Chi ha paura del carbone pulito?

30/04/2014 di Maghdi Abo Abia

LA POPOLAZIONE CONTRO LA CENTRALE DI SALINE JONICHE – E la protesta è arrivata anche in Calabria. E tra i protagonisti c’è il senatore di Forza Italia Domenico Scilipoti. Secondo il politico già nelle fila dell’Italia dei Valori il mostro antiquato, così è stata chiamata la centrale, sconvolgerebbe la vocazione turistica dell’area violando il microclima e la purezza ambientale che ha reso la zona ad essere la patria del bergamotto. Scilipoti, presidente del club Forza Silvio Villa Uno, ha poi aggiunto che la centrale a carbone è pericolosa per la salute pubblica ed ha un impatto abiemntale troppo forte e che per questo è necessario trovare alternative che passano da fonti rinnovabili perché è inaccettabile parlare di tutela del territorio ipotizzando la nascita di una centrale a carbone.

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CONTRO ANCHE DOMENICO SCILIPOTI – Il club Forza Silvio Villa Uno ha poi spiegato che la combustione del carbone rappresenta una fonte di produzione di anidride carbonica, di ossido d’azoto, di zolfo e di polveri sottili. Questo porta alla diffusione di sostanze cancerogene e tossiche per la salute dell’uomo oltre che destabilizzanti per l’ambiente circostante. E per questo bisogna dire no alla costruzione della centrale di Saline Joniche. Peraltro l’azionista della centrale, la svizzera Repower, è vincolata da una votazione avvenuta nel suo cantone, i Grigioni, dove i cittadini hanno chiesto che non venisse usato carbone per produrre energia. Quindi gli svizzeri usciranno dal progetto entro il 2015 lasciando la palla ad Hera, multiutilty emiliana oggetti di vibrate proteste da parte degli ambientalisti.

IL SEQUESTRO DI VADO LIGURE – A seguire c’è la questione di Vado Ligure. La centrale è sotto sequestro e Tirreno Power, la società proprietaria, è sotto inchiesta per disastro ambientale ed omicidio colposo. Secondo la perizia richiesta dalla procura di Savona, la centrale avrebbe causato 400 decessi tra 2000 e 2007. La società dal canto suo ha contestato il metro di valutazione smentendo il nesso causale. Ma queste storie si mal conciliano con il decisionismo di Assocarboni secondo cui il progetto di potenziamento dell’attività delle centrali a carbone potrebbe portare ad una crescita della produzione energetica dal 12 al 16 per cento. E c’è un secondo problema da non sottovalutare, espresso da Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di Wwf Italia.

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UN ELEMENTO DA IMPORTARE – «Oggi il carbone non conviene a nessuno. In Italia non lo produciamo, se non in quantità scarse e qualità non eccezionale in Sardegna -spiega la Midulla- costa poco importarlo, ma i prezzi sono bassi per i produttori, non per i consumatori. E nel prezzo finale non si tiene conto del danno che produce, per via del cambiamento climatico». A Civitavecchia i fumi vengono depurati da sistemi ad alta efficienza mentre per le emissioni con i filtri a manica i fumi passano in un tessuto che blocca le particelle e trattiene il 99,9 per cento del particolato. Ma per Davide Tabarelli di Nomisma Energia, tutto questo è insufficiente anche perhé il carbone pulito non esiste.

«IL CARBONE PULITO NON ESISTE» – «Il carbone pulito non esiste: bisogna dirlo chiaramente.Per un chilowattora di energia elettrica il carbone emette circa 800 grammi di Co2, contro i 350 grammi del metano e l’assenza di emissioni del fotovoltaico o del nucleare. E vale anche per Civitavecchia, tra le centrali più moderne al mondo». E poi c’è il nodo dei costi dell’energia elettrica italiana, che secondo Tabareli superano del 20 per cento la media europea, con conseguenze reali attravero il cuneo fiscale sui costi industriali. Eppure la particolarità della situazione è facilmente comprensibile attraverso uno sguardo su quanto accade intorno a noi.

PROSPETTIVE IN CRESCITA – La Germania ad esempio nel 2012 ha visto un aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, passando dal 20,3 al 21,9. Ma contestualmente aumentò anche la domanda di energia dal carbone, passata dal 18,5 al 19,1. Certo, si doveva compensare il calo della produzione del nucleare a seguito del disastro di Fukushima, ma questo dato conferma che nonostante tutto il carbone rappresenta ancora un’alternativa seria alle fonti energetiche rinnovabili, tanto che s’ipotizza che la domanda rimarrà ai livelli attuali fino almeno al 2035, anno in cui coprirà il 25 per cento del fabbisogno energetico globale, nonostante il calo nell’uso del combustibile fossile nel 2013 causato da una diminuzione della domanda per colpa della crisi. Il carbone nonostante i suoi problemi è più vivo che mai, nonostante l’ambiente.

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