Non c’è più religione. La Cei “sposa” il M5S
21/06/2016 di Redazione
L’endorsement che (forse) nessuno si aspettava per il M5S arriva da oltre Tevere. Il boom dei pentastellati, con le conquiste di Torino e di Roma, fa breccia pure in casa Cei. I vescovi attraverso le pagelle del quotidiano Avvenire promuovono a pieni voti Beppe Grillo (8, il «visionario arrivato a dama» ) e i volti vincenti dei 5 Stelle, Chiara Appendino (9) e Virginia Raggi (7,5). E bocciano Matteo Renzi. Voto 5 per il premier e segretario Pd, definito come “rottamatore finito vittima della voglia di cambiamento“. Voto peggiore per il leader leghista Matteo Salvini, tra gli sconfitti delle elezioni Amministrative, l’«alfiere della destra lepenista rimasto al palo» al quale il giornale dei vescovi dà 4. Senza appello.
CEI-M5S, I 5 STELLE “PROMOSSI” DA AVVENIRE
Anche per il quotidiano della Cei è quindi il M5S il vincitore indiscusso delle elezioni. Di certo, lo è il suo fondatore: «Grillo? Ogni sua intuizione oggi sembra giusta. Il vero vincitore, è d’accordo pure Matteo Renzi». Per la Cei Grillo ha fatto bene a restare un passo dietro i suoi candidati, «anche a credere che M5S era pronto a camminare con le proprie gambe. Casaleggio non c’è più. Diamo un 8 da dividere con il compagno d’avventura, con chi fu insieme a lui ‘tessitore di questa allucinazione». Certo, ora arriva la parte più complicata, quella del governo: «Il Paese gli ha dato fiducia, ma il Paese sarà esigente, attento, capace di punire a posteriori come è stato capace di premiare, prima. Pizzarotti e Nogarin (oggi sindaci M5S a Parma e a Livorno) spesso hanno traballato». Tradotto, si attendono le mosse di Raggi e Appendino, i volti del successo.
CEI PROMUOVE APPENDINO E RAGGI. E BOCCIA IL PREMIER
Per il neo sindaco di Roma, «un gol capolavoro, ma a porta vuota»: «Pur con qualche vaghezza e ambiguità programmatica, ha dimostrato di saper stare in campo e di tenere il punto: come ad esempio quando non ha sbandato sulle Olimpiadi». Meglio, però, ha fatto Appendino. Tanto che per la Cei si merita il voto più alto, 9: per il quotidiano dei vescovi la sua è una “rimonta in stile Juve“, in grado di catturare il voto dei moderati:
Dalle periferie ai poveri, dalla Fiat al piccolo commercio, la pentastellata ha drenato prima il consenso piccolo-borghese e quello dei pensionati, poi ha fatto scivolare il sindaco sulle stime Caritas e infine lo ha trafitto sulla Tav, facendo breccia nell’intellighenzia e tra gli imprenditori. La sua vittoria è la più inattesa e cambia il volto di una città che fino a ieri aborriva i cambiamenti
Giudizi positivi, quelli per i 5 Stelle, che arrivano dopo un “disgelo” iniziato mesi fa, in mezzo al dibattito sul ddl Cirinnà sulle Unioni Civili . Quando lo stesso Corriere della Sera raccontava di una «Chiesa delusa dal Pd che “sdogana” M5S come nuova sponda».
AVVENIRE BOCCIA RENZI SULLE COMUNALI
Il giudizio su Renzi, dopo il risultato delle Comunali, non può essere positivo, nonostante la vittoria di Sala. Perché la conferma del centrosinistra a Milano “passa quasi in secondo piano” di fronte alla debacle sotto la Mole:
Si tende ad amplificare l’insuccesso di Fassino che, pur previsto da pochi, in una logica di ballottaggio ci sta. Renzi ha parlato in generale (e con un pizzico di ingenerosità verso Fassino) di un «voto di cambiamento» più che di protesta, e questo potrebbe spiegare anche un successo minore, ma importante: quello a Varese (ex centrodestra), dove si è imposto però con un candidato di 39 anni. Quanto a Roma, era una partita già scritta da 8 mesi e semmai ci si continua a chiedere che senso abbia avuto quella “caduta” di Marino per arrivare a un epilogo simile. Una cosa è certa: da oggi Renzi non potrà più fregiarsi soltanto di essere il leader del Pd al 41% (Europee 2014).
Tutto in attesa del referendum sulle riforme costituzionali di ottobre, vero spartiacque della legislatura nelle mente del premier.
Tra i promossi pure il neo sindaco di Milano (7), il suo avversario Parisi (7+, sconfitto ma “vincitore morale“), e il confermato Luigi De Magistris (6,5), «ambizioso e capopopolo» che vince perché «pesa l’astensione-record». Ma «chi vince ha sempre ragione», conclude Avvenire.