Chi lavora non fa l’amore
08/06/2012 di Dario Ferri
Le moglie di tre dipendenti di Grafica Veneta, azienda leader nella litografia e serigrafia, hanno denunciato l’eccessivo carico di lavoro cui sarebbero sottoposti i loro mariti. Stando a quanto raccontato i dipendenti avrebbero a malapena il tempo per tornare a casa di notte. La Cgil accusa. Il presidente dell’azeinda si difende: “Mai violato i diritti”.
“NON STANNO A CASA” – Ne parla Felice Paduano su Il Mattino di Padova:
«Chi non lavora non fa l’amore», diceva il rif di una vecchia canzone di Celentano e Claudia Mor. Ma a sentire le moglie di alcuni lavoratori padovani, qui avviene il contrario. Tutto parte quando le mogli di tre dipendenti della Grafica Veneta (in tutto 250) di Trebaseleghe, si presentano negli uffici della Slc-Cgil, a Padova e raccontano al sindacalista Marcello Malerba di essere stanche di non vedere più i loro mariti, spesso anche di notte, per il troppo lavoro nello stabilimento guidato da Fabio Franceschi, l’imprenditore noto ormai in tutto il mondo per avere stampato le edizioni (blindate) di Harry Potter, di tantissimi libri di successo, tra cui quelli di Stieg Larson (150 milioni di copie), nonché gli allegati di LeMonde, El Pais e del New York Times. Malerba prende carta e penna e segna sulla sua agenda le lamentele delle donne lasciate sole dai mariti-lavoratori di Trebaseleghe.
300 ORE AL MESE – Secondo i sindacalisti della Cgil i dependenti della Grafica Veneta lavorano anche per 300 ore al mese. Continua Paduano sul Mattino:
«Per capire le ragioni validissime delle donne venute nella nostra sede basta leggere la busta paga di febbraio di un dipendente della Grafica Veneta» spiega il sindacalista della Slc Cgil «Lo stipendio lordo è stato di 3.300 euro. Al netto di 2.200. Da notare, che nel calcolo al lordo, nello stipendio erano segnati 250 euro di straordinario, altri 450 di lavoro notturno e ben 950 euro di premio di produzione. Ho fatto la somma ed ho accertato che in quel mese il grafico in questione aveva lavorato 300 ore. Un record che neanche l’operaio russo Stachanov avrebbe mai conquistato. In pratica abbiamo verificato che nell’azienda di Franceschi si lavora ormai più che nelle fabbriche del settore auto del Giappone. Così non va bene: bisogna lavorare per vivere, non vivere per lavorare». «Per noi non deve essere certo questo il nuovo modello di sviluppo del Nordest», commenta Andrea Castagna «È questo il futuro delle aziende grafiche del Veneto? Non può essere questa la ricetta magica per uscire dalla crisi. Non è giusto lavorare 7 giorni su 7 per tenersi saldo il posto in azienda e guadagnare quattro palanche in più al mese perché il costo della vita cresce continuamente».
L’AZIENDA SI DIFENDE – Grafica Veneta risponde alle proteste con cifre diverse. E smentisce quanto denunciato dalle mogli dei dipendenti:
Ma Grafica Veneta non ci sta proprio: «La Cgil non ha dato numeri giusti», sottolinea il direttore delle risorse umane, Guidotto «Nessun dipendente ha mai lavorato sette giorni su sette. È vero che, durante la giornata, abbiamo tre turni di lavoro, ma non è mai successo che un operaio sia rimasto in azienda sia di giorno che di notte. Si fa dello straordinario, ma, più o meno, con gli stessi ritmi di turnazione che vengono effettuati nelle aziende del settore dove la produzione va a gonfie vele. Anzi dovremmo ringraziare il Signore che, in questi tempidi crisi, la Grafica Veneta, anche grazie all’ottimo senso d’imprenditorialità del nostro presidente, continua ad andare bene ed abbia già deciso diampliarsi ». Amaro Fabio Franceschi: «Sono rimasto molto sorpreso delle parole che hanno detto ieri sia il segretario generale della Cgil che il signor Malerba», osserva il presidente e amministratore unico dell’azienda di Trebaseleghe «I miei dipendenti sono ben contenti di effettuare lo straordinario, in questo periodo di commesse continue che ci arrivano da tutto il mondo, per avere, a fine mese, più soldi in busta paga. Per quanto riguarda, poi, il rispetto delle regole sindacali e delle norme contrattuali, non mi pare proprio che nella mia azienda siano stati mai violati i diritti sacrosanti dei lavoratori».