«Ecco perché Cecil il leone non è morto invano»
30/07/2015 di Maghdi Abo Abia
Cecil il leone, simbolo dello Zimbabwe, non è morto invano. Ne sono convinti gli studiosi che hanno identificato l’animale nel 2008 spiegando come l’eliminazione di un maschio dominante in un branco possa aiutare gli scienziati a definire i comportamenti degli animali per proteggerli meglio in futuro. Inoltre sembra incredibile ma non è la caccia il principale pericolo per i leoni. Bensì è il sovra-popolamento a mettere in pericolo la specie.
CECIL, IL MONDO CONTRO WALTER PALMER
Secondo il dottor Andrew Loveridge «i leoni muoiono prevalentemente per mano degli esseri umani. E non sono necessariamente i cacciatori di trofei a fare i danni peggiori. I leoni muoiono sopratutto a causa delle trappole e degli allevatori. Sono loro la principale minaccia per questi felini». Il mondo ha reagito con durezza alla morte di Cecil il leone per mano di Walter Palmer, dentista del Minnesota che potrebbe rischiare gravi conseguenze penali anche se già sta pagando per il suo gesto vista la rabbia di decine di migliaia di persone che hanno iniziato a chiedere la sua testa, non del tutto metaforicamente.
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CECIL, I NUMERI DELLA CACCIA AL LEONE IN ZIMBABWE
Ma certo Walter Palmer per quanto responsabile della morte di Cecil non è certo l’unico ad aver ucciso un leone nel Paese. Anzi. Nel solo 2013 i cacciatori hanno esportato 49 trofei di altrettanti felini. E Cecil non è altro che l’ultimo di una dozzina di leoni uccisi dai cacciatori. Uno studio del 2013 ha dimostrato che tra il 1996 ed il 2006 sono stati uccisi mediamente 96 leoni all’anno mentre la media negli ultimi tempi è scesa a 43 leoni l’anno, anche perché la caccia è stata interrotta tra il 2005 ed il 2008.
CECIL, IN PERICOLO RINOCERONTI ED ELEFANTI
La questione, poi, non si limita ai soli leoni. I bracconieri hanno ucciso nel solo 2014 tra i 15 ed i 20 rinoceronti. Nel 2013 erano 60. Nel 2008, anno del “picco” di uccisioni, 84. Secondo il World Wildlife Fund il 60 per cento della popolazione di rinoceronti tra Zimbabwe e Repubblica Democratica del Congo è stato ucciso tra 2003 e 2005. Ora i rinoceronti nello Zimbabwe sono solo 750 contro i 2000 degli anni 80. Gli elefanti, dal canto loro, non godono di una grande protezione rispetto alle altre specie. Lo stesso Zimbabwe ha chiesto nel luglio 2014 agli Usa di cambiare posizione circa il blocco nell’importazione dell’avorio e continua a promuovere un turismo che si basa sulla caccia all’elefante in grado di generare 14 milioni di dollari l’anno, soldi ritenuti necessari per mantenere il controllo sulla popolazione.