Statali “fannulloni”, Camusso: «Norme sui licenziamenti? Ci sono, governo dica perché non funzionano»
18/01/2016 di Redazione
Le nuove regole per licenziare in 48 ore i dipendenti pubblici fannulloni e “assenteisti”? «Le norme ci sono già, mi piacerebbe che il governo dicesse perché non funzionano. Sennò, è una campagna, si chiama propaganda». Targato Susanno Camusso. Il segretario generale della Cgil va allo scontro con il governo in merito alla normativa per contrastare i “furbetti” del cartellino. Ovvero, quegli statali che timbrano ma non vanno in ufficio o abbandonano il lavoro. Così come quei funzionari che si macchiano di illeciti contro la pubblica amministrazione.
CAMUSSO: «LE NORME CI SONO, GOVERNO DICA PERCHÉ NON FUNZIONANO»
Secondo quanto spiega Alberto Custodero sul quotidiano “La Repubblica“, il segretario Cgil denuncia il rischio di generalizzazioni contro la categoria del pubblico impiego, che facciano «sembrare che i 3 milioni di lavoratori del pubblico impiego siano tutti nulla facenti, dei truffatori dello Stato: così si fa del male».
IL NUOVO STATUTO DEI LAVORATORI: LA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE DELLA CGIL
Intanto da oggi la Cgil farà partire una consultazione tra i lavoratori sul testo del ddl di iniziativa popolare per un nuovo Statuto dei lavoratori:
La Cgil propone infatti di rendere legge una “Carta dei diritti universali del lavoro” che sostituisca le attuali normative sul lavoro. Si tratta di 97 articoli che si occupano del lavoro subordinato, del lavoro precario, del lavoro autonomo. La “Carta dei diritti universali del lavoro”, secondo Camusso, “riporta il tema lavoro al centro con le condizioni concrete del lavoratore, di fronte a una legislazione che riduce diritti e tutele in nome del futuro. Noi non abbiamo ragionato al passato, su come eravamo, ma abbiamo guardato al futuro, immaginando come sarà il lavoro e come le persone avranno i diritti”. La Carta, ha sottolineato la segretaria generale della Cgil, “si applica a tutti i lavoratori, precari, non precari, autonomi perché ogni persona che lavora deve avere dei diritti che non dipendono dalla tipologia contrattuale, ma dal lavoro in quanto tale. È una grande sfida di ricostruzione del lavoro invece che di riduzione”. La segretaria ritiene che sia utile rimettere mano alla normativa del diritto del lavoro anche perchè lo “Statuto del lavoro” risale al 1970 e guarda solo a un pezzo del mondo dei lavoratori, mentre da allora le tipologie delle categorie professionali sono cambiate.
E il referendum ipotizzato contro il Jobs Act? Camusso spiega che «è possibile pensare alla singola abrogazione di norme, ma la pura abrogazione non porterebbe la ridefinizione delle tutele universali e dei diritti». Ma il sindacato chiederà comunque un mandato ai lavoratori e agli iscritti affinché si possa fare promotore di un eventuale referendum abrogativo di parte della legislazione vigente che contrasta con la Carta.