la loro perseveranza. Di questi tempi, non ho dubbi che un imprenditore nel nostro paese debba considerarsi alla stregua di un moderno “eroe”. La tanto sbandierata meritocrazia rimane una chimera, in tutti i settori e si nominano ministri persone con un diploma di assistente sociale! Per poi non parlare della “certezza della pena”…Il dr. Angela ha dichiarato che “Il problema dell’Italia è un problema morale, che non si può risolvere in cinque minuti. Ogni giorno leggiamo di casi di corruzione. Non sono solo politici, palazzinari, delinquenti: sono anche avvocati, giudici, uomini della guardia di finanza, dipendenti pubblici che truffano lo stato per cui lavorano. Non ci sono punizioni per chi sbaglia. E non ci sono premi per chi merita. Un paese così non può funzionare. È un paese morto.” Spero che molti altri condividano le sue preoccupazioni. Io lo faccio».

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