Chiara Appendino e l’ira degli animalisti per lo zoo di Torino
05/05/2017 di Stefania Carboni
Chiara Appendino, non ha contro solo l’Avvenire. C’è un altro problema che rischia di diventare molto spinoso per la giunta a 5 stelle. A Torino sta per aprire uno zoo al parco Michelotti, un’area verde sul Po in cui fino a trent’anni fa sorgeva il giardino zoologico della città. Si tratta di un progetto che ha contro diverse associazioni animaliste, tutte realtà che paradossalmente speravano che con Chiara il vento cambiasse. E invece Appendino sembra latitare davanti alle loro richieste. Il cibo vegano alle mense scolastiche sì, gli animalisti e i cittadini contro il “bioparco” un po’ meno. Anche se la sindaca 5 stelle ha promosso la dieta vegana e vegetariana sul territorio comunale come «atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente» non appoggia le associazioni che criticano il progetto.
Ma da dove nasce la vicenda e perché le associazioni animaliste sono contro il nuovo Parco Michelotti? Tutto partì dalla precedente amministrazione guidata da Piero Fassino e da un bando lanciato nel 2015 per assegnare in concessione il parco pubblico a ridosso del centro storico di Torino. Il bando era destinato all’utilizzo di attività naturalistiche ludico-scientifiche-didattiche. Lo vinse l’unico ente che partecipò al concorso e che già gestisce un “bioparco” a Cumiana in provincia di Torino. La determina dirigenziale che vincola il Comune a proseguire nel progetto fu firmata da un dirigente comunale il 29 giugno 2016, cioè 9 giorni dopo la vittoria al ballottaggio di Chiara Appendino e prima del suo insediamento.
IL PROGETTO ZOOM AL PARCO MICHELOTTI
Come sarà il parco Michelotti? Zoom, l’ente che ha vinto il bando, ha suddiviso il progetto in due fasi. Una è quella delle fattorie didattiche dei vari continenti – con ambientazioni tematiche ed esotiche, tra cui un villaggio Inca con lama e alpaca, un villaggio Dayak con maiali vietnamiti, zebù nano, capre e galline, e una fattoria per il gioco dei bambini – l’altra è quella indoor con la ricostruzione di aree tropicali che, al chiuso, ospiterà rettili, anfibi e farfalle. Qui il progetto. Si tratta di tre ettari dove prima sorgeva il vecchio zoo di Torino, chiuso nel 1987 proprio per le critiche nella gestione degli animali.
LE ASSOCIAZIONI CONTRO IL PARCO MICHELOTTI: LA PAURA DI UNO ZOO A TORINO
Il Coordinamento No Zoo di Torino, che raccoglie una quindicina di associazioni ambientaliste e animaliste (LAV Lega Anti Vivisezione, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, L.I.D.A – Lega Italiana dei Diritti dell’Animale, ProNatura Torino, S.O.S Gaia, Ecopolis, Molecola – Circolo Legambiente Torino, OIPA, Le Sfigatte, “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori” – Comitato di Torino, Associazione META – sezione di Torino), si oppone all’apertura di uno spazio che il comune definisce bioparco. «In questo modo un bene pubblico come un parco – spiegano – e non un immobile qualsiasi, viene consegnato, per un canone irrisorio (60mila€ all’anno, la base d’asta era 58.000€…) in concessione trentennale con possibilità di rinnovo ventennale, ad un privato che farà pagare un biglietto per poterci entrare. E’ una alienazione di fatto di un bene pubblico».
PARCO MICHELOTTI: LA POSIZIONE M5S?
Il Movimento 5 Stelle aveva posto nel suo programma elettorale interventi di “Definizione di precise misure atte a sfavorire la detenzione a qualsiasi titolo di animali selvatici ed esotici in strutture fisse (vedi zoo, bioparchi) o temporanee” prevedendo di «salvaguardare l’ambiente quale bene di tutti» e «migliorare la vivibilità degli spazi verdi e degli spazi comuni». Il comitato ha chiesto più volte un incontro con l’assessore all’ambiente Stefania Giannuzzi, che non ha mai risposto. «Alcuni consiglieri comunali – spiegano – ora si negano per evitare di discutere l’argomento, nonostante fossero coinvolti nel coordinamento solo qualche mese fa». Perché? Se l’amministrazione non sostiene più il progetto del parco Michelotti potrebbe rischiare una penale, un risarcimento che teoricamente potrebbe essere richiesto da Zoom in caso di ritiro del bando. Fonti interne parlano di un rischio che si aggira intorno ai 60 milioni di euro. «Oltretutto – spiegano dal Comitato – se una amministrazione è contraria al progetto, ha mille leve da utilizzare per contrastarlo senza doverlo per forza ritirare, e le associazioni si sono date disponibili più volte per studiare insieme le varie possibilità di contrasto». Finora però nulla di fatto. O meglio: avanti tutta. L’entusiasmo del vicesindaco Guido Montanari a ottobre è stato un forte segnale.
PARCO MICHELOTTI E LA LOTTA AL TAR (SENZA APPENDINO, ANZI)
A gennaio le associazioni si sono rivolte al TAR per chiedere una sospensiva immediata dell’insediamento, per la presenza di forti negligenze nel bando e la mancanza della valutazione dal punto di vista ambientale. Il Comune di Torino si è costituito in giudizio contro le associazioni, e il TAR ha bocciato la richiesta di sospensiva. «In marzo – spiegano dal Comitato – abbiamo deciso di ricorrere al Consiglio di Stato e siamo in attesa del responso». Gli attivisti hanno scritto a Beppe Grillo questo febbraio. Invano.
Mentre il progetto va a avanti le associazioni proseguono con la loro lotta. Il 27 maggio si terrà una manifestazione nazionale a Torino proprio per chiedere lo stop dell’opera.
(in copertina foto ANSA/ZUMAPRESS. Credit Image: © Giuseppe Ciccia/Pacific Press via ZUMA Wire)